Al Pnrr manca da sempre un chiaro impianto strategico, la strategia di fondo essendo l’ansia di una “modernizzazione manutentiva” scandita dagli adempimenti posti dalla “doppia Transizione” al 2030 e 2050. Quando il governo presenterà il Piano per il sud, sarebbe quindi davvero di grande rilievo se (a valle del meritorio sforzo di “realismo” su Pnrr e governance delle risorse delle politiche della coesione) emergessero chiari e impegnativi obiettivi e “nuovi” strumenti di una “strategia possibile” che faccia leva e interpreti le nostre grandi opportunità offerte proprio dalla “doppia transizione”.

Il Mediterraneo ha un ruolo di primo piano per le transizioni energetica e climatica di cui parla l’ultimo Rapporto Svimez. La posizione di centralità del Mezzogiorno nel contesto euromediterraneo e l’evoluzione geo-politica in atto offrono al paese un enorme vantaggio logistico, da sfruttare attrezzando adeguatamente e tempestivamente i porti al ruolo strategico che l’evoluzione geopolitica in atto consente.

Decisivo poi, per incrementare i traffici di persone e di merci, implementare rapidamente (come è assolutamente realistico fare) il sistema delle due Autostrade del Mare, “Catania-Genova, Catania-Trieste” rapidamente in grado di subentrare al trasporto su gomma con un enorme abbattimento di emissioni anche in costanza di regime energetico fossile.

Mare Nostrum

Questa razionalizzazione, in prima istanza a scala nazionale, è la precondizione per sdoganare il sud e con esso l’Italia quale primario polo logistico intra e intermediterraneo europeo. Inoltre, va strategicamente sviluppata la naturale propensione del sud a trasformarsi in hub energetico dell’Italia intera e di assoluta rilevanza per l’Ue, attraverso un sempre maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili, di cui il meridione è ricco, come il solare, l’eolico, l’idroelettrico ma anche la geotermia.

Quest’ultima, è inspiegabilmente del tutto negletta financo nella “bassa entalpia”, nonostante le sue potenzialità siano state ampiamente illustrate da scienziati del calibro di Rubbia e di Ippolito, e l’intero Mezzogiorno ne sia ricco, dalla Toscana in giù fino alla Sicilia, lungo tutta la dorsale tirrenica. Infine, il sud è ricco d’acqua solo che si intervenga a un’aggiornata manutenzione (attualmente in atto) del monumentale patrimonio delle 80 dighe costruite dalla ex CasMez, che consente di sviluppare e adeguare le riserve per combattere l’incombente siccità ed anche per proporre modelli di intervento capaci di contribuire ad alimentare surplus di risorse idriche indispensabili a molti altri paesi che si affacciano sul Mare Nostrum.

Pregi e difetti

In questo contesto, la Svimez è d’accordo a concentrare gli incentivi su alcune filiere strategiche insediate nel Mezzogiorno che rappresentano un tratto fondamentale di politica industriale attiva; non risulta invece chiaro quale sia la novità della Zes Unica. Nel bene e nel male delle politiche adottate, il Mezzogiorno è sempre stato una zona unica speciale. La versione ora proposta, di fatto pare depotenziare la specificità di otto “novità territoriali”: le Zes portuali.

Il tema delle otto Zes va attentamente riconsiderato come un detonatore importante per lo sviluppo, guardando alle esperienze dove funzionano, concentrate nelle aree portuali e retroportuali, attrezzate e fortemente favorite da esclusivi privilegi doganali nelle aree doganali intercluse delle competenti autorità portuali. Del ruolo di tutto ciò, che (a monte e a valle) in linea di principio è ancora un terreno praticabile, non c’è accenno neanche incidentale: una carenza strategica da chiarire.

La riedizione oggi propone un indifferenziato modello di gestione con una cabina di Regia al ministero, concentrando a Roma tutte le decisioni e puntando (in aggiunta a decontribuzione e credito d’imposta) su semplificazione, coordinamento e tempestività. In linea di principio ingredienti certo potenzialmente positivi a condizione che la “natura ministeriale” della cabina di regia superi la difficile prova della distanza e del rischio burocratico e – più grave – eviti il rischio di realizzare un polo (ovviamente indispensabile) di ricezione, elaborazione e reazione più che di regia attiva.

© Riproduzione riservata