Mille agenti dei carabinieri stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 65 soggetti, di cui 47 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora. La richiesta è  stata emessa dal gip del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda e i soggetti sono ritenuti affiliati alla cosca ndranghetista dei Bellocco e sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, usura e danneggiamenti aggravati dalle finalità mafiose, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

L’operazione, denominata Blu notte, è iniziata nel settembre del 2019 ed è durata circa un anno. Le forze dell’ordine sono riuscite a delineare la struttura organizzativa della cosca attiva a Rosarno e le sue ramificazioni in altre aree del paese, soprattutto al nord Italia. Infatti, gli arresti hanno coinvolto in totale 16 province su tutto il territorio nazionale.

La cosca dei Bellocco è tra le più conosciute e vanta importanti interessi criminali nel traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi ed estorsioni soprattutto nella Piana di Gioia Tauro e nei comuni di Rosarno e San Ferdinando.

Il passaggio di consegne in carcere

Secondo gli inquirenti le indagini hanno anche documentato il passaggio di consegne ai vertici della cosca che è stata capeggiata fino all’ottobre del 2022 da Umberto Bellocco. A prendere il suo posto è l’omonimo nipote Umberto Bellocco nato nel 1984 che secondo gli inquirenti «dà prova di essere determinato a far diventare la sua associazione dominante rispetto alle altre» e lo fa anche attraverso la violenza nonostante si trovasse nel carcere di Lanciano in Abruzzo.

«Lo stato di reclusione non ha impedito, infatti, a Umberto Bellocco di partecipare attivamente alle dinamiche criminali che hanno riguardato il sodalizio. Un aspetto reso possibile dalla detenzione illecita di telefoni cellulari, il cui approvvigionamento era favorito dal supporto di altri detenuti e dai familiari di questi, per lo più semiliberi e/o ammessi ai colloqui», si legge nel comunicato delle forze dell’ordine. Dal carcere sarebbe stata festeggiata anche l’entrata all’interno del gruppo di due nuovi componenti. Il clan e i suoi vertici riuscivano a gestire l’organizzazione grazie a una filiera capace di garantire sim card, ricariche telefoniche e dispositivi.

«I Bellocco, oltre a condurre una politica criminale attenta, specie nei confronti delle altre consorterie a loro storicamente alleate, hanno creato le condizioni per realizzare una serie di matrimoni tra i propri esponenti e quelli della cosca Pesce, in modo da rafforzare i rapporti relazionali tra le due espressioni di criminalità organizzata ritenute tra le più influenti del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria», scrivono gli inquirenti.

L’alleanza con gli Spada

Da dentro il carcere, però, si siglano anche alleanza con altri gruppi criminali ed è il caso tra gli esponenti dei Bellocco e quelli del clan Spada attivi a Ostia a Roma, finiti agli arresti negli ultimi anni. In particolare, l’accordo stretto tra gli esponenti dei due clan, oltre a scandire le gerarchie criminali all’interno del penitenziario, ha riguardato i traffici di cocaina effettuati dalla Calabria verso il litorale romano e la risoluzione dei conflitti tra gli Spada e alcuni soggetti calabresi titolari di attività commerciali nelle aree di Ostia e Anzio.

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