Cosa sta succedendo in Cina? Lunedì 18 aprile, le autorità cinesi hanno annunciato che tre persone erano di morte di Covid a Shanghai, le prime vittime ufficiali dal 27 marzo, giorno in cui la megalopoli da 26 milioni di abitanti, cuore finanziario del paese, è entrata in lockdown. Anzi, sono stati i primi decessi da Covid riconosciuti dalle autorità nell’intera Cina dal marzo 2020.

La Commissione Sanitaria di Shanghai ha precisato che le vittime avevano un’età tra gli 89 ed i 91 anni, ed erano tutte non vaccinate. A Shanghai, solo il 38 per cento dei cittadini sopra i sessant’anni è vaccinato. Martedì 19 aprile, la Commissione ha annunciato altri nove decessi da Covid, che portano il conto totale a 12.

Ma a questi dati non crede nessuno. E’ impossibile che in una città di 26 milioni di abitanti colpita da una feroce epidemia provocata dalla nuova variante Omicron, che è arrivata ad infettare - secondo i dati ufficiali del governo - 20.000 persone al giorno per quasi due mesi, fino all’altro ieri non ci sia stato neanche un morto per Covid.

Qualcosa non torna. «So per certo che almeno diverse decine di anziani malati di Covid, tutti ricoverati in uno degli ospedali di Shanghai, sono morti nelle ultime settimane dopo aver contratto il Covid – scrive Robin Brant, corrispondente da Shanghai della Bbc – Però non sono stati registrati dalle autorità come decessi ufficiali da Covid. Apparentemente, sono morti per patologie preesistenti».

Perché lunedì scorso finalmente le autorità hanno deciso di rendere pubblica la notizia che tre anziani erano morti per il Covid? In Cina nessuna notizia viene divulgata se prima non viene approvata dalle autorità, e se una notizia viene divulgata c’è sempre un motivo.

Fino ad ora le autorità di Shanghai avevano avvertito la cittadinanza che la nuova ondata provocata da Omicron poteva decimare la popolazione, e per questo da fine marzo hanno messo in lockdown l’intera città. Tutti i ventisei milioni di cittadini hanno dovuto obbligatoriamente sottoporsi a un tampone, e chi risultava positivo veniva messo in isolamento forzato in centri di quarantena allestiti nelle scuole o in sale di esposizione.

Ospedali di emergenza sono stati ricavati da altri edifici pubblici. Nessuno può uscire di casa, l’esercito consegna cibo e altri mezzi di sostentamento di porta in porta. In breve tempo i cittadini sono stati presi dall’ansia, dalla rabbia e dalla disperazione. E tuttavia secondo le autorità ufficiali il Covid fino a lunedì non aveva ucciso nessuno. Possibile? Ovviamente no.

Poi lunedì scorso improvvisamente la Commissione Sanitaria di Shanghai ha annunciato che il giorno prima “tre persone ricoverate in ospedale sono decedute per il Covid” nonostante i sanitari abbiano fatto “tutti gli sforzi possibili per rianimarli”, e ha aggiunto che le tre vittime soffrivano di altre patologie preesistenti e, significativamente, che nessuna di loro era vaccinata.

Perché il governo cinese ha fatto trapelare questa notizia, seguita dall’annuncio che altre nove persone erano morte il giorno seguente? Forse perché adesso vuole mettere in guardia la popolazione contro il pericolo Covid, e spingere a vaccinarsi chi non lo ha ancora fatto? Probabile.

Finora, il governo cinese ha adottato una strategia “Zero Covid”, basata sull’introduzione di severi lockdown, il tracciamento capillare della popolazione e l’isolamento dei contagiati, per soffocare i focolai epidemici sul nascere: in questo modo, secondo le statistiche ufficiali, da inizio pandemia il Covid ha fatto registrare meno di 5.000 vittime, che sono pochissime per una nazione di un miliardo e 400 milioni di persone.

Però, non ha mai avviato una seria campagna di vaccinazione di massa perché non la riteneva necessaria - in Cina è vaccinato solo il 59 per cento della popolazione totale, e meno del 50 per cento delle persone sopra i sessant’anni. Oltretutto, i vaccini sviluppati dalle aziende di stato - come il Sinopharm ed il Sinovac - sono molto meno efficaci dei moderni vaccini a RNA sviluppati in Occidente.

Così ora il coronavirus in Cina si trova di fronte una immensa popolazione che non è immunizzata – perché non ha mai contratto il virus a causa dei lockdown ripetuti- e che se è vaccinata non è protetta a sufficienza: una catastrofe. Come quella che probabilmente sta accadendo a Shanghai.

«Ho potuto visionare documenti ufficiali che dimostrano che nella scorsa settimana almeno 27 pazienti, tutti non vaccinati, ricoverati in un singolo ospedale, qui a Shanghai, sono morti per quelle che sono stati definite “patologie concomitanti” – mi confessa Robert Brant –Un’infermiera e un manager sanitario della Casa di Ricovero per Anziani Donghai mi hanno raccontato che nelle ultime settimane hanno lottato come disperati per tenere in vita decine e decine di anziani ricoverati nel loro ospedale, molti dei quali sono morti. Sui social media molti cittadini hanno scritto che in almeno altri dodici ospedali di Shanghai centinaia di pazienti erano stati contagiati dal virus, così ho provato a contattarli, ma nessuno mi ha risposto», dice.

«Una parente di un anziano ricoverato in un'altra casa di riposo mi ha confidato che i dottori e gli infermieri le avevano confessato che gli oltre 300 anziani degenti erano risultati tutti positivi al coronavirus. Un manager dell’ospedale di Donghai al telefono mi ha detto sconsolato: “Mi chiede se abbiamo avuto molti decessi per il Covid? Ovviamente sì. A Shanghai la situazione è questa. Come fa a pensare che non ci siano morti a causa del Covid?”. I parenti di uno degli anziani deceduti all’ospedale Donghai hanno ricevuto una lettera firmata dai dirigenti della struttura nella quale si scusavano per la perdita del loro caro, ammettevano “la nostra mancanza di professionalità», ed esprimevano alla famiglia «il loro più profondo senso di colpa».

Per adesso, le autorità cinesi fanno di tutto per nascondere la realtà. Per esempio, i casi – e i decessi – da Covid possono essere confermati solo sulla base di criteri strettissimi stabiliti dal governo: è malato di Covid solo chi risulta positivo al test e mostra una polmonite bilaterale confermata da una Tac; in caso di decesso, prima di attribuire ufficialmente la morte al Covid bisogna scartare le altre patologie preesistenti. «Un uomo la cui sorella settantaduenne è deceduta all’ospedale di Donghai il 3 aprile ha cercato invano di ottenere spiegazioni sulle cause della sua morte», mi spiega Brant.

«Una settimana prima era risultata negativa, ma poi cinque dei sei pazienti suoi compagni di stanza sono morti in pochi giorni. Quell’uomo mi ha detto: “L’epidemia in quell’ospedale era terribile. Ufficialmente mia sorella è morta negativa al Covid, ma cosa l’abbia uccisa realmente non lo so». Un’altra donna di 99 anni ricoverata nello stesso ospedale è morta il primo aprile, dopo essere risultata positiva al Covid. «Ho richiesto più volte spiegazioni ufficiali dall’ospedale di Donghai ma nessuno mi hai mai risposto», mi racconta Brant.

I media controllati dal governo di Pechino hanno riferito che il presidente Xi Jimping ha affermato: «La prevenzione e il lavoro di controllo non può subire rilassamento». Qualche giorno fa sulla prima pagina dell’organo ufficiale del partito comunista cinese, il quotidiano Il Giornale del Popolo, troneggiava questo titolo: «La persistenza è vittoria».

Qual è la verità? Non la sapremo mai. Ma è probabile che ora a Shanghai i morti da Covid siano migliaia, perché altrimenti non si spiegherebbe come le strettissime misure di lockdown imposte dal governo continuano tuttora. Il governo cinese non potrebbe mai ammettere pubblicamente i suoi errori. La sua cosiddetta strategia Zero Covid- solo lockdown e pochi vaccini- ha fallito. E questa è una ulteriore conferma del fatto che solo vaccinando l’intera popolazione – dagli anziani ai bambini – il coronavirus verrà debellato per sempre.

© Riproduzione riservata