Perché il programma Non è l’arena è stato chiuso a poche settimane dalla naturale conclusione della stagione? Lei ha avuto contatti con Silvio Berlusconi prima della chiusura? Nel corso di questi colloqui avete parlato dei temi affrontati all’interno del programma? In che rapporti era con Berlusconi? 

Sono queste alcune delle domande che potrebbero essere state rivolte a Urbano Cairo, editore de La7 e del Corriere della Sera, sentito come testimone dai magistrati di Firenze che indagano sui mandanti esterni alle stragi del 1993 e che vogliono approfondire l’eventuale collegamento tra la chiusura del programma e gli interessi degli allora indagati, Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi. Un altro quesito potrebbe riguardare una vicenda che Domani è in grado di riferire, quella relativa a una chiamata intercorsa tra Paolo Berlusconi e Urbano Cairo dopo una puntata dedicata al fratello minore dell’ex primo ministro. 

«Lei ha ricevuto una telefonata da Paolo Berlusconi dopo una puntata che lo riguardava?», potrebbero aver chiesto i pubblici ministeri, Luca Turco e Luca Tescaroli. 

Dopo la morte dell’ex primo ministro, l’unico indagato per concorso in strage resta Dell’Utri, l’ex senatore forzista, già condannato in passato per concorso esterno in associazione mafiosa, da tempo ha mostrato irritazione nei confronti degli approfondimenti giornalistici di Giletti. I pm vogliono rispondere a una sola domanda da un punto di vista giudiziario: dietro la chiusura della trasmissione ci sono gli interessi degli indagati eccellenti?

La risposta a questa domanda potrebbe portare anche all’iscrizione nel registro degli indagati di altri soggetti, ma è un’eventualità al momento remota e che potrebbe verificarsi solo nel caso dovessero emergere interferenze, scelte dettate dalla volontà di Dell’Utri o di Berlusconi. 

Cairo ha sempre negato ogni tipo di pressione, «la sua storia parla per lui, è un editore liberale che ha garantito per sei anni la massima libertà a Giletti», hanno sempre ribadito da La7. Poi è arrivata la misteriosa chiusura che in pubblico l’editore ha motivato con i costi eccessivi del programma. A complicare il quadro e ad aumentare le domande si è inserita la storia della foto, rivelata da questo giornale.

Quella foto misteriosa

Ritrarrebbe lo stragista Graviano con Silvio Berlusconi e l’ex generale dei carabinieri, Francesco Delfino. Giletti racconta ai pubblici ministeri di averla vista e che a mostrargliela sarebbe stato Salvatore Baiardo, l’ex gelataio, favoreggiatore dei fratelli Graviano, Giuseppe e Filippo. Baiardo ha sempre negato, ma è stato smentito dalle telefonate intercettate nelle quali conferma l’esistenza dello scatto. Giletti, a quel punto, dopo aver raccontato tutto ai pubblici ministeri, lavora alla messa in onda di diverse puntate sui rapporti tra Berlusconi e la mafia.

Temi divisivi perché Cairo ha un’amicizia decennale con l’ex presidente del Consiglio, ma anche perché in quel momento l’ex cavaliere, morto lo scorso 12 giugno, non era in buone condizioni di salute. Domani può ricostruire quanto accaduto dopo una puntata di Non è l’arena, risalente allo scorso febbraio, vicende che però non hanno portato alla chiusura del programma che ha chiuso i battenti dopo due mesi.  

Baiardo e Paolo Berlusconi

Il 5 febbraio 2023 durante una puntata di Non è l’arena è ospite Salvatore Baiardo. Per quella e altre apparizioni, incasserà trentamila euro, regolarmente fatturati, poche settimane prima aveva previsto l’arresto di Matteo Messina Denaro. In quella ospitata, l’amico degli stragisti raccontava il suo incontro con Paolo Berlusconi, avvenuto nel 2011, e rispondeva così a chi gli chiedeva se in quell’incontro avesse screditato l’allora presidente del Consiglio. «Questa mi è nuova, la sto apprendendo adesso. Lui (Paolo Berlusconi, ndr) stava pranzando al bar, nella sua sede de Il Giornale, mi sono presentato e ho dato i documenti alla scorta. Escono e mi dicono che lo avrei incontrato di lì a poco.

Non ho mai detto cose minacciose durante l’incontro che ho avuto con lui, una buona mezz’ora abbiamo parlato soli io e lui», diceva Baiardo. Una vicenda che Domani aveva raccontato, ufficialmente l’incontro era stato spiegato dall’ex gelataio come una richiesta di un posto di lavoro, una spiegazione alla quale non ha mai creduto nessuno considerando il ruolo di messaggero di Baiardo. 

Dopo quella puntata proprio Paolo Berlusconi avrebbe chiamato Urbano Cairo e anche nella redazione di Giletti si era sparsa la voce che dopo la messa in onda di quella trasmissione il fratello dell’ex primo ministro, molto seccato, avesse chiamato Cairo. 

Non è il solo che avrebbe mostrato irritazione per gli approfondimenti di Giletti, lo stesso Marcello Dell’Utri, nel 2021, aveva palesato una profonda avversione nei confronti di uno speciale nel quale si parlava della sua condanna per concorso esterno, del processo trattativa stato-mafia, dal quale il braccio destro di Berlusconi è poi uscito totalmente assolto. 

Paolo Berlusconi non ha voluto commentare, dalle carte dell’indagine fiorentina spunta una sua telefonata proprio con Dell’Utri, una conversazione molto confidenziale, risalente al 2020, che ruotava attorno a una poesia e all’amicizia che legava Berlusconi al suo braccio destro. Amicizia all’insegna di una profonda stima, di silenzi e anche di vagonate di soldi generosamente donate dal primo al secondo fino all’accordo per un vitalizio mensile. 

L’indagine continua

Baiardo è stato sentito cinque volte dai pubblici ministeri fiorentini, i magistrati non si fidano più di lui e hanno chiesto il suo arresto, respinto dal giudice, perché avrebbe mentito anche sul contenuto di quell’incontro con Paolo Berlusconi oltre che sulla famosa foto calunniando così Giletti. 

Al momento per scoprire le ragioni della chiusura di Non è l’arena sono stati sentiti proprio Baiardo, il conduttore, Paolo Orofino, cronista e collaboratore della trasmissione, e, da ultimo, Urbano Cairo. Ma l’approfondimento non si è concluso, gli inquirenti devono mettere a confronto le diverse spiegazioni sulla chiusura del programma e potrebbero così risentire nuovamente Giletti. 

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