Una pioggia di benefit per i politici comunali e, di pari passo, un aumento delle spese per le casse pubbliche. È quello che potrebbe accadere in Sicilia, se all'Ars dovesse passare un disegno di legge in materia di enti locali. Il testo a trazione democristiana è frutto anche del contributo dell'assessore Andrea Messina, uno degli uomini che nella giunta guidata da Renato Schifani rispondono all'ex governatore Totò Cuffaro.

A leggerlo sembra di trovarsi davanti a una sorta di restaurazione rispetto a qualche anno fa, quando gli scandali gettonopoli, per quanto poi dissoltisi come bolle di sapone per la difficoltà di rintracciare profili penali in vicende caratterizzate da malcostume, avevano portato la Sicilia ad allinearsi alle norme nazionali su temi come la quantificazione dei compensi per i consiglieri comunali o le nomine dei revisori dei conti.

Raffreddatasi però l'indignazione collettiva contro la casta la politica sembra essere intenzionata a riprendersi gli spazi e la libertà di un tempo.

È il caso, per esempio, della norma che torna ad affidare alla Regione il compito di stabilire quanto debbono guadagnare i consiglieri comunali per le partecipazioni alle singole sedute di consiglio o commissione. Nell’estate 2015, la Sicilia si era adeguata agli importi previsti dalle tabelle ministeriali utilizzate nel resto del Paese, ma adesso la volontà è quella di tornare a scegliere in autonomia.

Rimanendo in materia di compensi, il ddl dovrebbe sollevare da ogni imbarazzo i sindaci e gli assessori che, avvalendosi di quanto previsto dalla legge finanziaria 2021, vorrebbero aumentare le proprie retribuzioni in proporzione alla popolazione residente e all'indennità del governatore.

Finora chi l'ha fatto è inevitabilmente andato incontro alle polemiche. L'Ars propone una soluzione: trasformare la facoltà in obbligo. «Le parole “possono applicare” sono sostituite da “applicano”», si legge nel testo.

Diritto di assentarsi

Le notizie positive per gli amministratori locali arrivano anche sul fronte delle assenze dal posto di lavoro: i permessi retribuiti saranno estesi, con conseguente garanzia per i datori di percepire rimborsi più cospicui.

Per farsi un’idea: se oggi assessori e consiglieri hanno il diritto di assentarsi dal lavoro fino a un massimo di due ore prima dell'inizio delle sedute di commissioni e giunta, con la nuova legge il permesso sarà esteso all'intera giornata. Al contempo, i permessi extra di cui mensilmente godono assessori, presidenti dei consigli comunali e dei singoli gruppi consiliari passerebbero a 60 o 72 ore, in base alla popolazione residente. In ogni caso quasi il doppio di quanto consentito oggi.

Un’agevolazione che interesserà esclusivamente i sindaci è rappresentata dalla norma che elimina per i primi cittadini il rischio di andare incontro a sanzioni in caso di lungaggini nella presentazione delle relazioni annuali sullo stato di attuazione del programma. L’attuale legge, oltre alla nomina di un commissario ad acta, prevede la riduzione del 10 per cento dell'indennità di funzione per ogni mese di ritardo.

Il disegno di legge stabilisce, inoltre, il ritorno all'elezione – da parte dei consiglieri – del presidente del collegio dei revisori: nel 2016, la Sicilia con diversi anni di ritardo rispetto al resto del Paese aveva introdotto il sorteggio per tutti i componenti; nel 2019, il primo governo Conte ha riproposto l'elezione del presidente e adesso l'Ars vuole tornare ad allinearsi rimettendo nelle mani della politica il potere di stabilire chi dovrà guidare l'organismo che valuta i conti dei Comuni.

Nel prossimo futuro, infine, potrebbe esserci anche un maggior numero di posti di rappresentanza politica negli enti locali: l'Ars prevede di aumentare di un'unità il numero dei componenti delle giunte comunali, mentre nel caso in cui un consigliere dovesse essere nominato assessore la prima funzione verrebbe congelata consentendo l'ingresso in consiglio del primo dei non eletti.

Insomma, la ricetta per fronteggiare le criticità che attanagliano i comuni per l'Assemblea regionale siciliana passa dal mettere in una posizione più comoda i politici. Sulla carta – trattandosi di una legge che un tempo si sarebbe detta a favore della casta – bisognerebbe attendersi le barricate delle opposizioni. Dai 5 Stelle al Partito democratico, fino a Sud chiama Nord di Cateno De Luca.

Tuttavia, seppur con qualche distinguo sugli specifici emendamenti, in occasione della votazione finale del disegno di legge in commissione Affari istituzionali il M5s e il Pd si sono accodati alla maggioranza di centrodestra, mentre Sud chiama Nord non ha preso parte alla votazione in quanto il suo esponente nel frattempo era stato dichiarato decaduto perché ineleggibile.

Ma sopra ogni cosa è proprio il fatto di andare in aula con le Europee dietro l’angolo che potrebbe incidere sulle valutazioni che ognuno farà sul ddl: l’esigenza di affrontare con slancio la campagna elettorale e la necessità di non scontentare le basi territoriali potrebbero avere la meglio sul resto.

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