La procura di Firenze avrebbe chiesto la custodia cautelare in carcere per Salvatore Baiardo, l’ex gelataio, già condannato negli anni novanta per aver favorito la latitanza dei fratelli Graviano, colpevoli delle stragi di mafia del 1992-1993.

L’uomo, che in televisione aveva predetto l’arresto di Matteo Messina Denaro, racconta in un video che la richiesta sarebbe datata 26 maggio e sarebbe stata respinta dal giudice per le indagini preliminari. Il prossimo 14 luglio si svolgerà l’udienza davanti al tribunale del Riesame che dovrà decidere dopo il ricorso della procura. Dettagli che Baiardo riferisce in un video pubblicato sul suo profilo Tiktok. La notizia è riscontrata, allo stesso Baiardo è arrivata una notifica di fissazione dell’udienza.  «Mi ha già chiamato il suo collega: non capisco perché dovrei rispondere a lei se ho già detto di no, arrivederci», dice l’ex gelataio. 

Al secondo tentativo, invece, risponde così: «A me le pagliacciate vostre mi stanno sui coglioni, lei è peggio degli altri giornalisti», dice. 

Baiardo di cosa è accusato? «Io faccio quello che voglio, mi state rompendo i coglioni, poi alla fine scrivete sempre il cazzo che volete», risponde. Gli ricordiamo che noi scriviamo quello che l’interlocutore ci risponde, ma verificandolo. «Non dico più un cazzo, buon lavoro», chiude così la telefonata. 

A chiedere la misura cautelare sarebbe stata la distrettuale antimafia fiorentina, come spiega lo stesso Baiardo che attacca pesantemente il procuratore aggiunto che avrebbe chiesto il suo arresto, Luca Tescaroli, il titolare dell’indagine sui mandanti esterni alle stragi del 1993, che vede indagato solo Marcello Dell’Utri dopo la morte di Silvio Berlusconi.

«Lui (Tescaroli, ndr) vuole fare carriera, vuole chiuderla come capo della  procura di Terni, io l’ho sempre rispettato, ma da marzo è cambiato tutto con la storia della foto di Giletti, ne ho piene le scatole», dice Baiardo. 

La foto dello scandalo

La fotografia alla quale allude l’ex gelataio è quella di cui per primo ha riferito Domani che ritrarrebbe Berlusconi, il boss stragista Giuseppe Graviano e il generale Francesco Delfino. È stato il conduttore di Non è L’Arena, Massimo Giletti, a raccontare ai magistrati della sua esistenza e che la stessa gli sarebbe stata mostrata proprio da Baiardo.

L’ex gelataio, grillo parlante dei Graviano, ha avuto il suo momento di celebrità alla fine del 2022 quando, intervistato da La7, aveva predetto l’arresto di Matteo Messina Denaro, indovinando persino il mese della cattura, gennaio 2023. Da mago che prevede il futuro si è trasformato presto in una pedina centrale nell’indagine sui mandanti occulti delle stragi 1993, condotta dalla direzione investigativa antimafia e coordinata dalla procura che lo ha sentito quattro volte. 

Baiardo è il collante che tiene insieme diversi piani: è ritenuto un portavoce dei Graviano, ma è anche a conoscenza, come dimostrano alcuni documenti, dei presunti incontri tra lo stragista Giuseppe Graviano e Berlusconi nell’anno che ha preceduto la nascita ufficiale di FI e la discesa in campo dell’imprenditore milanese.

L’ex gelataio, insomma, è il collegamento tra passato e presente: dai rapporti (ammessi dallo stesso Graviano durante gli interrogatori e negati da Berlusconi) con l’ex presidente del Consiglio alla foto di cui ha parlato Giletti con i magistrati. Baiardo è netto nel sostenere che l’immagine non esiste, tuttavia intercettazioni dimostrerebbero il contrario.

Ora da testimone credibile è tornato nel mirino della procura che per lui ha chiesto la misura cautelare. 

I messaggi oscuri

Baiardo ha lanciato anche un movimento politico dal suo canale social, ha difeso strenuamente i fratelli Graviano, ma anche Berlusconi dopo aver raccontato altro in passato. Una banderuola da sempre anche quando veniva ritenuto credibile dai magistrati e figurava come ospite fisso su La7. In quei giorni questo giornale aveva ricordato i suoi trascorsi, in particolare riportando la condanna lieve rimediata negli anni novanta, il suo ruolo nel misterioso pentimento di Balduccio Di Maggio poi diventato personaggio chiave nell’arresto di Totò Riina, ‘abbandonato’ dai Graviano al suo destino, ma anche la lettera con la quale l’ex gelataio provava a scagionare Giuseppe Graviano dalla responsabilità nella strage di via D’Amelio. Baiardo è un indovino, ma di professione. C’è solo da capire chi muove i fili dietro il palcoscenico delle spettacolari operazioni antimafia e l’attendibilità di certe fonti, ora anche la procura non si fida più. 

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