Il 7 gennaio, un uomo di 55 anni affetto da altre patologie, ricoverato all'ospedale San Bortolo di Vicenza, è deceduto per una grave infezione provocata dal virus dell’influenza A di tipo H1N1. Il giorno dopo, nello stesso ospedale è morto un uomo di 47 anni, prima perfettamente sano, che da giorni era ricoverato in rianimazione a causa di una grave insufficienza respiratoria indotta da una polmonite interstiziale bilaterale provocata dal medesimo virus.

Nessuna delle due vittime era vaccinata. Al momento, nell'ospedale vicentino sono ricoverati altri quattro pazienti affetti da severe polmoniti bilaterali da virus dell’influenza A H1N1. Tra loro, una donna si troverebbe in condizioni critiche. Nell'ospedale di Lanusei, in Sardegna, due persone sono in terapia intensiva e altre tre sono ricoverate, affette dallo stesso virus. Altri pazienti con la stessa infezione, spesso anziani, sono degenti negli ospedali di altre città italiane. La situazione è seria.

I numeri del contagio

Nel corso del 2023, quasi 7 milioni di italiani si sono ammalati di influenza, ma il picco si è verificato attorno a Natale, quando più di un milione di persone erano a letto malate, con un’incidenza pari a 17,71 casi per mille assistiti, mentre nella settimana di Capodanno i casi sono scesi a 17,46, come certifica l’Istituto superiore di Sanità. Alla fine del 2024, più di 14 milioni di italiani saranno colpiti dall’influenza. Numeri che non sono eccezionali, anche se l’incidenza dei casi di influenza- ma sarebbe più giusto parlare di sindromi simil-influenzali- è nettamente la più alta degli ultimi vent’anni. Come mai?

Facciamo un po’ di chiarezza. Col nome di sindromi simil-influenzali si intendono un insieme di malattie causate da diversi tipi di virus trasmessi per via respiratoria – virus dell’influenza, virus respiratorio sinciziale, alcuni coronavirus, etc- che provocano tutti sintomi simili -febbre, tosse, mal di gola, naso che cola, dolori alle ossa- e più raramente polmoniti in qualche caso gravi. Quando la malattia è provocata dal virus dell’influenza si parla di influenza vera e propria, mentre quando è provocata da un virus di altro tipo si parla di sindrome simil-influenzale.

Ora in Italia circa il 20 per cento dei casi di sindromi simil-influenzali sono causate dal virus respiratorio sinciziale umano (Rsv) e dal Sars-Cov-2, responsabile del Covid-19. Invece, il restante 80 per cento sono casi di “vera” influenza, causati dai vari sottotipi del virus dell’influenza, e tra questi quello largamente predominante è il virus dell’influenza A H1N1 pdm09, che rappresenta oltre l’85% delle infezioni.

Meno difese immunitarie

Perché i casi di sindromi simili influenzali quest’anno sono così più alti del normale? È l’effetto delle misure anti-Covid che abbiamo messo in atto negli anni scorsi. Negli ultimi quattro anni, da quando nel novembre 2019 è scoppiata la pandemia di Covid-19, per non essere infettati dal SARS-CoV-2 siamo rimasti chiusi in casa, abbiamo praticato il distanziamento sociale, indossato le mascherine, o evitato i luoghi affollati.

Ma così facendo, abbiamo anche limitato la circolazione di tutti gli altri virus trasmessi per via aerea, come quelli delle sindromi simil-influenzali, molti dei quali mutano quasi ogni anno: così noi non ci siamo infettati e di conseguenza non abbiamo sviluppato l’immunità contro di essi. Risultato: quest’anno sono più numerosi gli individui sprovvisti di risposte immunitarie contro questi virus, e perciò è più alto il numero delle persone infettate.

Virus messicano

Il virus responsabile della maggior parte dei casi attuali in Italia è virus dell’influenza di tipo A H1N1 pdm09, dove pdm09 sta per pandemic disease Mexico 2009, ovvero virus della malattia pandemica del 2009 sorta in Messico. Si chiama così perché ha causato la pandemia di influenza cosiddetta suina scoppiata nel 2009 in Messico, nelle sperdute campagne che circondano il villaggio di La Gloria, dello stato di Veracruz, ricche di allevamenti intensivi di suini, quasi tutti di proprietà della compagnia americana Smithfield, il colosso mondiale della carne. Volendo usare un linguaggio tecnico, il virus A H1N1 pdm09 deriva dall’ibridazione del virus dell’influenza suina Nord-Americano - che a sua volta è risultato dalla combinazione di tre virus dell’influenza: uno che colpisce l’uomo, uno che colpisce gli uccelli e uno che colpisce i suini - con il virus dell’influenza suina Euroasiatico, che avevano circolato entrambi per più di dieci anni tra i suini allevati in quella remota area prima di fare il salto nell’uomo.

Il virus dell’influenza A H1N1 pdm09 viene spesso denominato virus dell’influenza suina perché ha avuto origine dai suini, ma è sbagliato chiamarlo così perché mentre i veri virus dell’influenza suina si trasmettono da un suino all’altro e solo raramente infettano l’uomo, ma non sono in grado di passare da uomo a uomo, il virus A H1N1 pdm09 - grazie al suo riassortimento genetico – anche se è nato in un suino ha acquisito la capacità di passare da uomo a uomo, e quindi è diventato un virus dell’influenza umana a tutti gli effetti.

Grazie a questo stesso rimescolamento di geni, il virus dell’influenza A H1N1 pdm09 aveva acquisito altre nefaste caratteristiche: era diventato contagiosissimo (ha infettato 1800 dei 2500 abitanti di La Gloria, e poi si è rapidamente diffuso nel mondo), e oltre a causare i soliti sintomi quali febbre, tosse e mal di gola, era capace di scatenare una grave polmonite interstiziale bilaterale che poteva colpire anche i bambini e i giovani, che in qualche caso finivano in rianimazione e perdevano la vita (4 bambini sotto i dieci anni sono morti in quel piccolo villaggio messicano), a differenza dei virus influenzali soliti che provocano malattie gravi quasi solo negli anziani a rischio. Difatti, nel 2009 dal Messico il virus si era rapidamente diffuso nel mondo, facendo più di 17.000 morti.

Proteine e genoma

Purtroppo per noi, i virus dell’influenza sono molto mutevoli perché riescono a scambiarsi facilmente materiale genetico tra di loro. I virus dell’influenza sono formati da un nucleo centrale che contiene tanti segmenti distinti di Rna, facilmente scambiabili da un virus all’altro, che costituiscono il genoma, circondato da un involucro formato da proteine. Le due proteine principali dell’involucro sono l’emagglutinina – in inglese Hemagglutinin, abbreviato H, una proteina che fa agglutinare i globuli rossi del sangue; e la neuraminidasi, abbreviato N - un enzima che scinde certi legami chimici della molecola dell’acido sialico, un glucide presente sulla membrana delle cellule dell’ospite. Entrambe queste proteine sono essenziali per la patogenicità del virus.

Il virus utilizza l’emagglutinina per legarsi alle cellule dell’ospite e poi infettarle, e la neuraminidasi per rilasciare all’esterno della cellula infettata le nuove copie del virus generate. Si distinguono svariati sottotipi di virus dell’influenza, distinti in base alla combinazione delle due proteine principali presenti sulla superficie del virus, l’emagglutinina, H, e la neuraminidasi, N, ciascuna delle quali esiste in diverse forme, classificate con un numero: per cui si riconoscono i sottotipi H1N1, come quello attuale, di tipo A, H5N1, H5N2, e così via, anche se le due ultime maggiori pandemie di influenza – quella del 1918 e quella del 2009 - sono state causate da virus H1N1.

Probabilmente, il virus A H1N1 pdm09 è nato in un suino del Messico infettato contemporaneamente da un virus dell’influenza suina Nord-Americano e da uno dell’influenza suina Euroasiatico: scambiandosi tra loro segmenti di materiale genetico hanno dato origine a questo nuovo virus che si sta rapidamente diffondendo in Italia e che -teniamolo bene a mente- può provocare una malattia grave non solo nell’anziano ma anche, in qualche caso, nelle persone più giovani.

Come sempre, la scienza ci viene in aiuto: perché i vaccini antinfluenzali ora in commercio contengono anche i virus A H1N1 pdm09, e quindi chi si vaccina è protetto. E quest’anno sarebbe opportuno che si vaccinassero non solo gli anziani ma anche le persone più giovani.

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