Si pensava che la clonazione non fosse possibile, ma poi arrivò Ian Wilmut, che nel 1996 guidò il gruppo di ricerca che riuscì a clonare il primo mammifero a partire da una cellula adulta. Si trattava di una pecora ed era destinata a diventare uno degli animali più noti al mondo: la pecora Dolly.

Lo scienziato Ian Wilmut è morto nella giornata di domenica 10 settembre all’età di 79 anni. Nel 2018 aveva annunciato di avere il morbo di Parkinson e, come ricorda il New York Times, avrebbe cercato di rallentare la malattia sottoponendosi a un programma di ricerca sperimentale.

La pecora Dolly

Prima di diventare famoso in quanto “padre” di Dolly, aveva studiato scienze animali all’università di Nottingham e conseguito un dottorato di ricerca all’università di Cambridge. I suoi studi si erano concentrati sulla conservazione del seme e degli embrioni ricorrendo al metodo del congelamento.

Il 5 luglio 1996 poi, insieme al collega biologo Keith Campbell, aveva guidato un gruppo di ricercatori dell’istituto Roslin dell’università di Edimburgo. Insieme, dopo 277 tentativi falliti, erano riusciti a creare la pecora Dolly, che doveva il suo nome alla nota cantautrice Dolly Parton. Il successo dell’esperimento rimase segreto per mesi, l’annuncio alla comunità scientifica venne dato solo l’anno seguente. 

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La pecora Dolly è stata soppressa il 14 febbraio 2003 in seguito ad alcune complicazioni causate da un’infezione polmonare. Attualmente, l’animale è conservato imbalsamato nel Royal museum di Edimburgo.

L’eredità scientifica dell’esperimento di Dolly arriva fino a oggi. Le attività di ricerca di Wilmut hanno permesso alla comunità scientifica di conoscere i geni responsabili della staminalità e di differenziare le cellule utili a curare le persone attraverso terapie cellulari.

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