«Mantenere il vantaggio». Questa, da settimane, è la parola d’ordine del governo nella lotta al Covid-19. Significa sfruttare il ritardo con cui la quarta ondata è arrivata in Italia per evitare le dure restrizioni a cui sono stati costretti paesi come Austria e Paesi Bassi.

Ma il nostro vantaggio ormai è stato in gran parte sprecato. La curva dei contagi ha raggiunto una dinamica di crescita esponenziale, non diversa da quella vista in Austria poche settimane fa. Nel frattempo, il governo, diviso e timoroso di adottare misure impopolari, esita a intervenire con decisione. Con il resto d’Europa che si appresta a entrare in qualche forma di nuovo lockdown, il tempo che ci rimane per evitare la stessa sorte è sempre meno.

«Il vantaggio»

Secondo le principali stime, l’Italia si trova tra i venti e trenta giorni dietro paesi come Austria e Germania. Con poco meno di 400 nuovi casi al giorno per ogni milione di abitanti, siamo più o meno al punto in cui il nord Europa si trovava all’incirca un mese fa.

Il dato allarmante è che ora la pendenza della curva dei nuovi casi in Italia ricalca quasi esattamente quella dei nostri vicini. Se la quarta ondata in Italia dovesse seguire questo andamento, e non è detto che lo faccia, potremmo trovarci al picco dei casi tra 20-30 giorni.

Nonostante questi segnali inquietanti, fino a ora gli interventi del governo sono stati modesti. La settimana scorsa, Draghi ha annunciato un po’ a sorpresa nuove restrizioni per gli ingressi in Italia dal resto d’Europa (causando un piccolo incidente diplomatico con la Commissione europea), ma tutte le numerose riunioni con tecnici ed esponenti della maggioranza avvenute in queste settimane non hanno partorito grandi cambiamenti.

Niente sul fronte dell’obbligatorietà della mascherina all’aperto, che comunque è ritenuta una delle misure di minore efficacia. Niente sul tracciamento dei casi, la cenerentola della sanità, sacrificata alle necessità del piano vaccinale e dei tamponi di massa. Zero sul fronte delle scuole, con il buio totale sul numero di focolai che scoppiano al loro interno e regole sempre più lasche per la quarantena delle classi – col risultato che a Imperia, la provincia più colpita dalla quarta ondata, una parte significativa dei focolai sembra essersi originato proprio dalle scuole.

Nel frattempo, le regioni evitano le pur modeste restrizioni della zona gialla aumentando sulla carta i posti letto disponibili negli ospedali. Un “trucco” consentito dalle attuali norme, ma criticato da medici ed esperti.

I vaccini non bastano

Il governo italiano non è il solo a trovarsi in questa situazione. Quasi tutti in Europa hanno scommesso sulla vaccinazione come alternativa alle impopolari restrizioni. Ma nelle ultime settimane è divenuto evidente come questa fosse solo una speranza. «I vaccini non sono abbastanza per fermare Omicron – ha avvertito la scorsa settimana l’agenzia sanitaria europea Ecdc – Servono azioni decise». Stesse parole sono arrivate dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Anche in Italia le voci di chi chiede di fare di più si stanno facendo sempre più numerose. «Obbligo di mascherine Ffp2 al chiuso» e ritorno dello smart working, sono due ipotesi fatte da Carlo Palermo, segretario del sindacato dei medici dirigenti, tra i più preoccupati per l’effetto che l’ondata potrebbe avere sugli ospedali italiani e il loro personale già allo stremo.

«Bisogna aumentare il distanziamento – ha detto ieri in un’intervista il presidente della fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – Quando una variante è così contagiosa, il vaccino non è sufficiente per evitare la diffusione del virus».

Quinta ondata

Ma il governo esita ancora. Alla cabina di regia fissata per domani si discuterà per l’ennesima volta di obbligo di mascherina all’aperto, di riduzione di durata del green pass (sarebbe il quarto cambiamento in tre mesi) e di obbligo vaccinale per nuove categorie. Nel frattempo, in Germania si parla di chiudere i locali durante le feste e il ministro della Salute parla già di una quinta ondata peggiore delle precedenti destinata ad arrivare a gennaio, quando Omicron diventerà la variante prevalente. Agire in fretta sembra l’unica soluzione per mantenere il nostro vantaggio. Sempre che non sia già troppo tardi.

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