Uno screenshot, ecco cosa ha fatto domenica sera Miguel Ángel Sánchez Muñoz noto come Michel, uno screenshot della classifica. Adesso è lo sfondo del suo telefono e dice: Girona 31 punti, Real Madrid 29, Barcellona 27. Due anni fa, nel mese di novembre, era seduto su questa stessa panchina, ma preoccupato di perderla da un momento all’altro.

La squadra stava scivolando verso il fondo della classifica in serie B. Michel si presentò nell’ufficio del presidente Delfi Geli, un ex attaccante, in Spagna negli anni Novanta lo hanno visto anche di passaggio in Nazionale. Gli disse: lo so come vanno le cose nel nostro calcio, se pensa di cambiare, capisco. Geli forse mentì, forse era strategia, di certo gli rispose che non ci pensava affatto a licenziarlo, il Girona andava avanti con lui, a costo di retrocedere.

Non retrocessero, anzi. Si arrampicarono giornata dopo giornata fino al sesto posto e attraverso i play-off fino alla promozione in Liga, la serie A, già raggiunta una volta nel 2017 ma durata poco. È facile adesso chiamarlo miracolo. È una parola che viene sempre meglio di “lavoro”. Invece dietro il primato del Girona ce n’è parecchio. Di lavoro. «Una delizia di squadra» ha scritto El País. Una squadra che in Spagna stanno paragonando al Brighton di Inghilterra e alla nostra Atalanta. Gioca per divertirsi e per divertire. Aggressivo, brillante, rock.

I fratelli Guardiola

Il Girona fa tutto con un budget di una cinquantina di milioni, il quindicesimo del torneo, e con il tredicesimo monte ingaggi. L’azionariato è composto dall'imprenditore boliviano Marcelo Claure al 35 per cento, dal Girona Football Group al 16 e dal CFG al 47.

È strofinando nomi e sigle che vengono fuori i geni della lampada. Il CFG è il City Football Group, la holding proprietaria del Manchester City e di altri 13 club in tutto il mondo. Il Girona Football Group è un marchio che fa riferimento a Pere Guardiola, il fratello del sommo Pep. È lui il volto imprenditoriale del progetto. È lui, con i suoi eccellenti rapporti nel calcio che conta – ehm – a garantire la possibilità di avere accesso a giocatori che altrimenti a Girona sarebbe difficile vedere.

Ma il Girona non è un semplice satellite del Manchester City. Gravita in quell’orbita, certo, si giova della vasta rete di osservatori capaci di arrivare per primi su un diciannovenne come Savinho, un esterno brasiliano tutto dribbling e fantasia scoperto all’Atlético Mineiro, una società di Belo Horizonte, paragonato a Vinicius del Real Madrid, portato prima in Francia al Troyes, adesso in Catalogna. Savinho è andato via di casa a 12 anni, cercando nel calcio la ricchezza che ai suoi mancava.

Prima di partire ha fatto in tempo a mungere le mucche e aiutare i nonni nell’organizzazione di spettacoli di rodeo. Viveva con loro, con loro e con sua madre, sognando di poter cambiare un giorno le loro condizioni di vita. Appartenere alla holding del Manchester City aiuta pure ad avvicinare uno come Danny Blind, olandese, ex difensore di Ajax, Bayern e Manchester United. Una guida d’esperienza. Ma Girona ha una sua autonomia di sviluppo e soprattutto ha una sua fierezza, una sua identità.

La politica

La squadra è il gioiellino della città più indipendentista della Catalogna. Qui dal luglio 2011 al gennaio 2016 è stato sindaco Carles Puigdemont. Una città piccola e delicata, 100mila abitanti a una novantina di km da Barcellona, secondo la leggenda fondata da un mostro a tre teste.

A lungo è passato per un borgo grigio e nero, oggi ha il suo cantore nello scrittore Josep Maria Fonalleras, che la vede teatrale e caleidoscopica. Lo spirito dei vecchi quartieri convive con la giovane università, in mezzo a case pensili dai colori vivaci.

Nella scia del calcio sono arrivate nell’élite le squadre di basket maschile e femminile, l’altra di hockey su pista. Secondo la Camera di Commercio l'impatto economico dello sport sulla città vale 40 milioni. Le bandiere della squadra si mescolano alle senyeres, le strisce gialle e rosse che chiedono diritti per la Catalogna, come i fratelli Guardiola fanno in privato e come ogni tanto hanno fatto rumorosamente anche in pubblico.

È guardiolesco anche l’approccio al fútbol. Una volta Tito Vilanova, l’ex vice di Pep, disse che i centravanti del Barça erano implacabili quando il migliore in campo era Piqué, cioè l’ultimo difensore. Quando una squadra si sente protetta, attacca meglio.

Questo succede pure nel Girona, che ama starsene con il pallone tra i piedi nella tre quarti di campo avversaria, per recuperare la palla velocemente e più vicino che si può alla porta avversaria. Sul telefono di Michel c’è una sveglia puntata sul 10 dicembre, il giorno di Barcellona-Girona. Almeno fino a quel giorno gli piacerebbe non cambiare screenshot, nel paese dove da 19 anni vincono il campionato sempre le stesse tre squadre.

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