Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è d’accordo col preside del liceo Tasso di Roma Paolo Pedullà. Sposa appieno la proposta del dirigente dello storico istituto di via Sicilia di “punire” gli studenti, che dal 4 all’11 dicembre scorsi hanno occupato la scuola, col 5 in condotta e una sospensione di dieci giorni che implicherà lo svolgimento di lavori socialmente utili. «La scuola costituzionale e dunque democratica è quella che insegna a rispettare le regole e a coniugare libertà con responsabilità», dice il ministro che, tra l’altro, con il disegno di legge per la revisione della valutazione del comportamento degli allievi – approvato dal Cdm a settembre 2023 –, ha dato vita a una vera e propria stretta su sospensioni e voto in condotta. «Apprezzamento» da parte di Valditara, pertanto, nei confronti del dirigente scolastico del Tasso «per la fermezza dimostrata».

Non è invece d’accordo il Pd, che pure interviene sui provvedimenti disciplinari proposti dal preside ai consigli di classe contro i ragazzi “occupanti”. Si tratta di «una punizione durissima – afferma la deputata Michela Di Biase, capogruppo del Partito democratico in commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza –. Una scelta che non risponde ai valori di inclusività che dovrebbero essere alle basi delle istituzioni scolastiche». Analoga l’opinione del segretario del Pd Roma Enzo Foschi: «Chi occupa una scuola lo fa per manifestare un disagio e porre domande. Ma se le risposte che arrivano sono 5 in condotta e sospensioni non ci siamo».

La voce degli studenti

«Quando abbiamo occupato sapevamo che saremmo andati incontro a delle conseguenze, non ci aspettavamo fossero queste. Ma ciò che ci fa più male è il fatto che dopo la nostra iniziativa, che voleva dar vita a un dialogo serio sulle mancanze nella scuola che frequentiamo e in quelle nel sistema scolastico in generale, non ci hanno ascoltato». Giorgia (nome di fantasia) studia al liceo Tasso di Roma e racconta al Domani cos’è successo sia prima sia dopo l’occupazione.

«Ci siamo autodenunciati in centosettanta – continua Giorgia –, per solidarietà a quella trentina di studenti che era stata vista entrare a scuola nei giorni dell’occupazione e segnata su una lista. Ora la sospensione futura potrà incidere sulla votazione finale e, quindi, sulla nostra carriera universitaria. Proprio questa volontà di reprimere – ripete la studentessa del Tasso – è ciò verso cui cerchiamo di lottare: dicono, in ultimo, che abbiamo fatto dei danni durante l’occupazione, ma a noi sembra di aver lasciato la scuola in ottime condizioni. Il vetro rotto al portone d’ingresso riguarda studenti esterni al Tasso».

Le motivazioni della protesta

Riforma Valditara, “aziendalizzazione” delle scuole, mancanza di programmi incentrati sulla pedagogia transfemminista, assenza di materie quali l’educazione sentimentale o sessuale e, ancora, di uno sportello di sensibilizzazione contro la violenza. L’occupazione dello scorso autunno rivendicata dal Collettivo politico Tasso – che ha anche interessato altri istituti scolastici romani – cercava di gettare una luce su tutti questi punti. «Studiamo su programmi dove non esistono riferimenti a figure femminili importanti, dove non si parla di patriarcato – prosegue la studentessa – e per noi, in quest’epoca di continui femminicidi, è un grave problema. Così come lo è l’inesistenza di sportelli d’ascolto: nelle scuole dove ci sono, le ore in cui sono aperti risultano davvero poche. Volevamo condividere il nostro disagio, si sono girati dall’altra parte. E anche ieri mattina, riuniti in cortile, noi studenti volevamo dare un bell’annuncio: l’appuntamento a un’assemblea sul tema della violenza di genere alla presenza di una importante Ong. Ebbene – conclude Giorgia – ci hanno sequestrato il megafono, come a dire che non abbiamo voce».

Il presidente dei presidi: «Pratica deprecabile»

Intanto, pur non entrando nel merito dei provvedimenti disciplinari del Tasso, a intervenire sulla questione è anche il presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e altre professionalità della scuola, Antonello Giannelli, il quale sulle occupazioni pare avere un’idea ben precisa. «È una pratica deprecabile – dichiara –, una pratica tutta italiana, una perdita di tempo che, tra l’altro, interessa venti scuole all’anno su un totale di ottomila: le occupazioni non hanno ragion d’essere. Ben vengano – conclude il presidente di Anp – tutti quegli interventi pensati per farle a poco a poco “perdere”».

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