A ventiquattro ore di distanza dalla negazione dei domiciliari a Ilaria Salis da parte del giudice ungherese Jozsef Sòs, il padre della 39enne detenuta a Budapest da 13 mesi è intervenuto a gamba tesa sul governo Meloni. Roberto Salis, ha scaricato tutta la sua frustrazione per l’operato del ministro della Giustizia Carlo Nordio all’agenzia Ansa: «Quando qualcuno che ricopre una carica importante ti dice di fare A, B e C e tu fai in questo modo e poi tutto questo si rivela un buco nell’acqua, una telefonata per mostrare vicinanza mi sarebbe sembrato il minimo. Ma non è arrivata».

Il Guardasigilli aveva consigliato alla famiglia di usare come linea difensiva la richiesta dei domiciliari in Ungheria per la militante accusata di lesioni aggravate commesse nei confronti di tre neonazisti il 10 febbraio del 2023, in occasione delle manifestazioni neonaziste del Giorno dell’Onore. La strategia del ministro, però, si è rivelata fallimentare. In un’intervista al Corriere della Sera Nordio ha detto che il governo può fare ben poco: «Umanamente mi dispiace e rinnovo la mia vicinanza. Ma la giurisdizione di un paese è sovrana, e le polemiche politiche non aiutano». E ha aggiunto: «Il nostro governo ha fatto e farà il possibile per far mitigare le condizioni di detenzione. Per il resto continueremo a lavorare, preferibilmente in silenzio».

Immediata la replica di Roberto Salis: «Il caso di Ilaria è stato in totale silenzio dall’11 febbraio al 15 dicembre. Le istituzioni italiane hanno avuto tutto il tempo di fare quello che era necessario dal punto di vista diplomatico per gestire questa situazione».

Tra giovedì e venerdì si è espresso solo il ministro degli Esteri Antonio Tajani mentre c’è stato un lungo silenzio da parte del vicepremier Matteo Salvini e da Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio si trova in una posizione scomoda vista la sua stretta alleanza con il premier ungherese Viktor Orbàn e mantiene assoluto riserbo. Non stupisce, viste le difficoltà dell’esecutivo, il fatto che Roberto Salis abbia detto di non aver ricevuto la chiamata da «nessun rappresentante del governo».

L’appello a Mattarella

Con il governo sordo e muto, Roberto Salis ha annunciato di aver scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Ho mandato una Pec al presidente della Repubblica, una lettera molto asciutta riferendomi a quella che gli avevo inviato il 17 gennaio e a cui aveva subito risposto. È il garante della Costituzione e l’articolo 3 si applica a tutti i cittadini italiani: può intervenire sul governo Orbàn e deve smuovere il governo italiano perché evidentemente non ha fatto quello che doveva fare».

Cosa accadrà ora

I legali di Salis hanno già annunciato che faranno ricorso contro la decisione del giudice ma le speranze sono quasi nulle. «Sappiamo che è senza speranza. Abbiamo impugnato tutto finora e tutti i ricorsi sono stati sempre rigettati», ha detto l’avvocato Eugenio Losco.

La priorità della difesa, viste le condizioni disumane denunciate dalla stessa detenuta al consolato italiano di Budapest, è farla uscire dal carcere il prima possibile e poi pensare al resto del processo che si concluderà probabilmente verso fine anno. In caso di condanna, il governo punta all’espulsione per scontare il resto della pena in Italia. La via più breve potrebbe essere quella dell’immunità politica che otterrebbe nel caso in cui la professoressa di Monza venga candidata con il centro sinistra alle prossime elezioni europee e ottenga un posto all’Europarlamento.

Un’ipotesi al momento vaga, dato che non si conosce neanche cosa ne pensi Ilaria Salis. In caso di elezione secondo la normativa europea nessun europarlamentare che si trova in uno stato membro può «essere detenuto oppure oggetto di procedimenti giudiziari», a meno che non viene arrestato in flagranza di reato.

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