La passione per i (servizi) segreti in casa Crosetto è talmente sentita che persino la moglie del ministro della Difesa aveva tentato di arruolarsi nell’intelligence. In particolare, ci dice lo stesso ministro, Gaia Saponaro ha tentato di entrare all’Agenzia per l’informazione e la sicurezza esterna (Aise). Contattato da Domani, il ministro conferma dal Texas: «Non poteva farlo?», risponde. Poi nega che l’assunzione della congiunta sia saltata perché non ha superato i test: «Non è più andata per sua scelta: a me risulta che avesse superato i test psicoattitudinali, ma poi ha deciso di non proseguire». Come mai la consorte voleva intraprendere la carriera da spia? «Mah, non so. Dovreste chiederlo a lei, pensi che io l'ho saputo solo dopo il suo tentativo», dice il ministro. All’epoca dei test della moglie, Crosetto non era al governo.

Saponaro, infatti, ha provato il grande passo tra il 2019 e il 2020, quando il fondatore di Fratelli d’Italia era capo dell’Aiad, l’associazione che rappresenta l’industria degli armamenti. «Non avevo alcuni incarico politico, quindi qual è il problema?», aggiunge Crosetto. Nel 2021 Saponaro insieme al marito costituiscono la società C S C & partners, con oggetto sociale: «Attività di lobbying, di consulenza strategica e sviluppo di progetti nazionali e internazionali». L’azienda è stata chiusa di recente, quando all’inizio del mandato da ministro le inchieste di Domani avevano sollevato dubbi sull’opportunità degli affari privati di Crosetto nel settore degli armamenti.

L’Aiad, infatti, è considerata la lobby del settore, riunisce le più rilevanti aziende del comparto: da alcune di queste il ministro prima di diventare tale ha ottenuto svariate consulenze per milioni di euro.

Molte di queste società peraltro lavorano anche con gli apparati di sicurezza: dalla cyber sicurezza alla tecnologia militare. Per questo, al di là del ruolo pubblico o meno di Crosetto all’epoca, forse un problema di opportunità ci sarebbe comunque stato se la moglie del presidente dell’Aiad fosse stata inserita nei ranghi dei servizi segreti. «Questa fuga di notizie su mia moglie è grave, per questo lo segnalerò subito ad Alfredo Mantovano (sottosegretario con delega ai servizi)», ci avverte Crosetto.

Il ministro per l’intelligence ha una passione antica. Ha rapporti molto stretti con alcuni uomini dei servizi segreti, sia in Aise che in Aisi. E si muove molto bene anche negli ambienti della cyber sicurezza, settore dove circolano affari milionari e parte integrante del settore degli armamenti per il quale ha fatto il capo della lobby. Un settore dal quale ha ricavato notorietà nei palazzi del potere e soprattutto consulenze molto remunerative, che lo hanno esposto a conflitti di interessi con il suo ruolo alla Difesa. Non è un mistero che Crosetto vorrebbe piazzare in futuro Giuseppe Del Deo a capo dell’Aisi, non appena l’attuale vertice, Mario Parente, terminerà il mandato. Inoltre è legato da una forte amicizia con Luigi Della Volpe, già vicedirettore dell’Aise e da giugno scorso capo della Security di Leonardo.

Proprio da quando questo giornale ha svelato i suoi affari con l’industria dei colossi degli armamenti, il ministro ha iniziato a evocare complotti e presunti dossieraggi pur di non rispondere nel merito sull’inopportunità di passare da capo dall’associazione che rappresenta le società che vendono al ministero della Difesa al ruolo di ministro che acquista quei prodotti per la sicurezza nazionale.

L’ultimo complotto

Ora il nuovo capitolo della saga: un gruppo di magistrati “rossi” è a lavoro per colpire con inchieste il governo Meloni, prima delle elezioni europee così da tentare di arginare «la deriva antidemocratica». Le prove? Nessuna. Più probabile siano voci arrivate, suggestioni da ambienti di cui Crosetto si fida ciecamente e che considera amici. Probabilmente il ministro intende per le riunioni segrete di cui parla l’assemblea pubblica di Area, la corrente di sinistra delle toghe.

Evento quest’ultimo svolto a Palermo alla fine di settembre. Ma pur volendo dare credito al teorema Crosetto, il ministro sa bene che le tre procure più importanti (Milano, Roma, Napoli) sono al momento guidate da due procuratori della corrente di destra (Mi, magistrature indipendente) e da uno, Nicola Gratteri, che non ha appartenenza correntizia. L’altra anomalia grave è che Crosetto da ministro della Difesa è il capo dell’Arma dei carabinieri, che ricevono le deleghe di indagine dalle procure. Per questo, fanno notare fonti della Difesa, l’uscita rischia di condizionare il lavoro sui territori e alimentare dubbi sull’origine della notizia ricevuta dal ministro.

Crosetto ha detto che è disponibile a riferire del grande disegno in commissione antimafia e al Copasir, l’organismo parlamentare che ha il compito di vigilare sull’attività dei nostri servizi segreti. Di sicuro il Copasir non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla questione, mercoledì peraltro si riunirà ma su tutt’altro tema. Probabile invece che Crosetto sarà convocato dalla commissione Antimafia, guidata dalla presidente Chiara Colosimo (Fratelli d’italia), come chiesto dal partito democratico. Non è chiara anche qui la logica: in che modo l’Antimafia parlamentare possa entrarci con un eventuale complotto ordito da un gruppo di magistrati “rossi”.

Qualcuno suggerisce un’ipotesi: al Copasir le audizioni sono segrete e su richiesta possono essere segretate anche in commissione antimafia. La segretezza che garantirebbe di evitare a Crosetto figuracce sul presunto piano eversivo. Intanto Meloni tace: pare che la premier non sapesse affatto del l’intenzione di Crosetto fosse rendere pubblici i timori di un golpe giudiziario contro il governo. Un progetto che assomiglia più a un film da 007, la passione di casa Crosetto.

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