L’idea di utilizzare i fondi del Pnrr per eliminare l’arretrato, vera zavorra che penalizza la giustizia italiana, e quindi ridurre drasticamente tempi e pendenze, era ottima. Vi sono però diverse criticità di cui occorre tenere conto per cercare di correggere, per quanto possibile, la rotta.

Anzitutto, non si è avuta nessuna previa condivisione degli obiettivi con gli uffici giudiziari e con l’avvocatura, è mancata una efficace formazione sia dei nuovi funzionari dell’Ufficio per il processo (UPP) sia dei magistrati, per realizzare il cosiddetto lavoro in team. Non ci sono stati interventi di sostegno agli uffici in difficoltà.

Il progetto soffre, di una mancanza di coinvolgimento degli attori che dovrebbero concorrere alla sua realizzazione. Non sono ancora noti i termini di rinegoziazione degli obiettivi originari con la Commissione Europea e su quali basi sono stati rideterminati, così come sono ancora piuttosto oscuri i piani di digitalizzazione e, soprattutto, i relativi tempi di realizzazione.

I dati

Sulla base dei dati del giugno 2023 gli obiettivi del Pnrr relativi al Disposition Time (rapporto tra procedimenti pendenti e definiti per 365 giorni) sembrano raggiungibili, perché l’indicatore beneficia di una “compensazione” fra gli uffici a livello nazionale, che hanno prestazioni molto diverse. Nel civile si registra una riduzione del 19,2 per cento del DT, dovremmo arrivare ad un meno 40 per cento nel giugno 2026. Si può quindi essere moderatamente ottimisti, immaginando un auspicabile rush finale.

Nel penale si registra una diminuzione del 29,3 per cento del DT, quindi un valore al di sopra dell’obiettivo PNRR di meno 25 per cento. I dati però devono essere letti con attenzione. Per esempio, il DT delle corti di appello in ambito penale ha avuto risultati positivi anche grazie alle sentenze di prescrizione. Ne è un esempio la Corte di appello di Napoli, con un peso sui procedimenti definiti che dal 30 per cento e arrivato al 52 per cento.

Il grande problema è l’arretrato civile, che non permette “compensazioni”. Nei tribunali l’arretrato è diminuito del 19,7 per cento e nelle corti d’appello del 33,7 per cento, ma dovremmo arrivare a meno 90 per cento nel giugno 2026 e ciò appare francamente allo stato impossibile. Il Governo ne è consapevole ed è in atto un processo di rinegoziazione di questi obiettivi con la Commissione Europea.

Per raggiungere gli obiettivi originali del Pnrr di riduzione dell’arretrato sarebbero servite iniziative calibrate e concentrate negli uffici che hanno l’arretrato maggiore (es. Napoli e Roma). L’investimento più cospicuo è stato la costituzione generalizzata dell’Ufficio per il processo, prevalentemente composto da giovani laureati in giurisprudenza, che dovrebbero assistere i giudici e quindi aumentarne la produttività. E’ una modalità di organizzazione del lavoro nuova, complessa e l’assenza di un’adeguata formazione e di un coordinamento nazionale ha portato a risultati molto differenziati. Abbastanza positivi in Cassazione ed in alcuni Tribunali, in particolare nel penale e nella protezione internazionale. Molto di meno in altri uffici. Nel frattempo, molti addetti, se ne sono andati: il 26 per cento dei primi 8233 funzionari reclutati (e soprattutto formati) si è dimesso.

Che fare

Certamente per incassare le rate del Pnrr occorre ridefinire gli obiettivi relativi all’arretrato, come sembra si stia facendo, ma occorre anche altro. Serve un forte coordinamento nazionale tra Ministero, Csm, Cnf e Scuola superiore della magistratura, e un maggiore sostegno agli uffici più in difficoltà. Vanno poi date prospettive professionali agli addetti dell’UPP per disincentivarne l’esodo.

E’ indispensabile concentrare le risorse disponibili per ridurre l’arretrato degli uffici più in sofferenza, pensando anche all’impiego di magistrati, notai o avvocati in pensione. Occorre anche sospendere le modifiche che rivoluzionerebbero gli uffici, quale il nuovo Tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie ed il Gip collegiale.

Gli sforzi devono essere mirati, con azioni concrete, di impatto, soprattutto sulla riduzione dell’arretrato utilizzando le iniziative, e ce ne sono, intraprese dai tribunali o dalle corti di appello che hanno dato buoni risultati.

Certamente è fondamentale raggiungere gli obiettivi Pnrr, senza però dimenticare che i problemi di eccessiva durata dei procedimenti, e quindi dell’arretrato, richiedono interventi ponderati, strutturali, non caratterizzati da reclutamenti temporanei o da soluzioni estemporanee.

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