Anche in questo passaggio Sergio Mattarella ha offerto il suo stile misurato unito a un grande senso di responsabilità. La nomina di Mario Draghi costituisce però, inevitabilmente, uno scarto drastico nella sua grammatica istituzionale.

Per chiamare in causa l’ex presidente della Bce, ha dichiarato che l’alternativa al voto – assai problematico in questo momento - è un governo di “alto profilo”. Mario Draghi è senza dubbio un gigante, ha lasciato un segno nella costruzione del progetto europeo, dando al tempo stesso sostegno e credibilità all’Italia in un frangente rischiosissimo.

La sua storia personale è un monumento alla meritocrazia. Ma se, per bocca del capo dello Stato, si dice che il suo sarà “un governo” di alto profilo, tutti gli altri, nominati dopo avere ascoltato i gruppi che rappresentano gli elettori in parlamento, diventano per definizione esecutivi scadenti.

02/02/2021 Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella,in occasione della cerimonia di presentazione della Relazione sull’attività svolta dal Consiglio di Stato e dai Tribunali amministrativi regionali nell’anno 2020

A questo va aggiunto che finora Mattarella aveva sempre chiesto prove certe e anticipate sulla sussistenza di una maggioranza per conferire un incarico non meramente esplorativo. In questo caso lo ha fatto, apparentemente, sulla base di una sua valutazione personale, dato che nessun gruppo ha formalmente fatto il nome di Draghi, né gli ha assicurato il suo sostegno.

Se ne può concludere che la forzatura è giustificata dal grave momento, o anche che governi di alto profilo si possono ottenere solo grazie a una scelta di cui il presidente si assume in prima battuta la responsabilità.

Per giudicarne il valore, si dovrà vedere se il governo Mattarella-Draghi farà meglio del Napolitano-Monti, e potrà essere accostato nella memoria futura a quello Ciampi.

Prima ancora, bisognerà vedere se vedrà la luce, sapendo che Lega, FdI e M5S da soli esprimono tra il 54-56 per cento dei voti alla Camera e al Senato. Quindi, stando alla grammatica usata finora da Mattarella, Draghi dovrà ottenere il sostegno esplicito di Meloni, Salvini o Crimi, a meno che a lui non venga concesso di cercare voti sparsi e incerti in parlamento, predisponendosi in caso di insuccesso a portare il paese al voto.

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