Il diciottenne Salvador Ramos ha perpetrato l’ennesima strage, alla Robb Elementary School di Uvalde in Texas, dove ha ucciso 19 bambini e due adulti, oltre ad aver ferito gravemente sua nonna. La strage probabilmente non sarebbe stata possibile se non avesse avuto un accesso così facile ad armi automatiche d’assalto. Il presidente Biden ha definito le sparatorie dovute alla libera circolazione di armi un’epidemia da fermare.

Appena due settimane fa, il diciottenne Payton Gendron si è ripreso sulla piattaforma Twitch mentre sparava ad afroamericani in un supermercato di Buffalo, uccidendone dieci. Aveva prodotto un manifesto di 180 pagine incentrato sulla teoria della Grande Sostituzione etnica, per cui la ‘razza bianca’ sarebbe a rischio di estinzione negli Stati Uniti, e più in generale in Occidente, a causa dell’immigrazione incontrollata.

Una strage che ricorda molto quella di Patrick Crusius nel 2019 a El Paso, in Texas, che uccise 23 latino-americani. Anche Crusius aveva caricato online un manifesto in cui sosteneva di ispirarsi a Brenton Tarrant, lo stragista di Christchurch in Nuoza Zelanda, e al suprematismo bianco.

Solamente da gennaio 2022, negli Stati Uniti sono morte almeno 221 persone a causa di sparatorie, di cui 27 avvenute in scuole. Non si tratta di una novità per il paese, in quanto già nel 1999 due giovani perpetrarono la strage in una scuola di Columbine uccidendo 12 persone.

Quella di Uvalde, tuttavia, è la più grave dal 2012, quando a Sandy Hook in Connecticut morirono 27 persone. Si trattò del quarto massacro per numero di vittime in assoluto. Tra queste due stragi - e anche in altre, come vedremo - si nota un’analogia, cioè nel primo caso il ventenne Adam Lanza uccise sua madre, mentre nel secondo il diciottenne Salvador Ramos ha ferito gravemente sua nonna.

Cosa accomuna le stragi

Payton Gendron is led into the courtroom for a hearing at Erie County Court, in Buffalo, N.Y., Thursday, May 19, 2022. Gendron faces charges in the May 14, fatal shooting at a supermarket. (AP Photo/Matt Rourke)

Pur nella loro unicità e complessità, da tutti questi massacri emergono una serie di elementi ricorrenti, un fil rouge che accomuna, soprattutto ma non solo, Stati Uniti e Germania. La radicalizzazione e l’estremismo si ispirano ad una varietà di ideologie: il suprematismo bianco e la teoria della Grande Sostituzione, l’antisemitismo e la xenofobia, le teorie del complotto legate ai vaccini o alla setta QAnon, ma anche la misoginia e l’antifemminismo degli Incel (celibi involontari).

Nella maggioranza di questi casi si mescolano cause psicologiche della radicalizzazione come il bullismo e la discriminazione subita, l’isolamento sociale, la frustrazione e l’alienazione della società americana, il senso di mancata realizzazione, di identità o di appartenenza a un gruppo, ma anche la propaganda d’odio fatta circolare online, su siti come 4Chan.

Altri elementi ricorrenti in molte stragi sono la giovane età degli assassini, la ripresa in diretta streaming degli attacchi, la scelta di vittime che non si conoscono ma che appartengono a categorie detestate: i coetanei nelle scuole, gli immigrati, la comunità LGBT, le chiese, gli ebrei, i musulmani, i latinoamericani e i neri. Spesso gli attacchi sono preceduti o seguiti dall’uccisione di parenti stretti, che avevano un forte ascendente sullo stragista, e anche dal suicidio finale.

Tutti i massacri sono opera di singoli individui, apparentemente scollegati da qualsiasi gruppo o organizzazione in senso stretto, ma in realtà esiste spesso un contesto ideologico nel quale l’omicida ha maturato le sue intenzioni o un movimento in cui si è radicalizzato. Una differenza, invece, è che alcuni di questi attacchi possono essere classificati come terrorismo mentre altri non rientrano in questa definizione per una serie di ragioni.

Dagli Stati Uniti alla Germania: neonazisti e jihadisti

President Joe Biden tells reporters he will speak about the mass shooting at Robb Elementary School in Uvalde, Texas, later in the evening as he arrives at the White House, in Washington, from his trip to Asia, Tuesday, May 24, 2022. (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)

Patologie mentali e motivazioni ideologiche si confondono in molti di questi episodi, come nel caso del diciottenne tedesco Nikolai G., che a gennaio sparò all’Università di Heidelberg prima di suicidarsi. Le indagini hanno evidenziato la vicinanza al partito neonazista La Terza Via, ma anche un disturbo narcisistico della personalità. Si tratta della stessa galassia ideologica di Stephan Balliet, il neonazista tedesco che nel 2019 attaccò la sinagoga di Halle in Sassonia e negozi gestiti da turchi, mentre si filmava in diretta su Facebook (come lo stragista di Christchurch).

Condannato all’ergastolo, nel 2020 Balliet tentò di evadere dalla prigione ma fu catturato e trasferito in una struttura di massima sicurezza. Anche negli Stati Uniti le sinagoghe sono state oggetto di attacchi antisemiti, nel 2018 a Pittsburgh in Pennsylvania e nel 2019 a Poway in California, oltre che a Monsey durante l’Hannukkah.

Quest’ultimo attentato unisce elementi interessanti, perché perpetrato da un afroamericano antisemita affetto da schizofrenia. Un caso simile a quello del tedesco di origine iraniana David Ali Sonboly, che nel 2016 commise una strage a Monaco di Baviera, motivato da ideologia xenofoba. Decise di agire proprio il 22 luglio, nell’anniversario della strage di Utoya compiuta da Breivik cinque anni prima. Sonboly era un diciottenne sottoposto a trattamenti psichiatrici, eppure riuscì a comprare illegalmente una pistola Glock 17 sul darkweb e si accanì contro coetanei turchi e kosovari, prima di suicidarsi.

Nel 2020 l’estremista di destra Tobias Rathjen usò lo stesso tipo di arma per sparare in due shisha bar di Hanau contro gli immigrati, poi tornò a casa dove uccise sua madre e si suicidò. Ha lasciato un delirante manifesto xenofobo in cui rivendica le sue idee imbevute di teorie complottiste. È evidente dunque che questi casi, apparentemente slegati, abbiamo molto in comune. I tre elementi cardine sono la salute mentale, la radicalizzazione e l’ideologia, l’accesso alle armi.

Anche negli Stati Uniti Salvador Ramos, di chiare origini latinoamericane, ha agito per ragioni non facili da decifrare, ma sicuramente legati a discriminazioni subite o percepite, e all’isolamento sociale. Una delle stragi più gravi è avvenuta nella discoteca gay Pulse di Orlando, in Florida, per mano dell’afgano-americano Omar Mateen, il quale giurò fedeltà allo Stato Islamico e massacrò 49 persone prima di essere abbattuto dalla polizia. Sono circolate speculazioni sulla sua salute mentale e sul suo orientamento sessuale, per presunte frequentazioni della comunità LGBT, ma il suo percorso di radicalizzazione resta poco chiaro.

Suprematisti e Incel

Law enforcement personnel, including the FBI, arrive at Robb Elementary School following a shooting, Tuesday, May 24, 2022, in Uvalde, Texas. (AP Photo/Dario Lopez-Mills)

Se in alcuni casi come questo gli afroamericani, latinoamericani o asiatici sono stati i carnefici, in altri come nella recente strage di Buffalo sono invece le vittime. Anche nel 2015 il suprematista bianco Dylann Storm Roof uccise nove afroamericani nella chiesa di Charleston, motivato dall’odio razziale. Sul suo profilo Facebook campeggiavano le bandiere del Sud Africa al tempo dell’apartheid e quella della Rhodesia, due stati razzisti.

Due casi borderline negli Stati Uniti hanno riguardato la strage nella chiesa di Sutherland Springs del 2017, in cui Devin Patrick Kelley assassinò 26 persone, e quella del 2019 in una chiesa del Texas compiuta da Keith Thomas Kinnunen, anch’egli in diretta streaming. Entrambi gli attacchi non hanno una motivazione personale o ideologica specifica, anche se sono emersi tratti paranoidi e temperamento violento.

Per quanto riguarda gli Incel (involuntary celibate), ci sono almeno nove episodi violenti ascrivibili a tale ideologia. Uno anche in Italia, che risale al 2020, quando il ventunenne Antonio De Marco uccise a coltellate una coppia di fidanzati di Lecce “perché erano troppo felici” e soffriva di solitudine.

Il movimento Incel ha sviluppato una vera e propria terminologia da setta e una narrativa misogina, basata sulla teoria della “redpill” che prende in prestito il termine dal film Matrix. Secondo lo psicologo irlandese John Horgan, l’attività violenta degli Incel rientra a pieno titolo nel fenomeno del terrorismo e spesso vi sono sovrapposizioni con parti di altre ideologie estremiste.

Indipendentemente dalle motivazioni, molte di queste mattanze si sarebbero potute evitare con un controllo più stretto delle armi, tuttavia è improbabile che la legislazione statunitense cambierà in modo significativo nel prossimo futuro. L’assenza di una rete di appoggio strutturata e il carattere ibrido di questo fenomeno rendono quasi impossibile per l’Fbi e le altre forze di sicurezza prevenire o intervenire in tempo.

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