La gestione dell’alluvione in Romagna rivela la dimensione piccina e rancorosa del(la) presidente del consiglio Giorgia Meloni. Si può sorvolare sulla retorica posticcia del cuore infranto per quanto accaduto tanto da dover rientrare un giorno prima del previsto. In realtà i suoi patemi per gli alluvionati erano stati messi a tacere fin quando c’era da incontrare Joe Biden e agli altri grandi del G7. Così poteva tranquillamente saltare la tappa in Kazakistan. E offrirsi alle telecamere con gli stivaloni nel fango. Ma questo è un peccato veniale. Molto più grave è quanto sta accadendo in questi giorni.

Sono passate più di due settimane dal disastro in Romagna e invece di partire subito con gli interventi nominando, come sempre si è fatto in questi casi, un commissario straordinario, poiché questa sì è una emergenza, altro che l’invasione degli immigrati, il governo traccheggia gingillandosi con una serie di ipotesi tra il fantasioso e l’improponibile, dal siciliano Musumeci al lombardo Molteni per arrivare al nazivestito Bignami.

Come hanno dichiarato presidenti di regione di destra responsabili come Toti e Fedriga, in situazioni come queste la norma prevede l’affidamento al responsabile politico-amministrativo in loco, il più competente per conoscenza del territorio e la figura più direttamente rispondente alla cittadinanza. La ricostruzione del ponte Morandi a Genova venne affidata al sindaco della città, Marco Bucci. Il governo vuole invece sottrarre questo incarico ad una persona universalmente ritenuta un buon amministratore come Stefano Bonaccini per un misero calcolo politico.

Non basta quanto sia meschino in sé questo atteggiamento, pura partigianeria al posto della presa in carico di interessi collettivi. Il peggio è che questa dilazione produce un danno enorme alla Romagna: ogni giorno che passa senza una cabina di comando dotata dei poteri necessari rallenta la ricostruzione, indebolisce il tessuto produttivo, e aumenta le sofferenze della popolazione.

L’obiettivo, cinico, di questa inazione è chiaro: creare risentimento nella popolazione nella speranza che l’esasperazione si riversi nella urne contro il partito alla guida della ragione. Un calcolo cucito sulla pelle dei cittadini che rivela l’infima qualità politico-morale di chi ci governa. Ma la Romagna ha una storia lunga di resilienza di fronte a potenti e prepotenti. Ha una storia in cui l’interesse collettivo, dispiegata fin dall’Ottocento in società di mutuo soccorso, cooperative, leghe, sindacati, ha trovato nel sacrifico delle terre dell’antica cooperativa Cab Terra, deliberatamente allagata per salvare i tesori di Ravenna, la sua più nitida espressione. A fronte di un gesto di questa portata, qual è la risposta dell’onorevole Meloni e del suo governo?

 

© Riproduzione riservata