- Se guardiamo all’impatto politico dello sciopero di Cgil e Cisl, questa scelta improvvisa di andare allo scontro con il governo Draghi ha un’unica interpretazione: dimostrare che la fase di concordia nazionale è finita.
- Se i sindacati avessero voluto protestare per i temi a loro più cari avrebbero dovuto agitarsi molte settimane fa, quando Draghi ha rinviato i dossier di politica economica più complicata al prossimo anno.
- Le riforme e gli investimenti che dovrebbero far ripartire la crescita necessaria a rendere sostenibile il debito generato dai deficit previsti dalla legge di Bilancio sono tutti in forse, la zavorra invece è sicura.
Se guardiamo all’impatto politico dello sciopero di Cgil e Cisl, questa scelta improvvisa di andare allo scontro con il governo Draghi ha un’unica interpretazione: cambiare il clima, dimostrare che la fase di concordia nazionale è finita. Minacciare la piazza per protestare contro la legge di Bilancio a due settimane dalla sua approvazione finale, quando ormai è impensabile che cambi (non ci sono i tempi tecnici) e che si apra un dibattito di politica economia sotto Natale, serve soltanto ad



