Ci sono storie, drammatiche, riguardanti persone a noi vicine, che riescono ad accendere un faro su luoghi dimenticati: Patrick Zaki ci ha fatto conoscere l’universo carcerario egiziano, Ilaria Salis quello ungherese. Ilaria Salis è entrata in una prigione dell’Ungheria nell’anno, il 2023, in cui si è registrato il maggior numero di detenuti da 33 anni a quella parte: quasi 19.000. L’Ungheria è lo stato membro dell’Unione europea col rapporto più alto tra popolazione carceraria e popolazione generale (meno di dieci milioni di abitanti).

Ne deriva una situazione di sovraffollamento, cui si assommano – secondo le ricerche del Comitato Helsinki Ungheria – altre criticità: l’uso regolare della detenzione in attesa di processo e la correlata assenza di misure cautelari alternative al carcere; condizioni igienico-sanitarie inadeguate, con presenza di topi, scarafaggi e cimici nelle anguste celle; insufficienti attività finalizzate alla riabilitazione; divieto di contatti fisici tra detenuti e visitatori; mancanza di rimedi efficaci contro le decisioni vessatorie delle direzioni penitenziarie; carenze nella cura dei detenuti con bisogni particolari, come quelli con disabilità.

In sintesi, sottolinea il Comitato Helsinki Ungheria, siamo al di sotto degli standard previsti dalla Convenzione europea dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Le procedure d’infrazione

Le sentenze emesse dalla Corte europea dei diritti umani non vengono rispettate dalle autorità ungheresi. Non solo quelle relative alla violazione degli standard sulla detenzione. Secondo la Rete europea per l’implementazione, che verifica l’attuazione delle principali sentenze emesse dalla Corte, col 76 per cento di mancato adempimento, l’Ungheria si colloca in fondo alla classifica degli stati del Consiglio d’Europa che sono anche membri dell’Unione europea.

A proposito di Unione europea, è bene ricordare l’apertura di varie procedure d’infrazione. La più recente è del 2021 e riguarda la cosiddetta legge sulla Protezione dei minori, che vieta la diffusione di informazioni sull’omosessualità o sul cambiamento di genere nelle scuole e nelle trasmissioni radiotelevisive. Altre norme sul divieto di «promuovere l’omosessualità» colpiscono persino le librerie, che vengono multate quando espongono libri sull’omosessualità negli scaffali di letteratura per ragazzi e li vendono senza che, nell’uno e nell’altro caso, siano in buste chiuse.

Le prime procedure d’infrazione, del 2019, riguardano invece la criminalizzazione delle azioni di solidarietà con le persone richiedenti asilo (la cosiddetta legge anti Soros) e il trattamento di queste ultime. Lo scorso anno la Corte di giustizia ha stabilito che l’Ungheria ha violato le norme comunitarie limitando l’accesso delle persone richiedenti asilo nel suo territorio o alle sue frontiere. Nel 2023 tale accesso è stato concesso solo a 16 persone, mentre sono proseguiti i rimpatri sommari alla frontiera con la Serbia.

Informazione e uguaglianza di genere

Negli ultimi anni le istituzioni dell’Unione europea hanno manifestato preoccupazione anche per altre forme di deragliamento dallo stato di diritto, in particolare per quanto riguarda l’indipendenza della magistratura. Lo scorso anno il governo ungherese ha avviato una serie di riforme per tornare ad accedere ai fondi europei precedentemente sospesi: le organizzazioni locali per i diritti umani ritengono tuttavia che l’interferenza del governo sulla procura e sulla Kuria (la Corte suprema) sia ancora elevata.

Resta da parlare di altre due “classifiche”. L’Ungheria è al settantaduesimo posto su 180 nell’Indice della libertà di stampa di Reporter senza frontiere: questa mediocre posizione si spiega col controllo del governo sull’informazione pubblica e con la presenza di mezzo migliaio di media filogovernativi, spesso promotori di campagne diffamatorie contro chi critica le autorità.

E ancora: l’Indice sull’uguaglianza di genere, pubblicato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, ha collocato lo scorso anno l’Ungheria al penultimo posto tra gli stati membri dell’Unione europea per la sua performance complessiva e all’ultimo posto per quanto concerne la parità di genere nell’ambito delle posizioni di potere.

Infine, da alcuni mesi esiste un “Ufficio per la protezione della sovranità”. Quest’autorità avrà il compito di indagare su organizzazioni e persone considerate «minaccia alla sicurezza nazionale».

Manette, guinzagli, bavagli, divieti e controlli: l’Ungheria che non conoscevamo è questa.

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