le polemiche

Cosa c’è di queer in Emilia Pérez, il film che sta dividendo una comunità

La maggior parte delle critiche è negli stralci di recensioni raccolte da GLAAD, l’associazione Usa che si occupa della rappresentanza di persone Lgbtqia+ nel cinema e nelle serie tv: la “cattiva” rappresentazione del personaggio trans e del suo percorso come redentivo, l’assenza di realismo e la presenza di luoghi comuni e superficiali. È vero che Audiard costruisce il personaggio a partire da precise categorie, ma lo fa per il gioco della parodia

Se il cinema è fatto per creare dei mondi, il cinema queer promette di riconfigurarne le epistemologie, immagini e convenzioni. La queerness di un film è tale non quando si fa portavoce di un progetto o di una tesi né tantomeno quando risponde alle richieste algoritmiche di una certa agenda politico-culturale. Il cinema è queer nella misura in cui il discorso dominante sia linguistico che estetico-narrativo viene scardinato e ripensato; quando, come nel cinema più radicale di Gregg Araki o di Jo

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