«Continuano minacce e intimidazioni ai pochi che si oppongono e smontano la propaganda del governo», dice lo scrittore Roberto Saviano intervenendo dopo l’ultima assurda richiesta a Domani del leghista, Claudio Durigon. Il sottosegretario al ministero del Lavoro non ha gradito le nostre inchieste, a partire dalla casa comprata con lo sconto, e ha deciso di inviare una richiesta insolita e inedita: 200mila euro subito più 500 euro al giorno se non rimuoviamo dal nostro sito ogni puntata del nostro lavoro.

«Ancora una volta il sottosegretario Durigon tenta di silenziare il quotidiano Domani. Dopo una denuncia archiviata, i carabinieri in redazione, ora arriva la richiesta di 200mila euro e la diffida a scrivere ancora di lui. Ma anche questa volta il tentativo di bavaglio fallirà», scrive Vittorio Di Trapani, presidente della federazione nazionale della stampa italiana.

Il caso è arrivato anche in parlamento sia in Italia che in Europa. «Esprimo solidarietà al Domani a seguito dell’attacco del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. È davvero preoccupante vedere politici o funzionari pubblici cercare di zittire la stampa con minacce finanziarie anziché affrontare le questioni sollevate nei reportage giornalistici. Questo tipo di intimidazione mette a rischio la libertà di espressione e il ruolo fondamentale dei media nell'informare il pubblico su questioni di interesse pubblico», dice Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde. 

«È sconcertante la diffida del sottosegretario Durigon al giornale Domani. La richiesta di non pubblicare altre notizie che riguardino la sua vicenda e rimuovere dal sito le inchieste già pubblicate è impensabile in uno Stato dove la libertà di stampa è tutelata dalla Costituzione. Sono segnali preoccupanti quelli che leggiamo e che cercano di imbavagliare il diritto di cronaca. Massima attenzione su questo: piena solidarietà ai giornalisti di Domani. L'informazione deve essere e rimanere libera ed essere tutelata in ogni modo», dice il vicepresidente della Camera Sergio Costa (M5s).

«Che il metodo del governo sia quello di punire la libertà di stampa è evidente anche da un altro episodio: il sottosegretario Claudio Durigon ha chiesto ben 200 mila euro chiedendo ai giornalisti del quotidiano Domani, a cui va la nostra più totale solidarietà, di fermare il loro lavoro e non pubblicare ulteriore inchieste su di lui», sottolinea Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 stelle.

Il caso

Tutto ruota attorno alla notizia svelata da Domani, lo scorso febbraio, della casa acquistata da Durigon dall’Enpaia (l’ente previdenziale degli operatori agricoli) con un prezzo scontato. Prima dell’acquisto, la locazione era stata pagata dal sindacato Ugl, di cui Durigon è stato vicesegretario fino alla prima nomina a sottosegretario al Lavoro nel 2018, governo Conte I.

Il sindacato nonostante l’entrata nel governo del suo dirigente ha continuato a pagare, il contratto era intestato a Ugl. Avevamo chiesto sia a Durigon sia a Ugl se ci fosse stata mai una restituzione delle mensilità da parte del politico. La loro tesi è che la restituzione è avvenuta.

In che modo visto che il contratto era intestato a Ugl? Oltreché un conflitto di interessi, il fatto che Durigon abbia potuto beneficiare di quell’alloggio anche quando non era più sindacalista gli ha permesso di maturare i 36 mesi necessari a comprare dall’Ente Enpaia l’appartamento con lo sconto del 30 per cento, scontistica, come emerso dalle delibere, dedicata solo agli inquilini residenti in quell’immobile da 36 mesi.

La promessa di trasparenza

In un’intervista al quotidiano Libero, pubblicata subito dopo i nostri articoli di febbraio, Durigon aveva promesso trasparenza seppure dietro un’azione legale nei nostri confronti: «I documenti li potrà trovare allegati alle querele per diffamazione che i miei legali stanno preparando in questo momento. Lì c’è tutto: il mio accordo privato con l’Ugl, il sindacato al quale appartenevo e che pagava l’affitto della mia casa, e i bonifici che ho effettuato a suo beneficio per rimborsarlo. È tutto a disposizione della magistratura affinché tuteli la mia onorabilità: qui non ci sono né scandali né reati».

La querela non è mai arrivata. La lettera inviata dal suo avvocato è una diffida che è cosa ben diversa. Alla procura di Roma, che indaga da mesi sull’affare Enpaia-Durigon-Ugl, non risultano depositati né bonifici né scritture private che confermino la versione del sottosegretario. E nella missiva ricevuta da Domani c’è la conferma che questi atti non li produrrà mai, nonostante l’annuncio di febbraio: «Viene da chiedersi a che titolo Domani pretenda l’ostensione dei movimenti bancari del Sen. Durigon! Giova, infatti, rammentare che l’assetto di reciproci interessi e accordi che regolamenta i rapporti tra Ugl e il Sen. Durigon (che peraltro, all’epoca dei fatti, non era neppure parlamentare) è affar proprio dei suddetti, e di nessun altro».

Per essere chiari. Domani non pretendeva alcunché, perché ha le prove di ciò che ha scritto e le ha anche pubblicate. La pubblicità dei bonifici e degli accordi con Ugl è opera del sottosegretario, che l’ha dichiarato in tutti i modi possibili. Una giravolta che alimenta ulteriori dubbi sul conflitto di interessi. Perché una cosa è certa: se un sindacato paga l’affitto al sottosegretario al Lavoro, magari non sarà reato, di certo è inopportuno e non è solo «affare proprio dei suddetti e di nessun altro», come scrive l’avvocato di Durigon. La questione ha una rilevanza pubblica, che i giornalisti non possono ignorare.

Nella diffida l’avvocato del sottosegretario contesta quasi un anno di articoli: dal primo febbraio 2023, quello del primo scoop sulla casa acquistata a prezzo scontato dalla fondazione Enpaia (l’ente di previdenza degli addetti dell’agricoltura), all’ultimo di novembre scorso sui lavori pagati dall’Ente per ristrutturare casa Durigon. Nell’inchiesta abbiamo raccontato della compravendita dell’immobile in una zona esclusiva di Roma pagato meno di mezzo milione di euro, per una casa di 170 metri quadri, con ampio terrazzo e box auto. In quella zona una metratura del genere può costare fino al doppio.

© Riproduzione riservata