Domenica 27 febbraio. Non sono passati che pochi giorni dall’aggressione russa all’Ucraina che il cancelliere federale Olaf Scholz va al Bundestag e pronuncia un discorso che tutti i commentatori definiscono “storico”. Annuncia una Zeitenwende, una svolta per la Germania e per l’Europa. L’invasione dell’Ucraina voluta dal presidente russo Vladimir Putin è destinata a imprimere una nuova svolta nella storia del Vecchio continente.

In questa puntata dei Barbari, proviamo a delineare la prospettiva tedesca sul conflitto. Proviamo a capire cos’è successo nella politica tedesca in questi ultimi due mesi e mezzo e a ragionare sul profondo legame tra Germania e Russia. La puntata può essere ascoltata direttamente qui o su tutti i social dei Barbari.

La guerra ci ha colto impreparati. Lo ammettiamo sin dall’inizio: pensavamo che Putin non attaccasse. Veronica Cirillo che ha parlato e ha intervistato l’attivista russa Maria Kuznetsova racconta come lei stessa abbia confidato di essere stata del tutto sorpresa dalla sortita delle forze di Mosca. Quando, il 24 febbraio scorso, il suo cellulare è quasi impazzito per le tante chiamate e messaggi ricevuti, non riusciva a credere a quello che stava avvenendo.

Chi ha capito subito quello che stava accadendo è stato il cancelliere tedesco che al Bundestag ha immediatamente assicurato sostegno, anche militare, all’Ucraina, ma anche una svolta nella politica interna. «Il mondo di domani non assomiglierà a quello di ieri» ha ripetuto Scholz, che ha promesso un fondo straordinario, pari a circa 100 miliardi di euro, per la Bundeswehr, l’esercito tedesco. Una decisione importante di cui cerchiamo di comprendere la reale portata e le possibili conseguenze.

Ma da quel momento in poi Scholz sembra essersi perso. Non riesce più a dettare l’agenda, si fa trascinare e la Germania torna nell’occhio del ciclone: l’accusa è di fare troppo poco per aiutare gli ucraini, di incertezze inaccettabili di fronte all’aggressione russa.

Per settimane si apre un dibattito sulla presunta indisponibilità tedesca ad inviare armi cosiddette “pesanti” per sostenere la resistenza. Intanto arriva anche un caso diplomatico: il presidente federale Frank-Walter Steinmeier annuncia che non andrà a Kiev, dove avrebbe dovuto recarsi insieme al Presidente polacco e ai colleghi delle Repubbliche baltiche.

A Kiev sembra non abbiano gradito le politiche di Steinmeier quando era ministro degli Esteri del governo di Angela Merkel, considerate troppo “morbide” verso il Cremlino. Lo schiaffo è forte e lo stesso Scholz decide di non recarsi più a Kiev.

Incomprensioni e accuse delle ultime settimane non impediscono, però, a Scholz di mantenere chiara la sua impostazione: sostegno pieno alla resistenza d’intesa con gli altri alleati della Nato e dell’Unione europea e necessità di evitare un allargamento del conflitto. Anche su questo, proviamo a capire quello che potrebbe succedere nelle prossime settimane.


 

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