Il rapporto dell’intelligence Usa sui 300 milioni di dollari spesi dalla Russia per influenzare partiti e candidati politici in 24 paesi ha avuto l’effetto di una scossa elettrica sulla coalizione di centrodestra. Ma mentre la Lega ha innalzato subito un muro di difesa, Fratelli d’Italia si muove con circospetta prudenza, come se non si fidasse dei suoi alleati o volesse approfittarne per squalificare definitivamente un potenziale concorrente interno.

Le reazioni

La notizia del rapporto è stata pubblicata martedì sera dal Washington Post e mentre l’inchiostro delle pagine doveva, metaforicamente, ancora asciugarsi, il segretario della Lega Matteo Salvini già minacciava querele a chi avesse associato il nome del suo partito ai finanziamenti russi. «Penso che stiamo parlando del nulla, di aria fritta – ha detto Salvini ieri mattina – Non abbiamo mai chiesto né preso dollari, rubli, dinari, marchi tedeschi o franchi francesi». La giornata è proseguita con un fuoco di fila di esponenti leghisti, uno più netto dell’altro nello smentire qualsiasi versamento dal Cremlino e nell’assicurare conseguenze legali a chi lo avesse ipotizzato.

Dagli alleati di Fratelli d’Italia, però, arriva soprattutto un grande silenzio imbarazzato. Quando a Giorgia Meloni hanno chiesto se teme che la Lega potesse essere nella lista dei partiti finanziati dal Cremlino lei ha risposto con un flebile «non penso». Altrettanto indicativo il comportamento di uno dei suoi più importanti consiglieri, Guido Crosetto, che al mattino scrive su Twitter che chi riceve denaro da potenze straniere è colpevole di «alto tradimento» salvo poi cancellare il messaggio. Ma da internet è quasi impossibile cancellare qualcosa e se il messaggio è scomparso, rimane l’impressione che nemmeno Crosetto si fidi completamente dei suoi alleati.

Il ruolo del Copasir

Eppure Fratelli d’Italia sarebbe in una posizione eccellente per coprire la Lega. In quanto unico partito di opposizione al governo Draghi, FdI presiede il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il famoso Copasir che ha la delega alla supervisione dell’intelligence. Inoltre, caso vuole che proprio in questi giorni il presidente Adolfo Urso si trovi in visita negli Stati Uniti, dove ha avuto modo di parlare con i suoi omologhi statunitensi e raccogliere informazioni di prima mano sul rapporto.

Dai suoi colloqui con funzionari dei servizi italiani e con i senatori del “Copasir americano”, Urso è giunto alla conclusione che «in questi dossier non ci sono notizie che riguardano l’Italia», salvo poi aggiungere «ma le cose possono sempre cambiare». Una frase che di certo non ha tranquillizzato i leghisti.

Urso ha raccontato anche di un suo colloquio con l’ex ambasciatore statunitense alla Nato Kurt Volker che, racconta, gli avrebbe consegnato un «biglietto» in cui sarebbe scritto che «Fratelli d’Italia ha zero collegamenti con Mosca». Ieri, il quotidiano Repubblica aveva attribuito proprio a Volker un’accusa esplicita a Fratelli d’Italia. Inoltre, Urso dice che dalle numerose conversazioni che ha avuto negli ultimi giorni risulterebbe che gli Stati Uniti considerano Fratelli d’Italia «pienamente affidabile». Nota bene: non la coalizione di centrodestra in generale, ma proprio il partito di Meloni.

Passaggi formali

Di certo Urso non vuole dare l’impressione di sottovalutare la vicenda, come invece fanno i leghisti che già ipotizzano transatlantici complotti a orologeria per danneggiare la loro campagna elettorale. Venerdì ha convocato in audizione al Copasir Franco Gabrielli, sottosegretario con delega ai servizi segreti. Ancora ieri sera, ribadiva di nuovo che anche se al momento non ci sono partiti italiani nel rapporto, si tratta di «informazioni parziali».

La solerzia nel prendere sul serio il rapporto e nel convocare Gabrielli è appena stemperata dal fatto che Urso ha ricordato che tanto Fratelli d’Italia quanto la Lega hanno sempre votato insieme al governo su sanzioni e crisi ucraina. Ma Salvini non ha gradito comunque. Quando gli hanno domandato cosa pensasse della convocazione del Copasir ha risposto con un gelido «facciano come credono».

A meno di clamorose rivelazioni è improbabile che Meloni e Fratelli d’Italia decidano di affondare il colpo. Ma che qualcuno si stia occupando di bruciare, forse definitivamente, le possibilità di Salvini di guidare il governo, deve averle strappato almeno un piccolo sorriso.

 

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