Il Whashington Post martedì ha rivelato che la Russia avrebbe segretamente finanziato per almeno 300 milioni di dollari partiti e candidati politici stranieri in più di due dozzine di paesi dal 2014 nel tentativo di influenzare la politica. Il quotidiano statunitense cita un documento dei servizi segreti commissionato quest’estate dall'amministrazione del presidente degli Stati uniti Joe Biden che spiega come Mosca abbia pianificato di di spendere altre centinaia di milioni di dollari nella sua campagna segreta per indebolire i sistemi democratici e promuovere le forze politiche di tutto il mondo viste come allineate con gli interessi del Cremlino.

Il presidente del Copasir Adolfo Urso ha detto di essersi confrontato con i servizi italiani: «Mi sono confrontato con l'Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Franco Gabrielli» sul rapporto «e al momento non esistono notizie che ci sia l'Italia» tra i paesi coinvolti. Palazzo Chigi non commenta, a quanto risulta a Domani non avrebbe ancora informazioni di dettaglio. Venerdì alle 9, su istanza del Pd, il Copasir ha convocato in audizione Gabrielli per avere chiarimenti sul caso. 

I nomi

Un alto funzionario statunitense ha spiegato alla stampa che il governo ha deciso di declassificare alcuni dei risultati del file nel tentativo di contrastare le influenze del presidente russo Vladimir Putin nei sistemi politici nei paesi europei, Africa e altri.  Negli schemi di finanziamento sarebbero stati coinvolti i due oligarchi Yevgeniy Prigozhin e Aleksandr Babakov. Nessun nome di stati coinvolti e di politici è stato fatto, ma gli Usa hanno inviato il report al oltre cento delle loro ambasciate.

Lega

Nel passato della Lega pesa il caso del Metropol, quando Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini, come rivelato dall’Espresso nel 2019 trattò per un finanziamento da parte di Mosca attraverso una partita di gasolio da vendere alla compagnia italiana Eni.

Matteo Salvini si è a più riprese dimostrato amichevole con il Cremlino e negli anni passati, quando non ricopriva incarichi di governo, ha personalmente incontrato Vladimir Putin con la mediazione di Claudio D’Amico, oggi consigliere leghista a Sesto San Giovanni e in rapporti d’affari con Mosca.

L’ultimo capitolo che ha fatto discutere sono stati il mancato viaggio a Mosca che il leader della Lega stava organizzando a maggio con il consulente Antonio Capuano e gli incontri con l’ambasciatore russo Sergej Razov senza avvisare Palazzo Chigi. Di fronte a queste circostanze, dopo le rivelazioni di Washington il leader della Lega ha immediatamente minacciato querele: «L’unica certezza è che a incassare denaro dal Cremlino è stato prima il Partito Comunista Italiano e in epoca recente la Repubblica (il quotidiano) che per anni ha allegato la rivista “Russia Oggi”».

La Lega «ha dato mandato ai propri legali di querelare chiunque citi impropriamente il partito e Matteo Salvini come è già accaduto in alcuni contesti televisivi con particolare riferimento al sindaco del Pd Matteo Ricci. Non saranno più tollerate falsità e insinuazioni: ora basta», recita una nota del partito divulgata mercoledì sera.

Il leader della Lega intervistato da Rtl dice di non aver ricevuto denaro: «Mai presi rubli, euro o altro». Da Mosca, ha detto, «ho portato solo una cosa di Masha e Orso per mia figlia».

Fratelli d’Italia

«Ora il ritornello costante è che anche Fratelli d'Italia abbia ricevuto qualche aiuto», ha detto a Repubblica Kurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato col presidente Bush e inviato speciale per l'Ucraina con Trump: «Sapevamo da anni che i russi spendono per influenzare le elezioni in tutto l'Occidente. Cercano di promuovere la divisione nelle nostre società e fra i nostri paesi. Questi 300 milioni non hanno fruttato molto, però hanno migliorato le prospettive di alcuni partiti, come quello di Le Pen in Francia e Fratelli d'Italia da voi». Per il fondatore del partito di Giorgia Meloni Guido Crosetto ricevere soldi da Putin è «alto tradimento». Meloni a Radio 24 ha detto sui soldi che «penso che non risulterà, sono mesi che sentiamo dire cose e poi non c'è niente».

Il Copasir

In questa situazione, il Pd torna a chiedere l’intervento del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che opera in Parlamento. Il segretario del Pd Enrico Letta lo ha sottolineato con un tweet: «Gli italiani devono sapere i nomi prima del voto».

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