Il fantomatico “sondaggio” lanciato dalla capogruppo socialista nell’Europarlamento, la spagnola Iratxe García Pérez, per discutere il cambio di nome – sì insomma, la potenziale bomba lanciata sul Pd a guida Elly Schlein – è quasi certamente destinato a morte politica, e sicuramente procrastinato di un mese: non scade più questo venerdì.

C’è quindi adesso tutto il tempo necessario perché la segreteria dem possa svolgere la sua ridda di trasferte e incontri a Bruxelles: Schlein a fine maggio, il responsabile Europa Beppe Provenzano la settimana prima.

Anche se disinnescata, la bomba resta tale: piazzata lì con disinvoltura dalla fedelissima di Pedro Sánchez, che almeno dagli ultimi tempi di presidenza di David Sassoli è andata in rotta di collisione con la delegazione italiana.

Ora Schlein dovrà ricostruire il campo, anche in Europa: le elezioni Ue 2024 sono il suo primo grande test elettorale, e a Bruxelles serve una strategia.

La bomba del nome

Il presupposto è che nel 2009 il gruppo del centrosinistra ha cambiato nome – da socialista, a socialista e democratico (S&D) – proprio per assecondare le componenti più centriste dell’allora neonato Pd.

Non una scelta dove ci si conta, quindi, ma una decisione perché ci si accorda: la condizione per un ingresso sereno dei dem italiani. Eppure il 4 maggio filtra la notizia che la capogruppo socialista sta lanciando un sondaggio, per valutare se rientrare al nome originario – perfettamente aderente del resto con l’etichetta del partito socialista spagnolo. «Pare che Schlein sarebbe d’accordo», buttano lì i bollettini brussellesi, e del resto questo dev’essere il ragionamento che García Pérez dà in pasto alle cronache: se Schlein sposta il partito a sinistra, allora il cambio di nome le andrà bene…

Il punto è che intanto la notizia del cambio di nome manda in fibrillazione eurodeputati e dem in generale. Al momento la delegazione italiana, guidata da Brando Benifei, è tutta composta da eurodeputati che avevano sostenuto Stefano Bonaccini alle primarie, tranne una eletta, Camilla Laureti. L’intero partito risente della fibrillazione, tantopiù che proprio in quei giorni un po’ di transfughi hanno provato a mandarlo in tilt.

E allora ecco Schlein rassicurare, ecco Provenzano che venerdì scorso si collega con gli eurodeputati nostrani. Resta da capire come sia venuto in mente alla capogruppo spagnola di fare un tiro simile.

La dinamica della collisione

La versione di Iratxe García Pérez è che del tema del cambio del nome si sia discusso «in alcuni incontri del bureau»; del bureau fa parte da vicepresidente Elisabetta Gualmini, che perora le aperture al centro e guarda all’Emilia-Romagna, anche se è improbabile che un partito slittato a sinistra la sostenga. A ogni modo se si chiede allo staff di García Pérez di quale riunione di bureau si parli, la risposta è quantomai vaga: «Negli scorsi mesi».

E poi il sondaggio è stato lanciato. Pubblicamente. Una bomba politica, appunto. Le tensioni tra la leader del gruppo e gli italiani sono nate col tempo: all’inizio, anzi, una guida spagnola e una alleanza con i piddini era vista come una buona leva per spostare l’asse del gruppo dall’Europa del nord a quella meridionale.

Ma sul finire della presidenza dell’Europarlamento di David Sassoli, delusione e crisi si sono consumate: García Pérez non ne ha davvero propugnato la rielezione, ha presto mollato il colpo, preferendo non rinunciare ai buoni rapporti col gruppo popolare.

Poi Sassoli è venuto a mancare, e con lui anche un cervello politico importante per delegazione e gruppo. Intanto la capogruppo spagnola ha continuato a farsi rubare le carte: alle elezioni di metà mandato di gennaio 2022, non solo ha sostenuto una presidente – Roberta Metsola – eletta con un’alleanza tattica tra Ppe e conservatori di Meloni, ma non ha incassato neppure il segretario dell’Europarlamento, come qualcuno aveva sperato.

L’accordo e il 2024

Se il Pd a guida Schlein avrà un buon risultato alle europee, i rapporti di forza tra le due delegazioni si potrebbero invertire: tra Roma e Bruxelles c’è chi sogna di diventare la prima delegazione. E García Pérez? Con le elezioni previste in Spagna, cosa dice dei gossip politici strasburghesi, che la vedono rientrare nell’agone nazionale? Intervistata, sul punto lei risponde – con gli occhi languidi – che «a qualcuno piacerebbe». E non molla.

Intanto però c’è la bomba del sondaggio da gestire. Pare che nel bureau, oltre all’italiana, anche le vicepresidenze tedesca, svedese e maltese abbiano scritto alla capogruppo spagnola per criticare le modalità dell’operazione sondaggio.

Schivata già l’ipotesi della pubblicazione dei risultati, questo mercoledì il gruppo ha anche deciso di spostare la scadenza di un mese. Intanto a fine maggio prima Provenzano, poi Schlein, planeranno a Bruxelles; per risolvere impicci come questo e soprattutto, per costruire il campo in vista delle europee.

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