Sono fioccate le critiche a Israele martedì al parlamento europeo. Incendiarie a volte, più pacate e bilanciate in altri casi, tanto da far pensare che siano rimasti pochi in Europa a difendere la condotta della guerra a Gaza da parte dello stato ebraico. Ciò testimonia come la maggior parte dei politici e delle opinioni pubbliche europee condannino la «sproporzionalità» della risposta israeliana all’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas.

Numerosi poi gli appelli a un cessate il fuoco permanente, che permettano l’entrata di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, che, come molti europarlamentari hanno ricordato alla sessione plenaria, stanno morendo di stenti, oltre che sotto le bombe.

In mezzo alle numerose critiche e accuse a Israele, pur ricordando il dramma degli ostaggi e il diritto alla propria difesa, molti hanno evocato la soluzione dei due stati, che peraltro è la posizione dell’Europa e della maggioranza degli stati membri. «Dobbiamo continuare a chiedere il cessate il fuoco immediato che permetta ai civili di ricevere assistenza umanitaria e di iniziare a costruire il futuro per i due popoli», ha dichiarato Alessandra Moretti del Partito democratico.

Il parlamento europeo aveva già votato in gennaio una risoluzione chiedendo il cessate il fuoco permanente, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e lo smantellamento di Hamas da Gaza. In vari interventi, ci sono state pesanti critiche alla presunta inerzia della Ue, sia sul fronte diplomatico che su quello umanitario. «Non abbiamo visto molta azione da parte della Ue per arginare azioni estreme del governo israeliano e quasi nulla per sostenere soluzione due stati. Sono stati fatti pochi passi avanti», ha detto la deputata olandese del gruppo centrista Renew Europe Sophia in ’t Veld.

La commissione europea ha risposto alle critiche degli europarlamentari per bocca del commissario per la gestione delle crisi Janez Lenarčič.

«La Ue non se ne sta con le mani in mano, fa quello che può nei suoi poteri», ha ribattuto Lenarčič, ricordando che le istituzioni europee sono in procinto di erogare altri 135 milioni per Gaza e i territori Occupati e che la Ue ha sollecitato più volte Israele al rispetto del diritto umanitario, alla proporzionalità della risposta e all’apertura di ulteriori valichi per l’accesso di aiuti nella Striscia.

Il nodo Unrwa

La questione dell’agenzia della Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, ha poi tenuto banco in molti interventi. Alla fine di gennaio, Israele ha accusato 12 dipendenti dell’agenzia di aver partecipato all’attacco di Hamas. Inoltre, ha affermato di avere le prove che circa il 10 per cento dello staff dell’agenzia è affiliato all’organizzazione. Il capo dell’agenzia Philippe Lazzarini ha risposto a queste accuse licenziando in tronco 9 di questi dipendenti, dichiarando di aver proceduto al licenziamento senza aver raccolto prove su queste accuse, ribaltando le procedure normalmente seguite in casi di questo tipo.

In gennaio, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha definito le accuse israeliane come altamente credibili. Successivamente, la posizione americana è apparsa più sfumata. Un rapporto dell’intelligence Usa, di cui ha dato notizia il Wall Street Journal, definisce le accuse ai singoli credibili, ma non verificabili e ha espresso seri dubbi sui legami più profondi tra Hamas e Unrwa.

In seguito a queste accuse 18 paesi hanno interrotto i finanziamenti all’agenzia, che ora si trova a centellinare ogni dollaro per continuare il lavoro di assistenza alla popolazione palestinese dell’enclave. Il buco di bilancio ammonta a 450 milioni di dollari, poco più della metà del proprio budget, proprio quando si trova ad affrontare la crisi umanitaria più grande della sua storia.

«Unrwa ha già preso i dovuti provvedimenti contro gli operatori accusati di aver preso parte agli attacchi del 7 ottobre. Se non riuscirà a garantire l’assistenza umanitaria che fornisce da 75 anni, la catastrofe sarà totale» ha detto Laura Ferrara, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Il commissario Lenarčič ha detto all’emiciclo che la Ue non ha ricevuto ancora prove che corroborino le accuse di Israele e che il ruolo che Unrwa svolge ora a Gaza è insostituibile, non potendolo svolgere nessun’altra organizzazione umanitaria al suo posto.

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