Uno degli ultimi baluardi della diversità grillina rispetto alla casta dei partiti sta per cadere. L'assegno di fine mandato che spetta a deputati e senatori uscenti non sarà restituito allo stato o donato a progetti di pubblica utilità, ma resterà in tasca ai parlamentari per l'80 per cento.

Modifiche, delle quali si parla da tempo, che trovano spazio nel regolamento e nella proposta di revisione del codice etico, ma le trasformazioni non riguardano soltanto il trattamento economico. Ma cosa racconta il nuovo corso?

Uno scontro all'interno del movimento e la nuova linea dettata da Giuseppe Conte che vuole blindare gli ex e costruire un partito di fedelissimi.

A immagine e somiglianza

Prima degli aspetti economici all'interno della proposta di modifica del codice etico, che Domani ha letto, ci sono anche riferimenti alla strategia comunicativa e agli obblighi ai quali devono attenersi i candidati del M5s. Mentre prima il tutto veniva gestito secondo le linee guida emesse dai responsabili della comunicazione, adesso la strategia viene elaborata da Conte o dai suoi delegati.

Tra gli obblighi degli eletti c'è quello di attenersi all'indirizzo politico del M5s così come determinato dal presidente rispettando i documenti o ogni altra decisione assunta dagli organismi associativi. Il presidente decide i responsabili della comunicazione che coordinano la partecipazione ai programmi televisivi, si ratifica l'addio alla piattaforma Rousseau come principale forma mezzo di comunicazione.

Il primo riferimento ai soldi prevede di erogare un contributo economico alle spese di funzionamento dell'associazione M5s nelle forme e nei modi da determinarsi con apposito regolamento. La declinazione di questo assunto dovrebbe prevedere una restituzione di 2500 al mese, di questi 2 mila euro andranno all'associazione e altri 500, invece, saranno destinati alla collettività attraverso un conto intestato all'associazione.

Il secondo richiamo ai soldi prevede la cancellazione dell'obbligo di ogni eletto di rinunciare al trattamento pensionistico privilegiato, all'assegno di fine mandato, a doppie indennità e doppi rimborsi.

La bozza di revisione del codice etico propone la rinuncia al trattamento pensionistico non basato sul metodo contributivo e, questa è l'altra novità, di destinare parte dell'assegno di fine mandato e di eventuali indennità nella misura che sarà determinata dall'apposito regolamento sul trattamento economico.

La previsione è di lasciare il 25 per cento delle indennità aggiuntive all'eletto, a differenza di quanto accaduto fino ad ora, si pensi all'ex presidente della Camera Roberto Fico che ha rinunciato a tutte le indennità, mentre la restante parte andrà all'associazione M5s.

«Da presidente della Camera ho rinunciato a 300 mila euro di indennità di carica in poco meno di cinque anni, cui si aggiungono 130mila euro cui ho rinunciato da presidente della Vigilanza Rai» ha ricordato Roberto Fico nei giorni della polemica per la sua scelta di avvalersi di ufficio e staff riservati agli ex presidenti della Camera.

Lo scontro

Per quanto riguarda l'assegno di fine mandato, a differenza degli obblighi attuali, l'80 per cento dovrebbe finire in tasca al parlamentare uscente e il 20 per cento andare all'associazione, si parla di 43 mila euro netti per ogni legislatura, cifra che raddoppia per chi ha appena concluso il decennio di mandato parlamentare.

Novità che nei prossimi giorni potrebbero essere sottoposte al voto della rete, sarà la base a decidere visto che nel comitato di garanzia si è consumato uno scontro, una distanza di posizioni che gira attorno ai soldi e all'indennità di fine mandato.

Da una parte chi, con le nuove regole, potrebbe incassare buona parte della liquidazione (quasi 90 mila euro per due mandati), gli uscenti Roberto Fico e Laura Bottici, e dall'altra Virginia Raggi, ex sindaca di Roma.

Il duello, che si consuma attorno alle novità economiche in discussione, anticipate dall'Adnkronos nei giorni scorsi, racconta due idee di movimento, quello della prima e ora e quello che somiglia ai partiti tradizionali, per anni criticati e bollati come 'casta'.

Abbiamo chiesto a Roberto Fico un commento sulle nuove regole visto che l’ex presidente della Camera è nel movimento fin dall’inizio, ma non ha risposto alle nostre domande neanche sulla revisione dell’assegno di fine mandato che lo riguarda da vicino. 

È la fine di un'era per il M5s, «servono soldi» per fare politica sembra il nuovo mantra con buona pace delle promesse e dell'intransigenza di un tempo.

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