C’è qualcosa di interessante nel cellulare dell'avvocato Giulia Martinelli, un passato da compagna di Matteo Salvini e un presente da capo della segreteria del presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, se nel giro di ventiquattro ore due procure hanno deciso di acquisire i dati contenuti nella memoria dell’apparecchio. Il suo telefonino, infatti, è stato prima perquisito dalla procura di Pavia (ieri) e poi da quella di Milano (oggi). Al momento non risulta essere indagata. Ci vorrà tempo per esaminare chat e messaggi del suo cellulare e forse se ne saprà qualcosa in più di questa curiosa doppia acquisizione.

Di certo c’è stata un'accelerazione, a chiusura della tornata elettorale, delle indagini coordinate da queste procure su due questioni che incrociano la Regione Lombardia, i suoi vertici, e le sue partecipate. Tutte partono, però, da sospetti sulla gestione dell’emergenza Covid-19. 

I pm di Pavia stanno indagando sull'accordo in esclusiva tra Fondazione Istituto San Matteo e la Diasorin per sviluppare un test sierologico per cercare tracce del virus nel sangue, e ieri hanno dato ordine alla Guardia di Finanza di perquisire anche lo smartphone di Fontana oltre a quello di Martinelli, capo della sua segreteria, e quelli di altri manager, medici nonché dell'assessore al Welfare Giulio Gallera, non indagato al momento così come il presidente Fontana.

Oggi, invece, è stato il turno dei magistrati milanesi che sono tornati a bussare sempre a casa del governatore lombardo. Questa volta, però, erano alla ricerca delle informazioni contenute nel cellulare della moglie, Roberta Dini. Ovvero la socia di minoranza della Dama spa, l'azienda di Varese conosciuta per il marchio d’abbigliamento Paul & Shark, che avrebbe dovuto fornire alla società pubblica Aria – la centrale acquisti della regionale lombarda - circa 75 mila camici e altri dispositivi medici di protezione da destinare agli ospedali. Una fornitura dietro alla quale si sospetta una frode, ipotesi di reato per il quale è indagato il governatore lombardo mentre sia il cognato Andrea Dini, l'azionista di maggioranza di Dama, sia l'ex direttore generale di Aria, Filippo Bongiovanni, e il suo braccio destro sono sotto indagine per turbativa nel procedimento di scelta del contraente. I cellulari di questi ultimi due manager sono stati perquisiti anche oggi insieme a quelli dell'assessore regionale Raffaele Cattaneo e di altri personaggi in qualche modo legati alla vicenda.

Per gli inquirenti si tratta di una normale attività di riscontro di informazioni ottenute grazie agli interrogatori già fatti e delle chat contenute nel cellulare di Andrea Dini, il proprietario di Dama. E oggi lo stesso Fontana, in visita a Lodi per ricordare l'epicentro italiano della pandemia Covid, ha scherzato su questo sequestro, cercando di minimizzare la situazione.

Ma ha anche sottolineato che l'attività di acquisizione abbia avuto modalità fin troppo invasive, facendo eco al suo avvocato che ieri aveva parlato di atto incostituzionale con il quale era stato copiato tutto il contenuto del suo telefono, e non solo le parti interessanti per l'indagine pavese. «Il mio avvocato faceva riferimento al fatto che io evidentemente ho delle chat con parlamentari, ministri, uomini politici che evidentemente mi rivelano della cose che magari è meglio che rimangano tra di noi», ha detto Fontana, preannunciando un ricorso al Tribunale del Riesame.

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