Donne madri, che non bevono «per darsi un tono» e non sono necessarie nemmeno per discutere un tema delicato e identitario del genere femminile come l’aborto. I palinsesti di Rai 1 e Rai 2 giovedì hanno dettato nuovi standard di sovranismo, con tre gol uno appresso all’altro per le direzioni day time, approfondimento e del Tg2.

Ad aprire le danze, almeno in termini cronologici, è stato La volta buona di Caterina Balivo, programma di punta del pomeriggio di Rai 1: l’ospite Costanza Miriano ha spiegato senza fare un plissé che «la natura prevede che i figli vengano da un maschio e da una femmina» e vogliono crescere «col padre e con la madre». La giornalista di Rai Vaticano – e autrice di un volume dall’inequivocabile titolo Sposati e sii sottomessa – è nota per le sue posizioni integraliste, che adesso ha potuto portare anche nel salotto di Balivo in uno dei programmi su cui la nuova Rai targata Giorgia Meloni punta di più.

La premier ha spiegato giusto giovedì di credere nella libertà di stampa, ma, anche se l’affermazione non fosse in conflitto con le azioni sue e del suo governo nei confronti di tanti giornalisti, senz’altro ha già deciso di utilizzare la televisione pubblica come mezzo d’elezione per offrire ai telespettatori un unico nuovo modello culturale. D’altronde, lei e i suoi colonnelli addetti alla cultura hanno sempre proposto la via del «riequilibrio».

E allora «contronarrazione» sia, e al Tg2 Post ci si perde per due minuti e mezzo in voli pindarici sulle donne e il vino. A dare il la una domanda del conduttore Luciano Ghelfi, che chiede alla scrittrice Antonella Boralevi se finalmente il vino sia diventato anche «cosa da donna». Apriti cielo, dalla storia del fiasco che è diventato bottiglia alla raccomandazione alle telespettatrici di non «bere per darsi un tono» perché le donne – «forse è nel dna» – «non si sentono all’altezza degli uomini».

E allora però «mai bere sole a casa», conclude la scrittrice. «Un’affermazione su cui possiamo essere tutti d’accordo», tenta di salvare il salvabile Ghelfi, salvo essere interrotto dal dottor Giorgio Calabrese che spiega come effettivamente le donne hanno meno enzimi per assorbire l’alcol e quindi è giusto che bevano di meno. Ma il tocco di classe arriva subito dopo dal sommelier Alessandro Scorsone: «Il vino è uno straordinario mezzo per conquistare, ecco perché alle donne piace sempre quando gli viene servito un calice».

Il caso Vespa

Rai 1 in seconda serata riesce però a fare addirittura di meglio. Galeotto fu Porta a porta, dove Bruno Vespa si è ritrovato a discutere di interruzioni di gravidanza con altri sei uomini. Lo screenshot con la grafica della scritta “Aborto” in sovrimpressione al tavolo presidiato solo da maschi ha fatto il giro dei social. Ieri però la replica diffusa dalla redazione non ha contribuito a migliorare la situazione, anzi: «Gli inviti per la trasmissione politica di giovedì 18 aprile sono stati fatti nei giorni precedenti al manifestarsi della polemica. Essendo prevista la presenza del Partito democratico, avevamo invitato tre donne parlamentari del Pd (sostituite alla fine dall’onorevole Alessandro Zan per la loro indisponibilità) e una direttrice di giornale, anch’essa indisponibile».

Insomma, si sarebbe cercato di mettere una pezza a una circostanza provocata dalla mancanza di disponibilità delle invitate. Ma non basta. Nella nota si specifica anche che l’emendamento era solo uno dei temi trattati, come se per parlare di altri temi non ci fosse bisogno di presenza femminile in studio.

«In ogni caso l’aborto è stato solo uno degli otto temi trattati nella trasmissione di ieri. Gli altri sette erano la guerra, Meloni a Bruxelles, il ricorso al governo contro l’Emilia-Romagna sul fine vita, la discussione sulla foto di Berlinguer nella tessera del Pd, il 5 in condotta e i sondaggi preelettorali». Dure le critiche delle opposizioni, mentre in serata si è espressa anche la presidente Rai Marinella Soldi, che ha scritto a Bruno Vespa per richiamarlo «al ruolo fondamentale del servizio pubblico in particolare su un tema così sensibile e che chiama in causa direttamente il corpo delle donne».

Si è fatta attendere pochissimo la replica del conduttore, che punta sui meriti del passato: «Non può essere insensibile alle presenze femminili chi da direttore del Tg1 affidò a tre donne la conduzione delle 13.30», ha detto Vespa, che ha scaricato la colpa sulla scarsa presenza femminile in parlamento. «Ci sono soltanto 5 donne (Pd e M5s) su 18 presidenti, vicepresidenti e presidenti dei gruppi parlamentari dei primi 5 partiti. In ogni caso faremo il possibile per garantire alle donne il ruolo che meritano».

© Riproduzione riservata