L’alternativa c’è, la corrente di ex grillini che a inizio anno ha detto addio al Movimento per fondare un partito più fedele ai principi originari di Beppe Grillo, lancia una campagna per raccogliere nuove adesioni. E spera in una mano da parte di Alessandro Di Battista.

La forza fondata al Senato da Mattia Crucioli e alla Camera da Pino Cabras è stata all’opposizione di quello che i membri del movimento chiamano «sistema bipolare in cui sinistra e destra fanno finta di essere diverse ma producono le stesse politiche neoliberiste» (copyright Andrea Colletti, vicepresidente a Montecitorio).

Ac può vantare principalmente un impegno distruttivo di opposizione alla maggioranza draghiana, ma nessuna delle sue istanze ha avuto effetti concreti. È questo uno dei motivi per cui Ac vuole diventare un gruppo parlamentare: «Finché restiamo solo una componente, non possiamo influenzare la calendarizzazione delle nostre proposte», dice Crucioli.

Oggi il gruppo conta quattordici componenti alla Camera e quattro al Senato. Si sono fatti notare con atti parlamentari come l’interrogazione sul Daspo a Stefano Puzzer, il capo dei portuali di Trieste a cui è stato vietato di scendere in piazza a Roma, quella sui fatti di Roma e Trieste rivolta alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese o la gragnuola di interrogazioni stese da Francesco Sapia.

O ancora, per gli interventi in aula del deputato Francesco Forciniti, che la settimana scorsa ha spiegato la propria frustrazione: «Discutiamone e confrontiamoci, se ancora ha un senso tenere in piedi questo parlamento. Altrimenti lo chiudiamo, ce ne andiamo tutti a casa, chiudiamo anche le piazze ai cittadini, ci barrichiamo tutti, ci chiudiamo nelle case e incoroniamo Draghi sultano del Draghistan».

Le origini

Il movimento è nato con la battaglia sul Mes alla fine dello scorso anno. Da allora Ac ha lottato contro sistema del green pass: per bloccarlo ha addirittura presentato un ricorso alla Corte costituzionale per conflitto d’attribuzione. Ai membri è invisa anche la riforma Cartabia, che Ac vorrebbe vedere smantellata.

Ora il gruppo ha messo nel mirino anche il Pnrr: «Ancora non sappiamo nemmeno chi sarà a scegliere i progetti da finanziare», dice Crucioli. A scorrere la pagina Facebook del gruppo, sembra di leggere i post dei parlamentari grillini della scorsa legislatura.

Ricorrono espressioni come “scaldapoltrone”, “censura”, “non ci stiamo”, “succubi del governo”. Vengono “sbugiardati” giornalisti e politici, “venduti” o che “non ne parlano”. Vanno forte anche le polemiche sullo scarso impegno dei parlamentari: peccato che, giusto venerdì scorso, gli emendamenti al decreto green pass di Sapia e Jessica Costanzo, deputati in Commissione affari sociali, siano decaduti per assenza dei presentatori.

Per il momento i successi sono limitati: 17mila seguaci su Facebook, appena 800 su Twitter, e Ac non è nemmeno rilevata dai sondaggi nazionali. Cabras e Crucioli sperano per il futuro in un trasferimento dal gruppo alla Camera dei Cinque stelle, dove c’è da tempo insofferenza.

Improbabile che tutti gli scontenti finiscano in L’alternativa c’è, ma c’è chi sente la mancanza dei valori originari del Movimento e a cui non dispiace il nuovo bipolarismo che propone Ac: al posto di centrodestra e centrosinistra, sistema e antisistema. Il partito si rivolge a «tutti coloro che hanno da perdere con la gestione Draghi», dice Crucioli.

Le istanze

Ac si può genericamente collocare in un universo valoriale di sinistra. Al Senato è una tendenza confermata anche dalle esperienze passate dei membri della componente: Bianca Laura Granato, nota soprattutto per essere entrata in Senato senza esibire il green pass, viene da ambienti sindacali, Luisa Angrisani è strettamente legata a Gemma Guerrini, già consigliera in Campidoglio con posizioni progressiste. Crucioli non vuole però limitare il proprio bacino elettorale.

«Noi vorremmo lanciare un appello per la difesa della costituzione, chi ci sta, ci sta: Italexit (il partito no euro lanciato dal senatore Gianluigi Paragone, ndr), per dire, è spesso associato alla destra estrema, ma condivide molte nostre istanze».

Più variegati i background nel gruppo della Camera, pure composto solo da deputati ex Cinque stelle. Accanto a Colletti, avvocato civilista, c’è Forciniti, anche lui avvocato: nell’intervento più recente che si trova sulla sua pagina Facebook personale parla del “pugno di ferro” che usa il governo. Cabras, invece, è stato analista finanziario e poi giornalista e autore, nel 2008, di un volume intitolato Strategie per una guerra mondiale, dall’11 settembre al delitto Bhutto.

Le sue posizioni di politica estera sono state spesso ragione di imbarazzo per i grillini. Ancora oggi, a rievocare certi suoi interventi in aula, i deputati Cinque stelle sorridono. Nel gruppo c’è pure Alvise Maniero, giovanissimo ex sindaco di Mira, cittadina dalle parti di Venezia. Ha avuto il suo momento di notorietà grazie a una serie di feroci attacchi al Mes.

Diverse fonti parlamentari confermano i contatti con Di Battista, ma l’ex deputato più noto del Movimento continua a tenersi pubblicamente alla larga dalle varie correnti di fuoriusciti del Movimento: dopo aver annunciato la volontà di formare un nuovo partito, tanti avevano sperato di essere tra i suoi prescelti.

Di Battista ha scelto come suo uomo di fiducia Alessio Villarosa, ex sottosegretario all’Economia, che ora porta con sé nel tour appena iniziato per l’Italia. Il sospetto è che Di Battista voglia aspettare ancora un po’ per poi scegliere i volti che lo convincono di più per la sua nuova creatura: per il momento, dunque, Ac dovrà fare a meno di lui.

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