Tina Anselmi di questi tempi va per la maggiore. Fortunatamente non è un bene di consumo. Ciò che ha fatto per il paese resta, sono leggi, sono azioni. Ciò che ha rischiato per la difesa delle istituzioni, in una grande solitudine, salvo rare eccezioni, non si può cancellare.

Prima donna ministra, lei prima in tante cose. Mi raccontava con una lieve nota di rammarico – che non era la sua dimensione tuttavia – : «Non avevano messo in conto che non mi sarei accontentata di fare bella presenza. Eppure mi chiamavano la Mina vagante e non sempre con affetto. Gli uomini spesso ci interpretano secondo i loro schemi che non tengono conto della nostra diversità». 

Ricordava con sottile ironia e con la grazia che aggiungeva autorevolezza alle parole, che gli uomini non capiscono che le donne hanno tanto da fare, basti pensare alla famiglia, figli, parenti, e vogliono viverlo l’amore, pertanto se accettano di fare politica non hanno voglia di perdere tempo. ll pensiero per lei doveva trovare sbocco nel fare.

Ho avuto la fortuna per oltre venti anni, dal 2001, di lavorare con Tina, per Tina e, dalla sua morte nel 2016, di continuare studiando e approfondendo le sue parole – da me conservate in ore e ore di conversazione – di conoscere la sua terra natia la Marca Trevigiana.

Era nata a Castelfranco, abituata a muoversi in bicicletta, crescendo iniziò a dividersi tra la sua casa e Bassano del Grappa, dove era iscritta alle magistrali, prima ancora di diventare, nel settembre del 1944, Gabriella la staffetta in bicicletta: cento chilometri al giorno e una gran fame.

Ho attinto al suo sapere, ho molto ascoltato, porto con me il ritmo della sua voce, che si appannava nel trascorrere degli anni e nell’incalzare della malattia, mentre non si appannava il suo lucido ragionare. Grazie a lei e alla parte della famiglia capitanata dalla sorella Maria Teresa, da suo marito, dalle tre figlie, che per 53 anni hanno vissuto in due case divise da una porta sempre aperta, ho conosciuto quanto Tina dovesse alla sua cultura con profonde radici nel mondo contadino. E vorrei ricordare la signora Maria che si è sempre presa cura di Tina, soprattutto negli ultimi anni della malattia. 

Le mancanze dell’Italia

Il nostro paese ha un debito verso Tina e non vedo scelte che sembrano andare verso il saldo. Vogliamo ricordare che non fu mai nominata senatrice a vita, che la Dc per il suo impegno politico adamantino, nelle elezioni del 1992, le chiese di farsi da parte, per lasciare il suo collegio Venezia–Treviso e andare a sacrificarsi in un collegio senatoriale, Oderzo, dove in quel momento c’era la marea montante della Lega. E non fu eletta.

C’è mai stata qualche volontà seria, di portare avanti il lavoro di Tina presidente della Commissione inquirente sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli, conferitole da un’altra donna, deputata del Pci, prima presidente della Camera?

Furono anni terribili – dall’ottobre del 1981 all’agosto del 1984 – di scoperte atroci, l’altra faccia della luna come diceva lei, quella forza oscura della loggia coperta che s’immergeva e riemergeva quando il tempo le permetteva di operare, grazie a potenti agganci con i servizi segreti che veniva da ridere se non fosse tragico, dire deviati, perché erano devianti come lei ci teneva a precisare.

Accettò ancora una volta per rispondere alla chiamata del paese, con il timore di scoprire, come mi disse, i mandanti occulti del rapimento, dell’assassinio di Aldo Moro e della strage della sua scorta.

Dal 16 aprile del 1978, quando fu nominata ministra della Sanità per oltre un anno e mezzo fino al 1979, varò tre leggi fondamentali, mise mano alla gestione ballerina del commercio dei farmaci, inimicandosi, lei credente, non per comodità elettorali, alcune parti potenti delle gerarchie ecclesiastiche. E i rapporti con quelle gerarchie non migliorarono quando presidente della Commissione sulla loggia  P2 giunse al centro dei troppi affari non chiari, uso un eufemismo, dove erano coinvolti lo Ior e il cardinale Paul Marcinkus.

Le fecero pressione per non andare oltre e lei arrabbiandosi, e battendo la mano sul tavolo disse: «Non ho fatto la resistenza per difendere un qualsiasi cardinale». Infine nel 1982 alcuni commissari, le imposero di non continuare a indagare sui rapporti tra massoneria e mafia, si stava organizzando in Sicilia un’operazione sotto copertura per indagare tali rapporti, le sue mosse avrebbero potuto mandare tutto all’aria.

Rispetto per la memoria

Tina era questa e molte altre cose, aveva rispetto per la memoria, andava nelle scuole per testimoniare, diceva che i ricordi vanno maneggiati con cura. Mi torna in mente quel verso di Ungaretti: la carità feroce del ricordo.

Giorgia Meloni prima ministra, Elly Schlein, segretaria del Pd, hanno fatto riferimento a Tina Anselmi. Il coraggio di Tina può aiutare. Sono questi, tempi inquieti. La nostra democrazia resterà incompiuta, finché non si riuscirà a fare i conti una volta per sempre, con questa memoria distorta sul fascismo.

Diceva Tina: «Mi fa soffrire quando vado nelle scuole e sento a volte sussurrare, ancora l’Anselmi e la sua Shoah!». Giorgia Meloni ha un ruolo fondamentale, dovrebbe affermare pubblicamente e facendolo crescere nelle identità dei suoi ministri e dei suoi iscritti, sintetizzo: il fascismo è stato una dittatura fondata sull’omicidio del deputato Giacomo Matteotti, ha varato le leggi razziali del 1938, si è alleato con Adolf Hitler.

Elly, per fare ciò c’è bisogno di autorevolezza e grazia, gentilezza e fermezza, convergenza con avversari politici e non nemici. Continuando a mettere ordine in ciò che nel partito è un residuato di antichi patteggiamenti, impigriti burocrati, compromessi, porte chiuse.

Non vi hanno sentito arrivare, ora è il momento di obbligarli ad ascoltarvi. Saprete trovare il tempo giusto per riuscire a fare delle parole un mezzo per parlare e ascoltare? Giorgia, Elly, Tina vi avrebbe affidato questo pensiero quale viatico: la politica è organizzare la speranza. E per sperare negli uomini bisogna amarli. 


Durante la loro decennale amicizia Anna Vinci ha raccolto le parole di Tina Anselmi oggi pubblicate in Storia di una passione politica (Chiarelettere), in libreria a partire dal 24 marzo 2023

© Riproduzione riservata