È oggi il giorno in cui il presidente della Camera Roberto Fico inizierà a svolgere l’incarico esplorativo per sondare i partiti della maggioranza del Conte II alla ricerca di un accordo per creare un nuovo esecutivo. È la persona giusta al momento giusto, un uomo del Movimento 5 stelle lo definisce una «figura accogliente, capace di ascolto e confronto»: considerato l’esponente di sinistra dei Cinque stelle, riesce anche a dialogare con franchezza con Leu e Pd grazie ai numerosi contatti tessuti nelle due legislature che ha già trascorso a Montecitorio. Mandare avanti Fico significa anche tagliare fuori dalle trattative Luigi Di Maio.

I primi anni

Fico può infatti vantare un legame di lunghissima data con il fondatore del Movimento Beppe Grillo e un ottimo rapporto con il presidente uscente Giuseppe Conte: è stato il deputato napoletano a fondare uno dei primi meetup, i gruppi di attivisti che hanno rappresentato le origini dei Cinque stelle. “Amici di Beppe Grillo” nasce nel 2005, a guidarlo c’è il Fico trentenne, che viene da una laurea in Scienze della comunicazione ottenuta con una tesi dal titolo Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana.

Dopo la fondazione del Movimento, Fico si lancia subito nell’agone politico candidandosi nel 2010 alla presidenza della Regione Campania e nel 2011 a sindaco di Napoli. «È ambizioso ma non sgomita», dice un collega deputato pentastellato di lungo corso: Fico non perde occasione di candidarsi anche alle parlamentarie del 2012, che si trasformano nel suo biglietto per Roma grazie ai 228 voti che riesce a raccogliere.

I temi per cui combatte sono quelli cari alla sinistra attivista: resta storica la foto che lo ritrae con i capelli lunghi, camicia sbottonata, jeans larghi, giubbotto catarifrangente e volantini in mano davanti a una fontana e un cartello, scritto a mano, su cui si legge «l’acqua di questa fontana deve rimanere pubblica!!!»

Si è espresso a favore di matrimoni e adozioni gay, per lo ius soli e il diritto all’eutanasia. Dopo anni di attivismo, arriva finalmente l’occasione per il salto di qualità. Nel 2013, dopo le elezioni, viene subito proposto come presidente della Camera, ma non ottiene l’incarico.

Diventa però numero uno della commissione Vigilanza Rai, dove durante la legislatura si impegna per la trasparenza dei lavori della Camera ed elabora alcune delle norme poi finite nella Riforma della Rai.

La presidenza

È il 2018 quando, alla quarta votazione, il piano del Movimento va in porto: Roberto Fico è il nuovo presidente della Camera. Il suo primo giorno, fa scalpore la foto del neoeletto a bordo dell’autobus 85: dopo il Frecciarossa da Napoli, uscito da Termini, ignora i taxi e sceglie un bus dell’atac come mezzo per accompagnarlo al suo posto di lavoro.

I più maliziosi sostengono che l’elezione sia la mossa perfetta per sistemare la voce più di sinistra nel Movimento in un ruolo istituzionale che lascia poco spazio ai commenti nel merito delle questioni, soprattutto per posizioni estreme come le sue. È vero però che negli anni Fico si è creato un cerchio di parlamentari vicini a lui: vengono soprattutto dalla componente campana del gruppo pentastellato, che si divide tra chi è al fianco di Di Maio e chi invece si ritrova più nelle battaglie del presidente della Camera. Tra i più fedeli vengono citati Giuseppe Brescia, Dalila Nesci, Riccardo Ricciardi e Luigi Gallo. Sono loro che trasmettono il suo pensiero nei confronti con le altre correnti.

Passa poco tempo e deve già affrontare una grande responsabilità: a lui e alla collega Elisabetta Casellati vengono affidati due incarichi esplorativi gemelli, alla presidente del Senato per sondare una possibile maggioranza formata da Movimento e Centrodestra, a Fico per trovare sintonie tra pentastellati e Centrosinistra. Un compito che paradossalmente in prima battuta ottiene buoni frutti, salvo essere poi boicottato dalla chiusura di Matteo Renzi.

A fine aprile 2018 incappa in un servizio delle Iene a proposito della colf impiegata nella sua casa a Napoli, priva di contratto regolare: Fico querela la trasmissione per diffamazione. A fine 2019, il giudice decide per l’archiviazione del procedimento, dando di fatto ragione al programma di Mediaset.

Fino a poche ore fa sembrava che la prossima sfida del presidente della Camera potesse essere la corsa per il Comune di Napoli: una prospettiva sicuramente inusuale, se la legislatura dovesse continuare, ma si tratta di una carica che chi lo conosce bene spiega che «sarebbe sicuramente felicissimo di ricoprire». Oggi, in realtà, potrebbe essere il mediatore che faciliterà la strada verso un nuovo accordo di maggioranza.

 

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