Beppe Grillo è tornato per restare. Il suo intervento alla manifestazione di sabato scorso ha interrotto il silenzio dei mesi in cui il fondatore del Movimento 5 stelle è stato lontano dai riflettori e ha evitato il contatto con il suo partito. E per i Cinque stelle il gioco è valso la candela: le sue parole sulle “brigate di cittadinanza” hanno tenuto banco per diversi giorni. Una circostanza che nel Movimento apprezzano. Altrimenti, è il ragionamento, la manifestazione contro la precarietà sarebbe già uscita dal rullo delle notizie.

Grillo ha fatto la sua parte per tenere viva la polemica, continuando a pubblicare foto e video che rilanciavano i gruppi di “sovversivi” che riempissero le buche per strada. Ma ormai i confini dell’iniziativa politica e del rilancio personale si sfumano: appena qualche giorno dopo la manifestazione, infatti, Grillo ha diffuso le indicazioni per donare il 5 per mille all’Associazione Amici dell’Altrove.

Qualche mese fa lo stesso comico aveva fondato la Chiesa dell’Altrove, per ora forte soltanto di un racconto metaforico della parabola dei Cinque stelle come testo di riferimento, ma che potrebbe presto fare un salto di qualità: «I fondi raccolti dall’Associazione Amici dell’Altrove saranno destinati sia al sostegno dei progetti della Chiesa dell’Altrove, sia alla richiesta di riconoscimento della Chiesa dell’Altrove come confessione religiosa con dignità pari alle altre, come previsto dagli articoli 3 e 8 della Costituzione» si legge sul sito.

Dal Movimento spiegano di non essere stati avvisati di questa decisione: «Sono attività di Grillo». Anche quali siano i progetti della Chiesa è tutt’altro che cristallino, considerato il tono mistico che avvolge le parole del comico sulla sua neonata confessione. Ma il segnale è chiaro: se anche il Movimento dovesse finire per diventare il partito di Conte, c’è un’altra realtà pronta per i piani di Grillo. 

Il rischio per Conte

La decisione di richiamare in scena il comico per il presidente M5s Giuseppe Conte rischia quindi di diventare un’arma a doppio taglio. «Quando Beppe sale sul palco – racconta chi lo conosce bene – non sai mai che cosa dirà». Conte ne ha fatte le spese. Dopo il palco di sabato, ha tentato di contestualizzare le frasi del fondatore del Movimento con alterne fortune, ma si è beccato anche più di qualche frecciata personale: una tecnica ricorrente negli interventi di Grillo, a cui non piace condividere il potere con il leader di turno, una tendenza che già Luigi Di Maio sopportava a fatica. Ma il fondatore, soprattutto negli ultimi anni, ha avuto bisogno del partito e dei suoi leader, oltre che del suo denaro.

La ragione del ritorno in scena del comico va però cercata solo parzialmente nelle questioni economiche. È vero che il rinnovo del contratto da 300.000 euro con i gruppi parlamentari è ancora in sospeso, ma il palco dei Fori imperiali ha un significato ulteriore per il fondatore. Il comico ha bisogno di riprendersi ciò che ha sempre considerato suo: «Vi ho preso che eravate piccolini e pieni di passione, e ora siete qui ammucchiati a guardare il leader. Siate leader di voi stessi» ha detto dal palco di Roma, e non sono parole casuali. «Beppe è il padre padrone del Movimento, se decide che domani deve finire, domani lo farà finire» spiega ancora chi ha lavorato a lungo con Grillo.

Ma nella frase c’è anche l’altra questione che sta a cuore al comico: «L’unico leader, religioso più che politico, è lui. Quando dice di essere l’elevato non è del tutto uno scherzo». Come non è del tutto uno scherzo la raccomandazione agli elettori del Movimento di trovare il leader dentro loro stessi: di quello fuori, che sia Conte, Di Maio o chi per loro, non c’è bisogno. E chiunque si arroghi questo titolo deve fare i conti con i suoi rimproveri, indiretti e diretti: «Raccogliete i progetti e mandateli a Conte. Conte prima o poi li capirà». L’alternativa, cioè fare a meno di lui o addirittura cacciarlo, non è una via praticabile per nessuno dei leader pro tempore. 

Ma i capi politici sono anche consapevoli che nelle manifestazioni c’è un rischio grande di finire oscurati da Grillo, che sa come prendersi la scena. Tuttavia, filtra dai gruppi, non invitarlo alla manifestazione di sabato avrebbe provocato troppe speculazioni sui rapporti tra Conte e il fondatore, che solo due anni fa erano sull’orlo della rottura totale. 

Il rapporto con i parlamentari

Grillo, in ogni caso, ha parlato al pubblico perché i parlamentari intendessero. Da sempre preoccupato che il partito possa chiudersi troppo nel palazzo, periodicamente il fondatore ha cercato di riportarlo in piazza: anche stavolta, l’impressione di Grillo è che il Movimento si sia abituato troppo alle comodità della politica e il suo “riattivatevi” era in realtà più diretto ai parlamentari che alla piazza, sostiene chi lo conosce. Ma le responsabilità stanno da entrambe le parti: tanti nuovi parlamentari non hanno nemmeno mai incontrato Grillo. Sono lontani i tempi dei viaggi del comico a Roma, dove si consultava con i gruppi di Camera e Senato. 

Una circostanza che però rischia di essere controproducente per il fondatore: la performance di sabato e le critiche che sono seguite non hanno infatti contribuito a riscaldare il rapporto tra i parlamentari e il fondatore del Movimento. Nonostante un gran numero di malumori, Conte mercoledì sera nel salotto televisivo di Lilli Gruber ha garantito con gran certezza il rinnovo della consulenza di Grillo ai gruppi di Camera e Senato. Anche se a palazzo in tanti si lamentano che i consigli in termini di strategia comunicativa da parte del comico non siano stati proprio parecchi, ma decisamente a caro prezzo.

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