Appena archiviata la prima vittoria del campo largo, per i giallorossi la strada parte in salita. Forse con una pendenza eccessiva: la sindaca di Foggia, dove Pd e Movimento 5 stelle hanno vinto con un lungo elenco di liste civiche, è già a rischio decadenza quando non si è nemmeno ancora insediata la sua giunta. Maria Aida Episcopo sarebbe infatti a rischio decadenza, se l’esposto presentato da uno dei tre candidati sindaci civici finiti all’opposizione e rivelato dalla stampa locale dovesse rivelarsi fondato.

La questione sollevata ruota intorno all’incompatibilità della dipendente pubblica, che è dirigente scolastica ma anche dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Foggia, incarico a cui non ha (ancora) rinunciato, visto che l’aspettativa per i ruoli attribuiti con nomina non è prevista, mentre quella dall’impiego di preside è stata regolarmente richiesto (e ottenuta) da Episcopo. Si tratta soltanto dell’ultima grana che la civica selezionata dal M5s ha incontrato dopo la sua elezione: al di là della questione di opportunità che rischia di imbarazzare i due protagonisti del campo largo infatti la sindaca è già entrata in rotta di collisione con l’autoproclamato garante dei grillini sul territorio, Mario Furore.

L’europarlamentare del Movimento, già dimaiano e oggi contiano di ferro spera nella rielezione a Bruxelles: tra lui e il suo obiettivo però c’è la compilazione del listino per le europee, che secondo fonti vicine al dossier Giuseppe Conte non vorrà delegare a nessuno.

E il nome che circola con più insistenza per il ruolo di capolista nella circoscrizione sud è quello di Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps cacciato per decreto dal governo Meloni e “padre” del reddito di cittadinanza, misura bandiera dei grillini con cui il Movimento è convinto di sbancare ancora al sud. Unico problema: la legge elettorale prevede un’alternanza di genere nella compilazione dei listini, una regola che relegherebbe immediatamente Furore alla terza posizione della lista elettorale, con decisamente meno occasioni di essere eletto.

Le ambizioni di Furore

L’unica carta che il grillino pugliese può giocarsi da qui a giugno è quella di intestarsi la vittoria del campo largo a Foggia che Conte ha voluto a tutti i costi, accettando quella che i suoi detrattori hanno già ribattezzato «un’ammucchiata». Per dare fondamento alla sua narrazione, Furore ha voluto dire la sua nella scelta dei nuovi assessori di Episcopo, che però, dice chi la conosce bene, «è tutt’altro che un’ingenua, ma una figura di grande esperienza ben nota nella politica locale».

E, di conseguenza, ha voluto scegliere da sé i suoi assessori, in particolare quello ai Lavori pubblici: per quell’incarico la sindaca avrebbe messo gli occhi su Giuseppe Galasso, che ricopre lo stesso incarico a Bari ma è originario di Foggia. Essendo parte della giunta Decaro però il M5s lo vorrebbe considerare in quota Pd, nonostante i dem giurino che si tratti di una decisione autonoma di Episcopo.

Una scelta che ha provocato un battibecco che è arrivato fino alle cronache locali. «Pensa a tenere sotto controllo i tuoi, che a scegliermi gli assessori ci penso io» avrebbe detto Episcopo, con Furore che avrebbe lasciato il tavolo in polemica. Un motivo in più per la sindaca di rincarare la dose: «E adesso cosa intendete fare? Chiamare Giuseppe Conte?».

Una vicenda che Furore ha provato a smontare: «Mi dispiace che alcuni giornali ci vogliano divisi, ma chi ci vuole divisi non ama la città, vuol dire che spera che questa progetto politico fallisca affinché Foggia torni probabilmente nel baratro passato» ha scritto su Facebook.

L’episodio dimostra l’indipendenza della candidata scelta dall’ex premier per portare a casa la vittoria nella sua città d’origine, ma è ormai chiaro che l’ambizione di Furore e il desiderio di Conte di trattare Foggia come un suo feudo non sono compatibili con i piani di Episcopo né con i numerosi azionisti che l’hanno sostenuta e ora vogliono vedere esaudite le proprie richieste.

Una situazione tutt’altro che facile: «Se vinci con una coalizione così ampia, sai che vai incontro a una maggioranza litigiosa. Vale davvero la pena dimettersi?» osserva una fonte che conosce bene la vicenda. Il presunto passo falso di Episcopo potrebbe anche trasformarsi in una complicazione a lungo termine: è infatti possibile pure che, ammesso che venga accertata l’incompatibilità, le sia concesso un periodo di tolleranza alla sindaca per sanare la propria situazione prima che sia decretata la sua decadenza.

Nel frattempo, per Furore, se i suoi piani per le europee non dovessero andare in porto, si aprirebbero altre strade: in Regione si vota nel 2025, a Bari già nel 2024. In entrambi i casi, almeno stando alle regole attuali, gli uscenti Michele Emiliano e Antonio Decaro non potrebbero ricandidarsi, a meno che non si sblocchi la norma sul terzo mandato. Due occasioni ghiotte per riproporre il campo largo giallorosso in altre chiavi: per ora dal Pd stanno a vedere, in attesa che le acque si calmino.

O forse no, ma in tal caso la prosecuzione dell’accordo tra dem e grillini è tutt’altro che scontata: «Normale dialettica» è la risposta che arriva in queste ore dalla sinistra, insieme alla considerazione che i Cinque stelle «non sono abituati alle trattative di coalizione, una condizione inedita per loro».

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