Un commissario è per sempre. O così sembra, almeno per gli enti e gli istituti che il governo Meloni ha commissariato, con lo scopo di far decadere i precedenti vertici. Solo che li ha poi resi ostaggio di trattative e veti politici nella maggioranza. Dall’Inps all’Inail, passando per l’Istat, sono tanti – e importanti – gli organismi che agiscono in regime commissariale. La suddivisione degli incarichi è un puzzle complicato. E si va avanti con un’incertezza a tempo indeterminato: all’orizzonte non si scorge una scadenza.

Previdenza commissariata

La storia è iniziata a maggio. Un decreto del governo Meloni ha azzerato le governance dei due istituti, prevedendo di conseguenza l’insediamento di commissari chiamati a gestire la fase di transizione. Il caso dell’Inps è quello più rilevante. Da giugno c’è al timone la commissaria Micaela Gelera, nome che è riuscito a mettere d’accordo i partiti di centrodestra dopo settimane di faide.

Il vortice di candidati bruciati è stato velocissimo e l’ex presidente Pasquale Tridico è rimasto al comando oltre i tempi stabiliti dallo stesso decreto del governo. Dall’approdo di Gelera sono trascorsi più di cinque mesi e all’orizzonte non si scorge alcuna novità.

Difficile che prima del nuovo anno si muova qualcosa. La commissaria intanto sta lavorando ai dossier caldi come l’attuazione misure post Reddito di cittadinanza, punta a chiudere il compito prima dell’arrivo dei nuovi vertici che rischierebbe di stoppare l’operazione. L’iter di nomina non è così immediato.

Per l’indicazione del prossimo presidente e del cda dell’Inps c’è bisogno di un passaggio preliminare in consiglio dei ministri, che deve formulare la propria proposta. La rosa di nomi finisce al vaglio delle commissioni parlamentari competenti.

A quel punto a Palazzo Chigi approva definitivamente la nomina. Il nodo è però politico, non tecnico: bisogna spartirsi le poltrone. Fratelli d’Italia vorrebbe alla guida Fabio Vitale, oggi direttore dell’Agea (che eroga i contributi in agricoltura), che però trova il niet della Lega, orientata a supportare il giuslavorista Gabriele Fava.

La maggioranza sta valutando, il punto di caduta potrebbe essere proprio la conferma di Gelera. Intanto la destra è pronta a dare un contentino alle opposizioni mettendo a disposizione un posto nel cda per un nome gradito al Pd. Diverso il discorso per la rappresentanza di un esponente del sindacato. Si punterà su qualcuno della Cisl, sigla più filogovernativa, a scapito della Cgil.

Per completare il mosaico, il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, dovrà indicare un nuovo direttore generale: quello in carica, Vincenzo Caridi, decade con l’insediamento del nuovo cda. Un modo per piazzare profili più graditi al governo.

Da qui l’ipotesi, anticipata da Domani, di promuovere Valeria Vittimberga, sponsorizzata dal sottosegretario Giovambattista Fazzolari. Identico meccanismo si applica per l’Inail, che vede Fabrizio D’Ascenzo nel ruolo di commissario. Una delle poche differenze è che la “quota-opposizione” nel consiglio di amministrazione dovrebbe spettare al Movimento 5 stelle.

Istat precario

Bloccato dalla politica risulta pure l’Istat, l’istituto dei numeri. Da maggio al vertice c’è Francesco Maria Chelli nelle vesti di presidente “facente funzione”. Una scelta obbligata dopo la conclusione del mandato di Carlo Blangiardo, che la Lega ripropone ancora oggi. Il partito di Matteo Salvini non vuole sentire ragioni, sono state cambiate anche le regole per consentire la rielezione di Blangiardo.

C’è un ostacolo: mancano i numeri nelle commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, perché è richiesta la maggioranza dei due terzi. Senza un accordo con le opposizioni, la nomina è bloccata. Così Chelli guida l’istituto in regime provvisorio. E non è escluso che resterà tutto uguale fino alla primavera del 2024, quando dovrà essere rinnovato l’intero consiglio dell’Istat.

A quel punto si dovrebbe ripartire daccapo.
Ma gli enti ostaggio della politica non riguardano solo la previdenza e le statistiche. Si stendono all’agricoltura con l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura).

Sono i principali enti che fanno riferimento al Masaf di Francesco Lollobrigida. I commissari sono Livio Proietti, storico volto della destra nel Lazio, per Ismea, e Mario Pezzotti per Crea. Si vociferava di una possibile fusione degli organismi, ma non ci sono state conferme. Resta che il governo, di gran carriera, ha seguito lo stesso modello applicato per l’Inps e per l’Inail, azzerando i vertici per decreto. Fino a lasciare tutto nel limbo.

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