La commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid-19 non è ancora partita, ma le opposizioni parlano già di «crocifissione» e «tribunale politico». La ragione sta nei limiti previsti dal testo che la istituirà, approvato oggi alla Camera: l’organismo non si occuperà infatti delle eventuali mancanze delle Regioni coinvolte nell’emergenza sanitaria. Una decisione che azzera la possibilità che venga coinvolta nell’indagine parlamentare l’amministrazione della Regione Lombardia, a guida leghista.

Il provvedimento, che ora passa al Senato, è stato approvato con 172 voti a favore e 4 astenuti. Pd, e Alleanza Verdi Sinistra non hanno partecipato voto, mentre il M5s ha addirittura lasciato l’aula.

Il Terzo polo, che da sempre spinge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta, ha votato a favore. La commissione, che sarà composta da quindici senatori e altrettanti deputati, dovrà accertare le misure adottate per la prevenzione ed il contrasto della diffusione del virus e di valutarne la prontezza e l'efficacia, anche al fine di fronteggiare una possibile e futura nuova pandemia di questa portata e gravità.

Tra i temi da approfondire, il mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale e la mancata attivazione di quello allora vigente, oltre alla valutazione dell’efficacia del comitato tecnico-scientifico e della tempestività e adeguatezza di indicazioni e strumenti forniti alle regioni.

La difesa di Conte

Il dibattito è degenerato in uno scontro molto duro tra Pd, M5s e maggioranza, ma anche con il Terzo polo. Un contesto che verosimilmente si propagherà al Senato, ma i protagonisti della crisi Covid, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, allora rispettivamente presidente del Consiglio e ministro della Salute, hanno già attaccato duramente le destre. Il presidente del M5s ha parlato di «plotone d’esecuzione politica» nei suoi confronti. «Cosa andate a dire ai cittadini che hanno constatato tutte le carenze nelle loro strutture sanitarie, che a voi non interessa fare questo accertamento?»

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l'intervento di Speranza: «Se commissione deve essere, allora si occupi davvero di tutto quello che è successo. Ma voi avete scelto con una mossa strabiliante di escludere le regioni dal perimetro dei lavori della commissione». Entrambi hanno fatto anche riferimento alle archiviazioni che hanno già avuto luogo in sede giudiziaria. «Questo tentativo di costruire un plotone di esecuzione con me non funziona perché noi, a differenza di molti dei vostri esponenti politici, nelle aule, anche dei tribunali, ci entriamo a testa alta. Ci siamo entrati a testa alta perché noi ci difendiamo non dai processi ma nei processi, e i tribunali hanno archiviato e accertato che il mio governo ha operato scelte ponderate e ragionevoli con massimo impegno e massima responsabilità» ha detto l’ex premier.

La seduta si è poi fatta tesa, con il deputato FdI Giovanni Donzelli che ha denunciato attacchi verbali dalle opposizioni: «Presidente, voglio segnalare, e chiedo che venga verificato e che ci siano i dovuti provvedimenti, che il vicepresidente del gruppo del Partito Democratico, Toni Ricciardi, ha fatto il segno, come se fossimo in un'osteria da bar, “ti aspetto fuori, vieni fuori, ti aspetto dopo”. Credo che sia indecoroso verso quest’Aula».

Ma si preannuncia durissimo l’attacco di Italia viva a Giuseppe Conte quando il provvedimento passerà in aula a palazzo Madama, dove siede anche Matteo Renzi. «Anziché aggredire gli avversari Giuseppe Conte spieghi perché ha chiamato Putin facendo entrare in Italia i militari russi o se qualcuno dei suoi colleghi ha lucrato business sulle mascherine e sui ventilatori o sui banchi a rotelle. Perché su questo tema i grillini hanno paura della trasparenza e della verità?» ha scritto già ieri sera il senatore di Rignano sui suoi social.

© Riproduzione riservata