«Ha scelto di non scegliere», racconta un esponente del Movimento 5 stelle a Domani. Per un attimo gli attivisti lombardi ci avevano creduto: coalizzarsi attorno a Marco Cappato, il volto della battaglia per l’eutanasia legale e la cannabis, per le elezioni suppletive di Monza, il collegio del Senato rimasto vacante dopo la morte di Silvio Berlusconi.

Ma dopo i confronti con i propri referenti locali, il Movimento, conferma il responsabile provinciale Gianmarco Corbetta a Domani, anche al fine di «non contribuire a una frammentazione dell’area progressista» - ha deciso di «non avanzare una propria candidatura», lasciando al contempo alla sua «comunità di iscritti e sostenitori la possibilità di sostenere la candidatura di Marco Cappato».

La battaglia interna

Il profilo di Cappato, sicuramente radicale e deciso sulle battaglie sociali, non sembrava in linea con il presidente Giuseppe Conte sin dall’inizio, raccontano dalla Lombardia, così i delegati a traghettare il gruppo politico verso le suppletive, spiegano a Domani, volevano presentare una lista del Movimento.

Il collegio però, con un nome forte come Adriano Galliani per il centrodestra, e adesso con Cappato appoggiato da Pd, Azione, PiùEuropa, Verdi e Sinistra Italiana, non avrebbe lasciato speranze di grosse cifre al Movimento che già il 25 settembre era andato male. Sul territorio inoltre Cappato e l’associazione Luca Coscioni, di cui è segretario, godono da sempre della stima degli attivisti. Una frattura interna che non ha trovato composizione mentre le liste avrebbero dovuto essere presentate entro il 17 settembre.

Conte vs Schlein

La mossa non potrebbe essere più diversa da quella degli altri colleghi che in parlamento siedono all’opposizione del centrodestra. La segretaria del Pd Elly Schlein infatti ha deciso di dire sì a Cappato nonostante a livello locale non tutti fossero d’accordo. Dopo che mercoledì è emersa la notizia dell’appoggio, comunicata per tramite di Igor Taruffi, responsabile organizzazione del Pd, l’ex capogruppo Simona Malpezzi se ne è lamentata pubblicamente. La segretaria è comunque andata avanti.

Nel Movimento le anime del partito non sono arrivate a una composizione, e il leader Conte ha preferito non decidere.

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