A cento anni dalla Marcia su Roma, il 28 ottobre, nel giorno della ricorrenza della manifestazione organizzata dal Partito nazionale fascista che favorì l’ascesa al potere di Benito Mussolini, l’Anpi ha organizzato un corteo a Predappio. Proprio lì, nella frazione Doria, è nato il duce: «La marcia su Predappio. Più che una marcia è un corteo, ma capisco che sarebbe un brutto titolo, lei fa il suo mestiere», scherza Gianfranco Miro Gori, presidente dell'Anpi Forlì-Cesena che ha organizzato l’evento.

Il fascismo nasce in ambienti milanesi, però Mussolini costruì la sua figura anche come figlio della Romagna: «All’inizio qui lo avevano visto socialista massimalista. Poi la svolta». Prima che il fascismo tramutasse l’Italia in dittatura, «erano due case», ricorda Miro Gori.

A cento anni da allora, dopo la presa del potere del duce nel Ventennio, le leggi razziali, la guerra, l’imposizione della cultura del regime, Predappio è rimasta un luogo fisso nella memoria italiana. Anche perché è lì la tomba del duce, nel cimitero di San Cassiano, meta dei nostalgici: «Quella è una vergogna nazionale, quello è un mausoleo, non sappiamo come sia possibile».

Non solo la marcia

Sempre il 28 ottobre, a Predappio, ricorda l’Anpi, i partigiani nel 1944 organizzarono la liberazione della città e questo vogliono ricordare: «Una data che arriva volutamente, come a dire “noi ti cacciamo via a pedate dal tuo paese d’origine”».

Quest’anno la manifestazione avrà portata nazionale e sarà preceduta il 27 da una maratona social antifascista, chiamata “Marcia mai più”. Per i cento anni, ma non solo: «Di fronte a un governo reazionario e conservatore ha preso un altro respiro». Loro specificano, non è una contro-marcia: «Questo è un corteo antifascista». Perché le manifestazioni contano: «Organizziamo anche la tagliatella antifascista. Ci hanno preso in giro, ma sono tutti simboli».

Il rapporto con la politica

Non ci saranno ufficialmente i partiti. Al corteo parteciperanno la presidente della assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Emma Petitti, il presidente della provincia di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca, e il dirigente dello Spi-Cgil Ivan Pedretti. A concludere la giornata sarà Vincenzo Calò della segreteria nazionale Anpi. 

Non ci sarà il presidente Gianfranco Pagliarulo, che era presente a un convegno il 15. La compattezza dell’associazione, spiega Miro Gori, non è in discussione, e nemmeno la rilevanza nazionale: «Noi come associazione siamo stati presi di mira per l’Ucraina – lui nello specifico è a favore dell’invio di armi –, io continuo a essere dell’Anpi e non credo che con la nostra storia e con qualche scivolone abbiamo bisogno di patenti da nessuno».

È stato invitato il sindaco Roberto Canali, che non ha però concesso il patrocinio del Comune e ha già annunciato che non ci sarà. Commenta il responsabile Anpi: «La manifestazione non ne risentirà».

Il sindaco ha detto ai giornali che non vuole alimentare le polemiche. A Predappio ci sono spesso. Ad aprile la Fondazione Memoria Predappio ha organizzato la mostra sulle gesta del duce “O Roma o morte”. Il sindaco si era dissociato, per l’Anpi era apologia del fascismo.

L’Anpi e Meloni

Le manifestazioni nostalgiche qui si ripetono nel tempo. L’associazione ora che il nuovo governo è marcatamente di destra, resta vigile qui e altrove: «Io non so se Meloni sia nostalgica, ma so che è cresciuta in quell’ambiente, quello di Giorgio Almirante, è l’esempio del neofascista», prosegue il segretario di Forlì-Cesena.

Almirante fu fedelissimo al fascismo. Durante la Repubblica Sociale Italiana, la Repubblica di Salò dove riparò il fascismo mentre l’Italia veniva liberata, ricoprì la carica di capo di gabinetto al ministero della Cultura popolare. Dopo la liberazione diventerà deputato con il partito neofascista Movimento sociale italiano. 

Dell’Msi «Meloni ha voluto mantenere la fiammella, forse è una scelta per non perdere voti, non lo sappiamo, ma di fatto l’ha mantenuta. Non mi dimentico quello che ha urlato a Vox: “Sono madre, sono cristiana, sono italiana”. Questo è il nucleo concettuale del fascismo».

Il rappresentate dell’Anpi, nonostante i cimeli fascisti di Ignazio La Russa e le foto travestito da nazista del deputato Galeazzo Bignami, non si aspetta che il rapporto con il fascismo di Fratelli d’Italia diventi più manifesto: «Dai segnali che Giorgia Meloni manda, con la necessità di accreditarsi in Europa, dove sono più rigorosi dell’Italia, lei darà segnali di contenimento».

Il problema è fuori dal palazzo: «Io vedo che per le strade ci sono vecchi nostalgici che prima tacevano adesso tirano fuori il petto, si sono ringalluzziti. Se è un fatto ampio non sono in grado di dirlo».

I neofascisti

Il 29 ottobre Italia libera, il nuovo movimento di Giuliano Castellino sotto processo per l’assalto alla Cgil del 2021 quando era tra i leader di Forza Nuova, ha convocato delle manifestazioni. L’impronta resta neofascista? «Se tanto mi dà tanto», commenta Miro Gori.

L’Anpi, come la Cgil, chiede lo scioglimento di Forza Nuova. Ma come per molti militanti del sindacato, anche per gli iscritti dell’Anpi è difficile che si instauri un dialogo con il nuovo esecutivo: «Viste le simpatie per Viktor Orbàn e Andrzej Duda dobbiamo tenere la guardia alta, il rischio è la democratura. Tranquilli non siamo. Il rischio sui diritti civili è pesante. Il nostro faro è l’articolo 3». Lo stesso che ha citato la senatrice a vita Liliana Segre prima di dichiarare, come previsto, La Russa nuovo presidente del Senato.

E così i partigiani si avviano a portare avanti il loro corteo. Che alle 14.30 partirà sotto il colle del comune: «Non credo che ci sarà una nuova marcia fascista su Roma – dice Miro Gori –, ma dobbiamo temere gli esiti autoritari e difendere i diritti civili».

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