Le aspirazioni del centro di presentarsi alle prossime elezioni europee rischiano di svanire in un nulla di fatto. Il campo centrista, che sommando le percentuali dei singoli partiti – un calcolo spannometrico, ovviamente, visto che non è detto che le performance delle alleanze equivalgono sempre alla somma dei consensi delle liste – potrebbe aspirare anche all’8-9 per cento. Ma è vittima di sé stesso, o meglio dei rapporti umani disastrati tra i leader. Più che il dolor, però, poté il digiuno: la soglia del 4 per cento da superare per entrare nel prossimo Europarlamento incombe e facilita la prospettiva di mettere da parte vecchie ruggini.

L’evento di +Europa – a cui parteciperà anche la segretaria dem Elly Schlein, che pure difficilmente sarà parte del progetto – organizzato sabato per presentare la lista di scopo in vista delle europee ne è la riprova. A partecipare sono stati tutti i protagonisti degli “Stati Uniti d’Europa” che vorrebbe mettere in piedi Emma Bonino, disposta perfino a dimenticare vecchi screzi con Carlo Calenda risalenti ai tempi delle ultime elezioni politiche, quando l’ex ministro aveva rinunciato all’alleanza con il Pd poco ore dopo averla conclusa.

L’evento è l’occasione per prendere le misure per i prossimi mesi, quando si definiranno le liste con cui i partiti del centro affronteranno le elezioni europee: +Europa prova a intestarsi l’operazione, su cui però si allunga pericolosamente l’ombra dello scontro personale tra Matteo Renzi e Calenda.

Il problema Renzi-Calenda

Una volta celebrato il funerale del fu Terzo polo in parlamento e separati i gruppi parlamentari, è infatti soprattutto Azione a non voler più tornare sui suoi passi. Calenda parteciperà all’evento in collegamento da Kiev, ed è anche disposto a riconoscere +Europa come forza trainante del progetto.

«Siamo d’accordo su tanti temi con +Europa e i colleghi di Alde – spiegano i suoi – dalla necessità di una difesa europea alla lettura critica del populismo». Bonino fa bene a convocare tutte le forze alternative a quelle di maggioranza – dicono – ma restano distanze incolmabili con gli altri aspiranti alleati. «Abbiamo un approccio simile anche sui temi nazionali. Siamo contro il premierato e ci siamo raccolti tutti intorno alla proposta sul salario minimo, temi su cui altre forze non sono sulla stessa lunghezza d’onda» è la frecciata velenosa agli ex amici terzopolisti di Italia viva. L’attesa dalle parti di Azione è tutta per la decisione di +Europa: «Le posizioni sul tavolo sono chiare, ora sta a loro decidere».

Peccato che anche nel partito di Bonino non tutti tirino dalla stessa parte: la corrente di maggioranza guarderebbe più volentieri a Italia viva, ma c’è anche una fetta di dirigenti che spera più in un apparentamento con Azione. Sempre che poi Renzi e Calenda non riescano a mettere da parte – anche più a ridosso del voto – le reciproche antipatie personali.

Anche dentro Azione qualcosa si muove. Dall’attivismo di Ettore Rosato, nell’ambito dell’iniziativa sua e di Elena Bonetti per esplora contatti con altre realtà del centro, al rapporto diretto dei vertici con Federico Pizzarotti, ex sindaco grillino, oggi presidente di +Europa. L’alleanza con i calendiani garantirebbe liste meno affollate e quindi più spazio per gli esponenti di +Europa.

Tra gli oggetti del desiderio di una parte di Azione ci sarebbe anche un rapporto più stabile con Sud chiama nord di Cateno De Luca. La formazione del sindaco di Taormina ha certificato da poco l’elezione a presidente di Laura Castelli – ex viceministra dell’Economia M5s – e si avvia a celebrare la prima assemblea nazionale. Forte di un pacchetto di voti localizzato ma affidabile, intorno a De Luca per il momento non si espongono su eventuali alleanze. Sembra difficile che a Taormina si possa prendere in considerazione un rapporto con Renzi – «come fai a lavorare con chi ti ha sfilato una senatrice (il riferimento è a Dafne Musolino, ndr)?» – e anche un’alleanza con Totò Cuffaro, che invece starebbe già trattando con Iv, è ai limiti dell’impossibile.

Un’altra strada

Resta la strada dell’apparentamento con Azione e di conseguenza, eventualmente, con +Europa. Anche se all’evento di sabato Sud chiama nord non ci sarà e nel partito di Bonino la posizione di De Luca appare la meno compatibile con il progetto degli Stati Uniti d’Europa. Da parte sua, Renzi avrebbe aperto un canale oltre che con Cuffaro anche con Clemente Mastella. Il sindaco di Benevento parla di «fidanzamento».

«Ma non è più come una volta, quando i fidanzamenti preludevano per forza a un matrimonio: oggi può darsi che poi ci si lasci» dice a Domani. Il suo auspicio resta che si superino le divergenze tra i potenziali membri della lista di scopo di Bonino: «Oltre vent’anni fa Prodi, Marini, Dini e io abbiamo messo da parte le nostre differenze, anche quelle caratteriali, e la nostra Margherita da un risultato teorico del 9 per cento arrivò oltre il 14.

Oggi l’innesto con gli ex Ds non va oltre il 19. L’ho lasciato perché è stato un errore storico: separati ma alleati si arrivava anche oltre il 30, oggi non è più pensabile».

Effettivamente, i renziani – che sabato saranno ben rappresentati – sono gli unici pronti a non mettere veti su nessuno. Resta da vedere se alla fine qualcuno deciderà di lavorare con loro.

© Riproduzione riservata