Per Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile organizzazione del partito, Vittorio Sgarbi è irrinunciabile, «un genio liberale difficile da inquadrare». Per questo, dopo il passo indietro da sottosegretario al ministero dei Beni culturali, il critico d’arte è stato candidato da FdI alle europee nella circoscrizione Sud.

Ma la magistratura, che ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di Sgarbi per esportazione illecita di opera d’arte, preludio alla possibile richiesta di rinvio a giudizio, sembra evidenziare un’immagine dell’ex sottosegretario diversa da quella di un «genio liberale».

Insomma, Sgarbi è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra delle elezioni del prossimo 8 e 9 giugno. Le dimissioni erano arrivate dopo le notizie, raccontate dal Fatto Quotidiano, relative agli incarichi retribuiti ricevuti mentre era sottosegretario, una cifra intorno ai 300mila euro per la partecipazione a una trentina di iniziative. Attività che l’Antitrust ha definito «incompatibili con il suo ruolo».

Il quadro trafugato

Ma c’era dell’altro. Report e Il Fatto Quotidiano avevano infatti raccontato anche la storia di un dipinto trafugato, la Cattura di San Pietro di Rutilio Manetti.

L’opera, sottratta dal castello di Buriasco, in Piemonte, nel 2013, era riapparsa nel 2021 in una mostra curata dal critico a Lucca, ed era stata presentata come inedita. Sgarbi sostiene di averla trovata all’interno di una villa.

Per questa vicenda è indagato per riciclaggio di beni culturali, ma è da Imperia, dove il critico d’arte è coinvolto in un procedimento per esportazione illecita di opera d’arte, che è arrivata l’ultima novità sui guai giudiziari del candidato del partito di Giorgia Meloni.

La procura, come risulta a Domani, ha firmato un avviso di conclusione delle indagini preliminari per quattro persone e tra queste c’è proprio Sgarbi. Cosa gli viene contestato?

L’indagine

Le quattro persone sono ritenute responsabili di aver esportato illegalmente nel Principato di Monaco – in assenza del previsto attestato di libera circolazione – il dipinto attribuito a Valentin De Boulogne dal titolo Concerto del bevitore, del valore di cinque milioni e mezzo.

Anche in questo caso il critico d’arte ha realizzato un affare ingente, avendo comprato l’opera, tramite il suo autista, per una cifra di 10mila euro. Il quadro è stato poi sequestrato dagli inquirenti, nel 2021, mentre era in viaggio per Montecarlo senza il necessario attestato di libera circolazione.

Sgarbi ha sempre dichiarato di non essere proprietario di quel quadro e che l’opera fosse, in realtà, una copia. Ora potrà chiarire la sua posizione visto che gli inquirenti hanno firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

L’ex sottosegretario, «genio ribelle» per Donzelli, ha fatto dimenticare a Meloni e sodali la stagione in cui chiedevano le dimissioni di chiunque finisse coinvolto in un’indagine, a prescindere dal merito, ma anche per questioni minori.

«Pugno duro con i lavoratori in piazza, carta bianca per facinorosi, clandestini e per chiunque voglia organizzare mega party illegali: questo è il modello Lamorgese. Fratelli d’Italia continua a chiedere le immediate dimissioni di un ministro incapace», diceva Donzelli quando era all’opposizione.

Il deputato di Fratelli d’Italia era scatenato e non trascurava neanche le questioni locali. «Il sindaco di Piombino ha utilizzato gli strumenti pubblici per favorire sua moglie. Non ci stancheremo di denunciare politicamente casi come questo: si tratta di un vergognoso favoritismo familistico che non può che portare alle dimissioni del sindaco», diceva di una vicenda che ha visto poi scagionato il primo cittadino.

L’elenco sarebbe lungo, come Donzelli anche Meloni, presidente del Consiglio, ha chiesto le dimissioni di sindaci, presidenti di regione, ministri a ogni piè sospinto. Archiviato il passato da moralizzatori ora è il tempo del comando e dei voti.

Così ecco il candidato Sgarbi plurindagato. Il critico è infatti coinvolto a Roma in un terzo procedimento per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Negli anni Novanta aveva rimediato anche una condanna definitiva per truffa ai danni dello stato. La pezza d’appoggio è indiscutibile: Sgarbi è un genio. E, su questo, come dargli torto.

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