Nella complicata partita a scacchi che è diventata la vicenda della censura da parte della Rai ai danni dello scrittore Antonio Scurati ieri è stato il giorno della guerra delle ricostruzioni. Ma dopo che nei giorni scorsi a sbilanciarsi era stato soprattutto l’amministratore delegato Roberto Sergio, ieri a esporsi è stato il direttore generale Giampaolo Rossi. Nella sua nota – priva di repliche agli attacchi anche molto puntuali di Sergio, che aveva detto pubblicamente di aver spiegato «agli amici che così si va a sbattere», intendendo la squadra che lavora con Rossi – il dg sottolinea che nel suo ruolo non ha «alcuna competenza sugli aspetti editoriali». Eppure, è stato lui l’interlocutore che Amadeus ha cercato per comunicare il proprio addio, e non è un segreto che i due direttori di genere in quota FdI, Paolo Corsini agli approfondimenti e Angelo Mellone all’intrattenimento day time, rispondano a lui.

In ogni caso, Rossi si sente di «ricordare che la narrazione di una Rai che censura è del tutto priva di fondamento». Mentre Sergio è arrivato addirittura a spiegare come non fosse al corrente della situazione fino al post di Bortone, il dg nel suo ruolo di aspirante ad vuole da un lato uscire dall’ombra della responsabilità editoriale e dall’altro mostrare – anche ai suoi danti causa – di essere padrone della situazione, sottolineando come l’istruttoria in corso mostrerà se ci siano stati «errori relativi alla mancata partecipazione» di Scurati. Nonostante per il suo ruolo non sia formalmente responsabile dello scivolone, infatti, la filiera dell’approfondimento conduce a lui: Corsini è uno dei fedelissimi in quota FdI e attraverso il capostaff del dg Davide Di Gregorio aveva presentato la questione a Rossi già venerdì pomeriggio. A quel confronto è seguito poi lo scambio di mail interne e il contratto annullato dopo che i vertici avevano letto il monologo e, a valle di tutto, il post di Serena Bortone che ha creato il caso.

L’uscita del dg di ieri serve a puntellare la sua posizione dopo che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è dovuta intervenire sabato per risolvere la vicenda. Salvo poi vedere smentito il fatto che la ragione della mancata ospitata fosse economica dallo stesso Scurati: un brutto colpo per il rapporto preferenziale tra palazzo Chigi e i colonelli meloniani di viale Mazzini che a giugno sperano di occupare del tutto la tolda di comando del servizio pubblico. A non aiutarli ci si mette anche la segretaria della commissione Vigilanza Augusta Montaruli, che si chiede se «un monologo contro il presidente del Consiglio sulla tv pubblica sarebbe stato considerato normale in un altro paese?».

Sulla telefonata della premier al settimo piano intanto Angelo Bonelli dei Verdi ha anche presentato un esposto all’Ue. Ma la vicenda ha dato nuove speranze anche a Sergio che ora ha in mano il destino dei dirigenti coinvolti. Un capitale che può tornargli utile, visto che la trattativa su chi sarà il prossimo dg dell’azienda – poltrona che non disdegnerebbe – è ancora aperta. «Chi ha sbagliato pagherà» ha promesso l’ad: ieri sono arrivate sulla sua scrivania le quattro relazioni che ha chiesto per incrociare le dinamiche e capire dove c’è stato l’errore, quella di Corsini, del suo vice Giovanni Alibrandi, della conduttrice Serena Bortone e del direttore risorse televisive e artistiche (l’ufficio delle trattative economiche con gli ospiti) Alberto Longatti.

Ma Sergio non deciderà subito, anzi. Nonostante infatti sia in programma per oggi una riunione del cda, l’ad difficilmente deciderà eventuali conseguenze per Corsini o Alibrandi prima del prossimo 8 maggio, quando i vertici sono convocati in commissione Vigilanza. Nell’attesa di una decisione, a viale Mazzini, dove nei giorni le dimissioni dei due sono già state un tema, si inizia già a speculare sul dopo-Corsini. Gli approfondimenti sono una poltrona su cui da tempo ha messo gli occhi Alessandro Morelli, responsabile editoria della Lega: il sottosegretario ci vedrebbe benissimo – raccontano i referenti d’area – Angela Mariella, attuale direttrice delle relazioni istituzionali dell’azienda. Ma, anche considerata la grossa incognita delle europee, se davvero ci dovesse essere un avvicendamento i meloniani pretenderebbero qualcosa in cambio. I leghisti non hanno molto da offrire, ma le due testate attualmente in quota Carroccio – Gr e Tgr – potrebbero stuzzicare gli appetiti di FdI.

I consiglieri

Intanto, sono state pubblicate le liste dei curricula degli aspiranti consiglieri d’amministrazione: ci sono i nomi già noti in area M5s e Forza Italia, Alessandro di Majo e Simona Agnes. Per la Lega ci sono Alessandro Casarin, Antonio Marano e Federica Zanella. In area Pd i nomi di Antonio Di Bella, Nino Rizzo Nervo, Salvatore Margiotta e Goffredo De Marchis, licenziato di recente da capo ufficio stampa di Sport e Salute. Per quelli di ispirazione meloniana, colpisce la mancanza dei curricula di Lorenza Lei e Annalisa Terranova, finora favorite. Ci sono invece Federica Frangi del Tg2, amica storica della capo ufficio stampa di Meloni Giovanna Ianniello, la costituzionalista Ida Nicotra, Valeria Falcone, già portavoce di Meloni, l’avvocata Stella Mele, già quota FdI nel cda del Poligrafico dello stato e Simonetta Bartolini, docente.

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