Il Movimento 5 stelle ha bisogno di una distrazione per l’elettorato, e potrebbe trovarla ancora una volta nel conflitto ucraino. La tragedia di Ischia e i conseguenti approfondimenti sul ruolo di Giuseppe Conte nell’approvazione del decreto Genova, che conteneva anche una sanatoria per gli edifici abusivi durante il governo gialloverde, rischiano di screditare il leader del M5s.

I Cinque stelle hanno, però, la possibilità di spostare l’attenzione altrove. A offrire l’occasione perfetta è l’appuntamento di oggi alla Camera dei deputati, dove sono calendarizzate le mozioni sul conflitto ucraino delle diverse opposizioni.

Sull’onda della manifestazione pacifista del 5 novembre il Movimento ha depositato il proprio testo già il 16 novembre, ottenendo la calendarizzazione a stretto giro. Rispettivamente il 23 e il 25 novembre sono state depositate anche le mozioni di Alleanza Verdi e Sinistra e del terzo polo. Ieri pomeriggio mancava ancora all’appello il documento del Pd, che fino all’ultimo ha voluto lavorare sulla propria bozza.

Le mozioni sono atti d’indirizzo che impegnano il governo, ma senza l’obbligo per il governo di fornire un riscontro al parlamento: si tratta quindi di una raccomandazione relativamente debole, utilizzata principalmente dalle opposizioni.

Nonostante questo, i quattro partiti hanno presentato testi in parte simili, ma comunque non sono riusciti a mettersi d’accordo su un testo unico. Le maggiori somiglianze si riscontrano tra le proposte di M5s e Avs: entrambi spingono per una soluzione diplomatica, i rossoverdi chiedono addirittura di interrompere le forniture militari a Kiev.

Sia Cinque stelle che Avs vorrebbero anche vedere l’Italia impegnata in prima linea per organizzare una conferenza di pace e spendere più risorse nel sostegno umanitario. Hanno altre priorità Azione e Italia viva, che invece vorrebbero «proseguire senza riserve l’attività di sostegno, economico e militare, in continuità con le azioni intraprese ed i provvedimenti adottati dall’esecutivo guidato da Mario Draghi, anche mediante l’invio di nuovi equipaggiamenti bellici». Obiettivo finale, un cessate il fuoco, che permetta alle due parti di tornare a sedersi allo stesso tavolo. Anche in questo testo c’è un rimando a un aumento dello sforzo umanitario.

Il ruolo del parlamento

Tutti e tre i documenti spingono per un maggiore coinvolgimento del parlamento: Conte vorrebbe che il governo illustrasse «preventivamente alle aule parlamentari l’indirizzo politico», Avs che l’esecutivo fornisse maggiori dettagli sulla natura delle forniture militari partite finora, mentre Azione-Iv chiede di tenere le camere al corrente delle intenzioni di Giorgia Meloni e dei suoi.

Per quanto riguarda il Pd, nella bozza c’è la richiesta al governo di «adoperarsi in ogni sede internazionale per l’immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino».

Non si parla esplicitamente di armi, l’unico accenno sta nell’impegno a «garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie». Viene segnalato invece il «sentimento pacifista, nel cui solco, il 5 novembre scorso, si è svolta a Roma una importante manifestazione di piazza, alla quale hanno partecipato migliaia di persone, per ribadire solidarietà al popolo ucraino aggredito e chiedere alle istituzioni di promuovere ogni sforzo utile a condurre il prima possibile a una risoluzione pacifica e giusta del conflitto».

Le strategie

Anche i dem chiedono un maggiore coinvolgimento del parlamento, ma rischiano di trovarsi soli con il loro documento, frutto di un compromesso tra l’ala pacifista e quella che vorrebbe continuare il sostegno, anche militare, all’Ucraina nel solco delle iniziative del governo Draghi.

A votare a favore della loro mozione, infatti, rischia di esserci soltanto il terzo polo, che invece voterà sicuramente contro il testo di Conte. Mentre infatti il Pd si avvia ad astenersi sul testo dei Cinque stelle appare molto più difficile che i dem possano ottenere, anche solo in parte, il voto favorevole dei Cinque stelle.

Il Movimento sembra aver di nuovo cambiato idea dopo la timida apertura che Enrico Letta aveva ottenuto sulla candidatura di Pierfrancesco Majorino in Lombardia. Con la nuova manifestazione del 2 dicembre, distinta da quella dei dem in programma per fine mese, e il passo indietro sul sostegno a Majorino Conte ha allontanato la riappacificazione con il Pd e la vicenda del condono ischitano sta diventando un ulteriore incentivo al M5s per andare da solo. In parlamento e magari anche in Lombardia.

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