Un’onda di rumore è pronta a invadere Roma nel pomeriggio, dalle 14.30, al Circo Massimo, dove è prevista la grande manifestazione nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ci saranno attiviste, certo, ma anche migliaia di persone che vogliono mostrare il dissenso verso la piaga dei femminicidi. Nell’attesa del corteo, le alte cariche istituzionali hanno fatto sentire la propria voce. «Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese. Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio.

La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti», ha scritto in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c'è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini», ha aggiunto il Capo dello stato.

Violenza sulle donne, l’appello di Mattarella

Da qui l’appello di Mattarella a costruire «un rapido percorso in cui le donne e gli uomini si incontrano per costruire insieme una umanità migliore, nella differenza e nella solidarietà, consapevoli che non può esserci amore senza rispetto, senza l'accettazione dell'altrui libertà. Una via in cui le donne conquistano l'eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere, nello spirito della Convenzione di Istanbul, alla quale ha aderito l'Unione Europea, segno importante di una visione universale di autodeterminazione e dell'eguaglianza dei diritti delle donne e passaggio decisivo nel delineare il quadro degli interventi contro la violenza di genere». 

Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha voluto dedicato il proprio «pensiero a tutte coloro che, in Italia e nel mondo, hanno perso la vita a causa di questa piaga, al dolore delle loro famiglie, e a coloro che sono state lese nei loro diritti, nella loro dignità e nella loro libertà. Questa ricorrenza rappresenta un monito alle istituzioni e alle coscienze di tutti a diffondere e sostenere tutti i giorni e in ogni sede la cultura del rispetto delle donne». Nel governo, tra i primi a far sentire la propria voce è stato il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani: «Non servono solo buone leggi, ma una rivoluzione culturale che faccia considerare uguali tutti gli esseri umani».

Anche la presidente dell’Unione europea, Ursula von der Leyen, ha chiesto «un profondo cambiamento di mentalità, anche in Europa». «Non è mai giustificabile – ha aggiunto nel messaggio pubblicato su X  - picchiare una donna. Non è mai giustificabile mutilare il corpo di una ragazza. E 'no' significa sempre 'no'. Il nostro dovere è garantire pari protezione a tutte le donne, in tutti i paesi dell'Ue».

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