L’inviato di Xi Jinping è atteso martedì 16 maggio a Kiev per una missione con la quale Pechino punta non solo ad avviare la sua mediazione in vista di un cessate il fuoco tra russi e ucraini, ma anche a svelenire le sue relazioni con Washington e a migliorare quelle con l’Unione europea.

Per il suo primo giro di colloqui - che si concluderà a Mosca -, nei prossimi giorni Li Hui farà tappa, dopo la capitale ucraina, in Polonia, Francia e Germania. Si tratta dei tre paesi dell’Ue che, attraverso l’assistenza militare e finanziaria, stanno sostenendo maggiormente la resistenza ucraina. Lo schema del rappresentante del governo cinese per gli affari euro-asiatici prevede anzitutto l’ascolto, oltre che dei belligeranti, di questi tre governi, per lavorare a un’intesa su una tregua. Ma sarà importante anzitutto vedere se il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, rientrerà entro domani dal suo tour europeo e lo incontrerà, confermando così il via libera di Kiev alla mossa di Pechino.

Dopo un anno di “neutralità filo-russa”, il documento in 12 punti per la “soluzione politica della crisi ucraina” presentato da Pechino il 24 febbraio scorso era stato accolto con freddezza dalle cancellerie occidentali. Poi il 26 aprile Xi Jinping ha parlato per la prima volta dall’inizio del conflitto con Zelensky, annunciando l’invio della delegazione di diplomatici che sbarca oggi in Ucraina.

Controffensiva e sovranità

In poco più di due mesi il clima sembra cambiato radicalmente, tanto che ora il tentativo di Pechino è benvenuto anche dall’amministrazione statunitense. In un’intervista al Washington Post del 3 maggio scorso, Antony Blinken ha parlato di una cooperazione Washington-Pechino per porre fine al conflitto in Ucraina, che potrebbe realizzarsi nell’ambito di una più generale distensione dei rapporti bilaterali. Secondo il segretario di stato Usa «è certamente possibile che la Cina abbia un ruolo da svolgere in questo sforzo, e questo potrebbe essere molto vantaggioso».

Per Washington e per Kiev un successo, almeno parziale, della controffensiva ucraina è però la precondizione per l’avvio della trattativa, che servirebbe a consolidare la riappropriazione di territorio ucraino. Sulla spinosa quanto centrale questione della sovranità e dell’integrità territoriale - difesa con le armi dagli ucraini e in linea di principio dal “piano di pace” cinese - Blinken ha sostenuto che qualsiasi sforzo per una pace durevole «non può ratificare l’occupazione di così tanto territorio ucraino da parte della Russia. E non vogliamo che serva alla Russia per riposare, rimontare e riattaccare sei mesi dopo o un anno dopo». Nell’amministrazione Biden c’è ormai chi, seguendo questo schema, vede la Cina come “unico garante della stabilità” di una simile riconquista, in quanto in grado di impedire di riprendere le ostilità alla Russia, un quasi-alleato la cui economia, per effetto della guerra, è diventata dipendente dalla Cina.

Le pressioni di Bruxelles

Mercoledì e giovedì della settimana scorsa, il responsabile della politica estera del partito comunista, Wang Yi, ha discusso anche di questo con il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, nel corso di una serie d’incontri a Vienna durati una decina di ore. In definitiva, si sta affermando quello che Wang ha rivendicato per l’ennesima volta con Sullivan, ovvero la pretesa di Pechino di mediare nonostante (forse ormai sarebbe più corretto dire “in conseguenza della”) partnership strategica onnicomprensiva consolidata negli ultimi dieci anni da Xi e Putin, della leva economico-politica che Pechino può esercitare nei confronti sia di Mosca, oltre che di Kiev.

L’iniziativa dell’inviato speciale Li Hui permette a Pechino di rispondere anche alle pressioni sempre più forti da parte dell’Unione Europea, il suo secondo partner commerciale. Venerdì scorso, l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue ha spiegato che l’iniziativa cinese «è importante per noi, perché non possiamo avere una buona relazione con la Cina se la Cina sostiene chiaramente la Russia». Josep Borrell ha aggiunto che «è molto importante che la Cina capisca che ciò che sta accadendo in Ucraina per noi costituisce una minaccia esistenziale e noi ci aspettiamo che la Cina usi il suo ruolo e le sue responsabilità. Se ciò non avverrà, la nostra relazione peggiorerà». Borrell ha chiarito che «abbiamo chiesto alla Cina di impegnarsi con l’Ucraina» e che la telefonata tra Xi e Zelensky «è stato il primo piccolo passo». «E questo inviato speciale è un altro passo verso la Cina che usa la sua influenza per fermare questa guerra».

© Riproduzione riservata