Si è conclusa la prima udienza presso la Corte internazionale di Giustizia all’Aja dopo che il Sudafrica aveva presentato una mozione contro Israele a fine dicembre. Davanti ai giudici, i rappresentanti del paesi hanno mostrato le prove raccolte per dimostrare che Israele ha violato la Convenzione sul Genocidio, varata nel 1948 e ratificata ormai da oltre 150 paesi.

«Nessun attacco armato contro il territorio di uno stato, non importa quanto sia serio, può fornire alcuna giustificazione per violare la Convenzione», ha detto il ministro della Giustizia, Ronald Lamola, dando il via all’udienza. Il Sudafrica ha accusato Israele di aver commesso «atti di genocidio», ma non solo. La retorica usata dal governo israeliano è «genocida».

L’avvocato Tembeka Ngcukaitobi ha mostrato il video in cui il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, incoraggiava l’esercito. «Ricorda ciò che Amalek vi ha fatto» è stata la giustificazione per l’uccisione dei civili a Gaza. Nonostante le accuse della comunità internazionale, il Sudafrica ha riconosciuto che l’accusa è «un atto grave» ma ha confermato che hanno provato a contattare Israele più volte, ricevendo però sempre un responso negativo.

I rappresentanti del Sudafrica hanno chiesto all’Aja delle «misure provvisorie», ormai urgenti, con lo scopo di tutelare la popolazione civile che sta pagando il prezzo più alto. Nel caso in cui si dovesse rifiutare, «tratterebbe i palestinesi in modo diverso, in quanto meno meritevoli di protezione rispetto ad altri». Lo ha detto uno degli avvocati ricordando altri interventi della Corte.

Il governo dell’Anp ha ringraziato il Sudafrica per il «passo coraggioso», manifestando delle critiche contro quei paesi che invece hanno usato il loro potere di veto per diventare complici di Israele. Anche Hamas ha fatto un appello alla Corte. «Chiediamo di non cedere ai dettami e alle pressioni dell’amministrazione statunitense», ha detto un esponente di Hamas via Telegram.

Risposta di Israele

Per venerdì è prevista la seconda udienza in cui Israele presenterà la sua versione. Il primo ministro israeliano ha accusato il Sudafrica di ipocrisia per il suo sostegno verso «i mostri». «Israele è accusato di genocidio mentre lo sta combattendo», è stato il suo commento.

Già nei giorni scorsi, Tel Aviv aveva espresso il suo dissenso alla mozione. «L’affermazione del Sudafrica non ha alcuna base fattuale e giuridica», ha detto il ministro degli Esteri accusando il Sudafrica di collaborare con Hamas. Dopo le accuse, il portavoce del ministero degli Esteri israeliano ha definito il Sudafrica «come il braccio legale di Hamas».

Anche il leader dell’opposizione, Yair Lapid, non ha risparmiato le critiche. «Non è Israele ad essere al processo oggi, ma l’integrità della comunità internazionale», ha detto in un video postato su X.

Reazioni internazionali

Il sostegno del Sudafrica verso alla popolazione palestinese ha causato una frattura della comunità internazionale, già divisa dall’inizio del conflitto. Al momento della presentazione della mozione, la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan era stata la prima a incoraggiare il passo sudafricano.

Ma non è rimasta la sola. Dopo un incontro con l’ambasciatore palestinese, il presidente brasiliano Lula ha diffuso un comunicato stampa per dichiarare il pieno sostegno all’iniziativa sudafricana. A seguire anche Bolivia, Malesia e l’Organizzazione della Conferenza Islamica.

«Il Cile non rimarrà indifferente alla situazione attuale e al dolore del popolo palestinese», ha detto la rappresentante permanente del paese presso le Nazioni unite, Paula Narváez. Il paese si unirà al Sudafrica presentando un’istanza alla Procura della Cpi. Dalla parte opposta, invece, si sono schierati gli Stati Uniti. «Israele ha il diritto di difendersi dagli atti terroristici di Hamas», ha detto il portavoce del dipartimento di Stato, Matt Miller. Anche la Germania si è espressa a favore del diritto di Israele all’autodifesa.

Austria e Repubblica Ceca sostengono Israele di fronte alle accuse di genocidio. «Il crimine dei crimini, le accuse di genocidio non dovrebbero mai essere prese alla leggera», hanno scritto il ministro austriaco e il primo ministro ceco.

Il conflitto

Mentre all’Aja si discuteva delle azioni israeliane nella Striscia di Gaza, la guerra non ha avuto pause. Gli attacchi israeliani si sono concentrati nel sud della Striscia causando la morte di almeno otto palestinesi, mentre 25 sono rimasti feriti vicino Khan Yunis.

Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, in visita a Khan Yunis, ha rilevato la presenza di molte truppe israeliane, ma che operano differenziando gli obiettivi. Lo Shin Bet, insieme alla polizia, ha sventato un tentativo di attacco a Gerusalemme Est. Due palestinesi sono stati arrestati per aver sostenuto «l’ideologia di Daesh».

Per la questione nel mar Rosso, il Consiglio di sicurezza ha approvato una risoluzione per porre fine agli attacchi del gruppo degli Houthi. Durante la visita del segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha ribadito che la soluzione verso uno stato palestinese sarebbe «il miglior modo per isolare ed emarginare l’Iran e i suoi delegati».

Un’aggressione americana «non rimarrà senza risposta», ha detto il leader dei ribelli, Abdul Malik al Houthi, in un programma televisivo.

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