Secondo il bilancio ufficiale, sono almeno 143 le persone uccise e più di un centinaio i feriti nell’attacco avvenuto venerdì nel centro commerciale Crocus, alla periferia di Mosca, dove un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro la folla. Per la Russia si tratta del più grave attentato dopo l’assalto alla scuola di Beslan, nel 2004, in cui morirono 334 persone.

In un discorso alla nazione, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che tutti gli esecutori dell’attentato sono stati catturati e ha affermato che il gruppo aveva complici in Ucraina. I terroristi, ha detto Puntin «hanno provato a fuggire e a raggiungere l’Ucraina, dove una “finestra” era stata preparata per loro». Putin ha definito l’attacco «un barbarico atto terroristico» e ha proclamato la giornata di oggi lutto nazionale. Dopo le parole di Putin, a Kiev crescono i timori per una possibile escalation militare, giustificata dalle accuse all’Ucraina.

La rivendicazione

Putin non ha specificato la nazionalità né l’ideologia dei sospetti catturati e non ha commentato la rivendicazione dell’attacco, arrivata ieri sera da parte del gruppo fondamentalista Isis. Il cosiddetto Stato islamico ha annunciato la sua responabilità per l’attacco con un messaggio sul canale Telegram della sua agenzia stampa, Amaq, ritenuta in genere molto affidabile dagli esperti. In un secondo comunicato pubblicato da Amaq, l’Isis ha diffuso una foto di quelli che sostiene essere i quattro attentatori, tutti mascherati.

Secondo l’intelligence degli Stati Uniti, a compiere l’attacco sarebbe stata l’Isis-Khorasan, un gruppo basato in Afghanistan. All’inizio di marzo, l’ambasciata americana a Mosca aveva diffuso un’allerta per un possibile attentato da parte di un gruppo fondamentalista sul territorio russo. Il presidente Putin aveva risposto all’avvertimento definendolo «un ricatto» dell’occidente. Ieri, fonti dell’intelligence Usa hanno detto all’agenzia Ap che l’informazione sul possibile attacco era stata condivisa negli ultimi giorni con i loro omologhi russi.

Nel frattempo, condanne per l’attacco sono arrivate da tutti i principali leader mondiali, compresa la prima ministra Giorgia Meloni, che ha parlato di «odioso attentato terroristico», parole di condanna e solidarietà con le famiglie delle vittime sono arrivate anche dalla Casa Bianca, dalla Nato e dall’Unione europea.

Gli arresti

Ieri mattina, il servizio di sicurezza interno russo Fsb ha annunciato l’arresto di quattro sospetti, che sostiene di aver fermato nella regione di Bryansk, mentre si dirigevano verso il confine ucraino. L’Fsb dice di aver arrestato altre sette persone legate all’attacco, ma non ha fatto i nomi delle persone affermate né fornito altri dettagli.

Sono stati invece canali Telegram legati a giornalisti vicini al Cremlino o alle forze di sicurezza a rilasciare video e altre informazioni sui sospetti. I quattro responsabili sarebbero tutti originari del Tajikistan, mentre circolano informazioni contrastanti sulla loro nazionalità, con alcuni canali che sostengono si tratti di cittadini russi naturalizzati.

Nei filmati pubblicati si vedono gli interrogatori di due sospettati, entrambi evidentemente sotto stress e con segni di ferite. I due ammettono la loro responsabilità e dicono di aver attaccato il centro commerciale dietro una promessa di un pagamento pari a circa 10mila euro da parte di alcuni individui non meglio precisati che li avrebbero contattati su Telegram.

Sui social sono circolati anche le fotografie dei passaporti di alcuni cittadini tajiki ritenuti responsabili. Il ministro dell’Interno del paese centroasiatico ha immediatamente smentito la notizia, affermando che i due cittadini in questioni si trovano in Tajikistan da mesi e hanno entrambi alibi credibili.

La pista ucraina

Le parole di Putin sul possibile coinvolgimento dell’Ucraina costituiscono una preoccupante anticipazione di quella che potrebbe diventare la versione ufficiale del Cremlino e delle sue possibili conseguenze in termini di escalation militare. Secondo la stampa indipendente russa, il governo avrebbe già dato istruzioni ai media pubblici e a quelli affiliati di sottolineare le possibili connessioni ucraine dei sospetti.

Ma le prove di una relazione tra il gruppo e l’Ucraina al momento sono quasi inesistenti. I media indipendenti russi sottolineano che il villaggio in cui sarebbero avvenuti gli arresti si trova a 16 chilometri dal confine con la Bielorussia e hanno notato che l’ambasciatore bielorusso ha rivendicato l’aiuto della polizia di confine del paese nel compiere gli arresti. Sembra quindi che fosse questo il paese dove intendevano fuggire, non l’Ucraina.

Putin a parlato di una «finestra» che sarebbe stata predisposta in Ucraina da individui anonimi per consentire la fuga del gruppo. Il confine tra i due paesi, però, è al momento una zona di guerra, con mine e presenza di postazioni militari da entrambi i lati. Al momento non esistono varchi che è possibile attraversare liberamente tra i due paesi.

Da parte sua, Kiev ha negato immediatamente qualsiasi coinvolgimento nell’attacco. Il portavoce del Gur, l’intelligence militare responsabile di numerosi attacchi sul territorio russo, ha accusato il Cremlino di aver inscenato l’attacco per incolpare il governo ucraino. Anche le milizie russe alleate dell’Ucraina, come la Legione della Russia libera, hanno negato il loro coinvolgimento.

Il timore degli ucraini è che il Cremlino utilizzi l’attacco per giustificare una nuova mobilitazione militare contro il paese. Da tempo, esperti e analisti suggeriscono che una nuova campagna di reclutamento è molto probabile, ma fino ad ora Putin ha evitato di fare ricorso a una misura ritenuta molto impopolare.

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