Martedì il presidente brasiliano, Inácio Lula da Silva, ha aperto il summit regionale sull’Amazzonia a Belém, in Brasile. «È una gioia accogliere i paesi amazzonici. Un incontro nel bel mezzo della crisi climatica: ecco perché ho annunciato questo vertice ancor prima di assumere il mio terzo mandato. Riconcilieremo la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico sostenibile», ha detto Lula.

Per la prima volta in quattordici anni, i presidenti dei paesi sudamericani che ospitano la foresta amazzonica si riuniscono per «tracciare un percorso comune per la protezione della bioregione e per affrontare la criminalità organizzata». Il vertice dell’8 e 9 agosto è una riunione dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica, un’alleanza che in 45 anni si è riunita solo tre volte.

L’Amazzonia si estende su un’area grande due volte l’India e due terzi della foresta si trovano in Brasile. Condividono il terzo rimanente altri sette paesi – Colombia, Perù, Venezuela, Bolivia, Guyana, Suriname, Ecuador – e il territorio della Guyana francese. Al vertice partecipano i presidenti di tutti i paesi tranne Ecuador, Suriname e Venezuela.

Le proposte

Lula ha confermato che il Brasile è aperto alla collaborazione delle nazioni più ricche per difendere il polmone del pianeta, ma ha anche ribadito che occorre un ingente contributo in denaro se si vuole combattere il cambiamento climatico. I paesi sviluppati «hanno promesso di distribuire cento miliardi di dollari, ma stiamo ancora aspettando quei soldi», ha detto l’ex sindacalista.

Nei piani di Lula questo “blocco amazzonico” dovrebbe evolversi e presentarsi compatto ad appuntamenti come la Cop: la 30esima Conferenza Onu sui cambiamenti climatici si terrà proprio a Belém nel 2025. Finora il risultato raggiunto è stata la ratifica individuale degli accordi di Parigi e la promessa di abbattere, nei prossimi decenni, le emissioni di carbonio.

Il comunicato finale dell’incontro traccerà le strategie per limitare la deforestazione e finanziare lo sviluppo sostenibile. Sarebbe inoltre prevista la creazione di un corpo di polizia a Manaus, con la missione di arginare i danni ambientali provocati da miniere non autorizzate e altre pratiche illegali.

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