In un’intervista a Univision il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha espresso parole dure contro il suo alleato israeliano. «Ho parlato con tutti, dai sauditi ai giordani agli egiziani. Sono pronti. Ritengo che non ci siano scuse per non fornire medicine e cibo», ha detto. «Il premier israeliano sta facendo un errore, e io non sono d’accordo con il suo approccio sul conflitto. È scandaloso che le auto degli operatori umanitari siano state colpite dai droni. Chiedo a Netanyahu di accettare una tregua di 6-8- settimane con un totale accesso alle medicine e al cibo nella Striscia», ha proseguito l’inquilino della Casa Bianca che poi ha aggiunto: «Stiamo ancora negoziando il cessate il fuoco» a Gaza.

Intanto Hamas ha affermato che al momento non è in grado di identificare e rintracciare i 40 ostaggi israeliani necessari per la prima fase dell’accordo di cessate il fuoco. Lo riporta la Cnn che cita un funzionario israeliano, sollevando il timore che possano essere morti più ostaggi di quanti siano pubblicamente noti. L’accordo prevedrebbe che, durante una prima pausa di sei settimane nei combattimenti, Hamas dovrebbe rilasciare 40 degli ostaggi rimanenti, comprese tutte le donne, nonché uomini malati e anziani. In cambio, centinaia di prigionieri palestinesi sarebbero rilasciati dalle carceri israeliane.

Rapporti da Gaza hanno segnalato che tre figli del capo politico di Hamas all’estero Ismail Haniyeh sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano a Gaza Nord. Si tratta di un attacco su un’auto che ha coinvolto anche tre nipoti del capo di Hamas. «L’uccisione dei miei figli non influenzerà le richieste di Hamas sul cessate il fuoco», ha detto Ismail Haniyeh che poco prima aveva confermato l’uccisione di tre dei suoi figli in un raid israeliano. In precedenza una fonte israeliana, citata da Haaretz, aveva sostenuto che l’attacco a Gaza avrebbe potuto far deragliare le trattative al Cairo.

Khamenei: «Israele sarà punito per attacco al consolato». Durante un sermone per la preghiera dell’Eid al Fitr nella grande moschea di Teheran, la guida suprema Ali Khamenei, ha detto che «Israele deve essere punito e sarà punito» per l’attacco contro il consolato iraniano di Damasco avvenuto lo scorso 1° aprile. «Gli stati occidentali, in particolare i governi tirannici e arroganti degli Stati Uniti e del Regno Unito, hanno sempre fornito qualsiasi tipo di sostegno e aiuto al regime usurpatore sionista, anche negli organismi internazionali», ha aggiunto Khamenei, citato dalla tv statale. «Anche questa volta hanno sostenuto il regime durante la guerra di Gaza e non hanno contribuito a porre fine alla catastrofe nell’enclave».

Gantz risponde a Teheran

«Chiunque ci attacchi nel nostro territorio, sarà attaccato nel suo con una risposta potente», ha detto il ministro della difesa Yoav Gallant riferendosi alle minacce del leader dell’Iran Alì Khamenei. «In questa guerra», ha spiegato Gallant, «siamo stati attaccati da più di un fronte, da differenti direzioni. Ognuno che provi a colpirci troverà una forte difesa». Gallant aveva anche smentito Netanyahu nel senso che non ci sarebbe una data per l’invasione di Rafah, ma subito dopo è ricominciato il rimpallo politico. «Le forze armate israeliane entreranno a Rafah e torneranno a operare a Khan Younis», ha affermato Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra israeliano, assicurando che la libertà operativa dello Stato ebraico nella Striscia sarà mantenuta.

Intanto la Statale sospende un accordo con università israeliana. L’Università degli Studi di Milano ha sospeso l’accordo di collaborazione con l’Università israeliana di Ariel, in Cisgiordania: ne danno notizia i Giovani Palestinesi e lo conferma la stessa università, spiegando però che la sospensione è stata formalizzata cinque mesi fa, a fine del 2023, dopo una lunga istruttoria passata per la comunità accademica e il senato accademico. Il problema sollevato dall’ateneo milanese è che l’Università Ariel è collocata in un territorio della Cisgiordania.

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