Il “Sud globale” tenta la sortita contro il “dominio occidentale” riunendosi a Johannesburg al vertice annuale dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) dal 22 al 23 agosto. E sebbene non abbia ancora la capacità di capovolgere gli equilibri in atto cercherà di scuotere l’albero dei rapporti di forza internazionali sperando che qualche mela cada.

Bocche cucite a Pretoria sul programma del vertice che si tiene quest’anno in presenza dopo quello di Pechino l’anno scorso tenuto a distanza, ma secondo alcune indiscrezioni l'apertura del gruppo a nuovi paesi è un elemento significativo dell'agenda. Pretoria ha fatto trapelare nei giorni scorsi che circa 20 paesi hanno presentato domanda di adesione e altri 20 espresso interesse ad aderire al gruppo. Potenze agricole come l’Argentina, o petrolifere come Iran e Arabia Saudita, oltre al Bangladesh sono tra i paesi in lista d’attesa. In Africa si contano anche l’Algeria, l’Egitto e l’Etiopia.

Il gruppo dei 5 è molto diviso al suo interno e la Cina, la potenza egemone del gruppo, sta attraversando un momento difficile. La banca centrale cinese ha tagliato i tassi a un anno e la Borsa di Hong Kong ha rimosso dal listino lo sviluppatore Country Garden per i troppi debiti mentre la sua economia è in deflazione. La Russia, sotto sanzioni, ha bisogno di uscire dall’isolamento diplomatico in cui si è cacciata. Pretoria, che non ha condannato la Russia dopo l’invasione ucraina, ha partecipato a manovre navali congiunte con russi e cinesi. L’Africa è diventata una nuova terra di confronto tra le potenze globali, ancora più dopo il colpo di stato in Niger che ha spodestato il presidente filo-occidentale, Mohamed Bazoum la cui sorte si fa sempre più difficile. Il vertice, il cui tema è "I Brics e l'Africa", vuole cambiare l'attuale sistema multilaterale. Ce la faranno? Sono in molti a ritenere che i Brics non siano affatto in grado di imporre una nuova forma di multilateralismo alternativo in questa fase. Restano un forum alternativo all’Occidente ma senza i mezzi per cambiare gli equilibri geo-politici.

La valuta e Lula

Al meeting ci sarà il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva oltre al leader sudafricano, Cyril Ramaphosa. Inoltre saranno presenti il presidente cinese Xi Jinping, e il primo ministro indiano Narendra Modi. Il russo Vladimir Putin si collegherà invece da remoto poiché in Sudafrica rischierebbe di essere arrestato per l'invasione dell'Ucraina e sarà sostituito dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov.

Come ha anticipato lui stesso sui social il presidente brasiliano, Lula, riproporrà l'uso di una moneta comune tra i paesi membri del Brics. Una vecchia idea di Brasilia la cui economia sta avendo un momento positivo. Questa valuta «consentirà maggiori scambi tra paesi come il Brasile e il Sudafrica senza dipendere dalla valuta di un paese terzo» ha affermato il leader progressista riferendosi al dollaro. «La cooperazione tra i paesi del sud del mondo è essenziale per affrontare le disuguaglianze, la crisi climatica e per un mondo più equilibrato ed equo» ha aggiunto Lula, che vorrebbe incorporare nei Brics, tra le altre nazioni, Arabia Saudita e Argentina, mostrandosi inoltre favorevole anche all'ingresso dell'Iran degli Ayatollah.

Cripto moneta

Fantasie valutarie? Secondo il co-fondatore di Rich Dad Company, Robert Kiyosaki, il lancio di una moneta comune da parte dei Brics potrebbe significare il crollo del dollaro. Negli ultimi giorni si sono susseguite le voci sul lancio di una nuova valuta lastricata in oro da parte dei Brics. Secondo alcune indiscrezioni, potrebbe chiamarsi R5, dalle iniziali delle cinque valute del gruppo (real, rublo, rupia, renminbi e rand). La maggioranza degli economisti, però, è molto scettica sul progetto.

Il peso economico dei Brics

Oggi i Brics pesano per il 23 per cento del Pil mondiale e il 42 per cento della popolazione globale. Il blocco si riunisce una volta all'anno. L'obiettivo di questi vertici è far pesare la propria opinione rispetto agli Stati Uniti o all'Ue. Questo "Sud Globale" vorrebbe modificare l’equilibrio disegnato nel secondo dopoguerra a Bretton Woods e modificare le organizzazioni come la Banca Mondiale e il Fmi. Uno dei fattori di attrazione è la creazione da parte dei Brics di una New Development Bank (Ndb) la cui ambizione è quella di offrire un'alternativa alla Banca Mondiale e al Fmi. La banca, con sede a Shanghai, ha investito 30 miliardi di dollari dal 2015, in infrastrutture e progetti di sviluppo negli Stati membri e nelle economie in via di sviluppo. L’Argentina, sempre ai ferri corti, con il Fmi per il rimborso dei debiti potrebbe avere un creditore alternativo e meno severo. Il Venezuela e l’Iran potrebbero evitare più agevolmente le sanzioni occidentali.

Il Brasile e la Cina hanno concluso un accordo bilaterale all'inizio dell'anno per regolare i loro scambi nelle loro valute locali. I Brics hanno annunciato il mese scorso la volontà di creare una propria classifica internazionale delle università, durante un vertice dei ministri dell'istruzione in Sudafrica. Mosca ritiene che le università russe siano escluse da alcune classifiche internazionali per motivi politici. Senza contare che il Partito Comunista Cinese sta insegnando ai leader africani la sua forma di governo alternativa alla democrazia liberale nella sua prima scuola di formazione all'estero a Dar es Salaam in Tanzania. È la prova che Pechino sta esportando il suo modello autoritario di governo in Africa nell’intento di sfidare l'ordine occidentale.

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