La California non è nuova agli eventi climatici estremi: nel decennio scorso, è stata afflitta da una pesante siccità che è durata più di cinque anni e che ha costretto lo stato a provvedimenti radicali per conservare più acqua possibile.

In questi giorni invece la costa, quasi nella sua interezza, da San Luis Obispo fino a San Diego, vicino al confine messicano, deve affrontare delle potenti tempeste di pioggia gelata e di conseguenti alluvioni, abbinati a un mare fortemente agitato che sta colpendo con violenza spiagge, scogliere e porti. La California, si dice, è abituata a questo. Da anni però gli esperti si chiedono quanto queste condizioni meteorologiche estreme possano far durare la fama del Golden State come stato dov’è desiderabile vivere. Infatti, questi eventi durano tutto l’anno e in tutte le zone: lo scioglimento delle nevi della Sierra Nevada provoca eventi alluvionali nelle zone interne, mentre le ondate di calore estivo sono un prodromo agli incendi nel primo autunno a cui seguono le bombe d’acque. Infine, rimane alto il rischio di terremoti nella faglia di San Francisco. La classe politica locale, guidata dall’ambizioso governatore Gavin Newsom e quasi tutta in quota dem, è compatta nell’affermare che queste calamità naturali sempre più frequenti sono causate dal cambiamento climatico causato dall’uomo e che quindi bisogna affrontare quest’emergenza accelerando sul pedale della transizione climatica. Perché, se i sondaggi rivelano che lo stato rimane alto nelle preferenze di chi si deve trasferire per motivi di lavoro o semplicemente per chi fa turismo, non si può dire che il clima sia ospitale per il settore agricolo. Secondo uno studio pubblicato dall’ong ambientalista Enviromental Working Group, negli ultimi venti anni le assicurazioni hanno dovuto compensare ben tre miliardi di dollari ai coltivatori per la perdita dei loro raccolti dovuta agli eventi atmosferici. Una situazione non ottima che mette a rischio quello che veniva considerato “l’orto d’America”.

Una situazione che però testimonia come il Golden State, che nel secondo dopoguerra ha rappresentato la terra promessa di decine di migliaia di giovani americani, è diventato un territorio difficile da gestire con grandi rischi da affrontare. A cominciare da una scarsità di alloggi che nella zona di San Francisco e della Silicon Valley ha raggiunto livelli parossistici, con bilocali affittati a 3500 dollari al mese e soluzioni fantasiose per chi non se li può permettere, come studentati o camper in cui vivere tutto l’anno. Per chi invece ha redditi decisamente superiori alla media, la California continua a essere un posto molto ospitale: secondo il Bloomberg Billionaires Index, nel 2023 si sono spostati in California moltissimi superricchi, portando sulla West Coast circa 270 miliardi di dollari di patrimonio suddiviso tra 116mila persone. Facendo una media approssimativa, abbiamo una cifra di poco meno di 2 milioni e 500 mila dollari a persona. Nell’ultimo decennio, rivelano le carte del Dipartimento statale delle finanze, i contribuenti milionari che hanno scelto di vivere nello stato più popoloso d’America sono aumentati del 158 per cento in dieci anni.

Disuguaglianze

Se saliamo ancora di livello, vediamo che nella classifica delle 400 persone più ricche del mondo stilata dal magazine Forbes ci sono ben ottanta residenti in California. Ovviamente nessun’altro stato americano può vantare una simile quota di super ricchi. Dati che in teoria sorprendono, visto che lo stato, governato da una sorta di monopartito dem a tutti i livelli, con un partito repubblicano ultraminoritario ridotto a eleggere un pugno di deputati a Washington, dovrebbe essere un laboratorio delle più avanzate politiche sociali.

Eppure, queste non riescono ad esempio a costruire più case in zone accoglienti e ben servite, spesso per l’opposizione dei residenti: non è un caso che il movimento Nimby, nato negli anni ’80 in opposizione alle centrali nucleari, qui sia prosperato anche per tenere alla larga le persone con un reddito basso anche attraverso l’opposizione a nuove opere di trasporto pubblico. Un esempio su tutti: Fair Oaks, sobborgo di Sacramento dove risiede il governatore Newsom, ha rifiutato più volte di collegarsi alla rete della metropolitana leggera che connette altre cittadine nei dintorni della capitale californiana.

Una distanza tra due mondi, quello di chi fatica a pagare all’affitto e quello di chi invece non ha questo problema neppure lontanamente, che non potrebbe essere più larga. Certo non aiuta il fatto che, mentre i milionari possono implementare protezioni tech per queste eventi climatici estremi, chi non lo può fare spesso preferisce trasferirsi di vivere altrove, scelta condivisa da 75mila persone nel 2023.

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